Tempi strani, tempi bastardi, tempi di uomini dalle grandi bocche, tempi in cui le chiacchiere sono diventate virtù; tempi di democrazie talmente consolidate che i governanti si autoeleggono e coloro che dovrebbero rappresentare intere nazioni per il bene del potere o di una poltrona dicono o rinnegano tutto e il contrario di tutto; tempi di disgregazione sociale; tempi in cui avvinghiarsi con le unghia ed i denti a  valori e/o sentimenti intrinsechi in ciascun individuo può rendere sopportabile la triste monotonia o le difficoltà della vita quotidiana.

Giò Vescovi - foto Cmp Agency

Giò Vescovi – foto Cmp Agency

Tra questi sicuramente ci sono il ricordo sempre vivo e l’amore di una madre per un figlio prematuramente scomparso, e la lealtà di amici che a distanza di anni vengono ancora a rendere omaggio con la forza che ciascuno di loro possiede. Parte così la 13a edizione del “Marco Fiume Blues Passion”, con un programma insolito, la prima serata il 21 luglio e la seconda il 02 agosto, sempre nella magnifica location del Ristorante Pascià a Rossano (CS) all’ombra di maestosi pini secolari, anche loro attori per nulla secondari delle serate di abbinamento di musica e gastronomia.

Caldo torrido anche nell’ombra della sera con l’apertura affidata alla navigata formazione di Giò Vescovi Quintet, in possesso di un repertorio che ripercorre i classici del blues rurale e del Chicago Blues con incursioni r&r e soul, che, forse a causa delle alte temperature, sviluppa uno spettacolo abbastanza di routine.

Delta Moon - foto Cmp Agency

Delta Moon – foto Cmp Agency

Di ben altro spessore la band di chiusura della prima serata, i Delta Moon, band di Atlanta, Georgia, nata su ispirazione del magistrale intreccio delle chitarre slide suonate da Tom Gray (lap steel) e Mark Johnson (bottleneck guitar), i quali ampliano quel sound che ha venduto numerosissimi dischi ed ha permesso loro di suonare per migliaia di fans in tutto il mondo negli ultimi anni. Con uno spettacolo dal vivo secondo a nessuno, le chitarre dei Delta Moon trasportano il pubblico nel cuore del profondo Sud degli Stati Uniti, dove il sinuoso blues del Mississippi incontra i boschi lussureggianti dei monti Appalachi. La loro musica fatta da accordi semplici e accattivanti, giri armonici lineari ma molto orecchiabili e coinvolgenti, è una potente miscela di personalità e suoni con i due leader che si rincorrono, si raggiungono, si uniscono in un abbraccio musicale continuando ancora oggi a dimostrare il perché sono probabilmente il miglior “guitar tandem” in circolazione.

Quasi due settimane di riflessioni e ritorna la seconda e ultima serata con l’introduzione data dalla proiezione di uno struggente cortometraggio “The Bloomed Blue River” sulla vita, le amicizie e le collaborazioni musicali americane del nostro Marco, per un omaggio alla sua passione per il blues, per lasciare poi i riflettori ad una giovane artista italo americana, Gina Sicilia; considerata astro nascente della scena blues mondiale fin dal suo esordio del 2007.

Gina Sicilia - foto Cmp Agency

Gina Sicilia – foto Cmp Agency

Quasi nostra compaesana, i genitori emigrarono negli States negli anni ’60 da un paese a noi limitrofo e che per l’occasione le dà un doveroso tributo con una folta rappresentanza, tra i presenti anche l’anziana nonna. Nativa di Philadelphia ma residente a Nashville, dimostra di essere una delle “penne” più attive e prolifiche della sua generazione sfornando già numerosi CD, di cui la quasi totalità dei brani autografi. La voce di Gina è grintosa e decisa, dimostrando consapevolezza del suo ruolo e buona presenza scenica. Il concerto è un mix di più generi fusi insieme in quella che i critici definirebbero roots music. C’è un po’ di tutto nelle canzoni di Gina; blues, pop, soul, rhythm & blues e jazz. Si fa ascoltare bene e risulta anche piacevole con brani coinvolgenti, ritmati e scelti accuratamente, ma è nelle ballate, che sono forse i momenti prediletti dall’artista, che appare evidente un sincero e doveroso tributo alla capitale della country music che la ospita, la vede crescere e la ispira. I puristi storceranno un po’ il naso; ma sicuramente questo rappresenta una parentesi di una giovane artista che è solo agli inizi e in cerca di un suo percorso nella sua avventura musicale. Bella anche la versione dell’hit di Tina Turner e portata al successo da Etta James nel ’61 “Don’t Cry Baby”, in cui si apprezza anche il lavoro sempre molto ben calibrato e solido della band che la accompagna.

Magistralmente maltrattata la Fender vintage dalla quale il giovane chitarrista Derek Josef Toa tira fuori ottimi accordi di accompagnamento e parti soliste. Il tocco sulla sei corde è misurato e sostenuto, il supporto ritmico è ben rodato e mette in mostra tutte le qualità della navigata band, senza mai diventare pesante all’ascolto o stancare il pubblico. Gina ha tutte le carte in regola per ritagliarsi uno spazio nel panorama blues odierno, non per nulla la rivista specializzata “Jazz Review” l’ha definita la migliore cantante blues della scena musicale odierna, ma l’indubbio talento va chiaramente guidato e fatto crescere, in particolare dal punto di vista espressivo, più che tecnico, e se ne sentirà sicuramente parlare ancora.

Raffaele Ippolito

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