Il raggiungimento di un traguardo importante. Ventesima edizione del Trasimeno Blues Festival, tra gli eventi del settore più attesi e seguiti dagli appassionati di tutta Italia. La sua collocazione in una zona turistica come il lago Trasimeno gli ha permesso in questi anni di essere conosciuto e ammirato anche al di fuori dei confini nazionali. Il Trasimeno Blues Festival è una kermesse itinerante che abbraccia le località più note della zona lacustre, ma il periodo economicamente instabile che stanno vivendo le amministrazioni comunali ha conseguentemente colpito anche lo svolgimento della rassegna in alcuni luoghi storici, ridimensionando questa che doveva essere, al contrario, un’edizione speciale. Solo la forte volontà del suo creatore, Gianluca Di Maggio ha permesso al festival di essere raccontato anche in questo 2016.

 

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Foto di Simone Bargelli

In verità una piccola novità c’è rispetto alle passate edizioni ed è quella del blues brunch, svoltosi con tre appuntamenti all’Onda Road Restaurant di Passignano, proponendo degustazioni di prodotti locali a km 0 associati a buona musica. The Dynamics, hanno finalmente aperto le danze, giovedì 21 sul lungo lago di San Feliciano; dico finalmente, perché in realtà dovevano già essere presenti nell’edizione passata ma, per cause indipendenti dal festival, la data del 2015 era stata cancellata all’ultimo momento; era quindi inevitabile invitare di nuovo la band francese. Set piacevole, costruito su matrici soul e ritmi reggae, dove spicca la voce e la presenza femminile di Mounam. I suoni particolarmente legati ad una scena dub-soul di ultima generazione invitano molto al movimento del corpo lasciando scontenti forse chi ha una predisposizione maggiore per l’ascolto, concezione diversa da chi è invece abituato a ballare; in questo caso hanno gioito i ballerini. L’Onda Road ha ospitato la seconda serata con James & Black Soultet, duo proveniente da Austin, Texas, coadiuvato da basso e chitarra di casa nostra. Il sound proposto, in un locale gremito, si è concentrato in una melodia, anche qui, nu-soul con richiami ai vari colori di New Orleans, funk e gospel su tutti; ma dai toni più patinati e più legati all’ascolto, rispetto alla sera precedente. Un mix abbastanza originale dove emergono le voci dei due protagonisti, voci intense dalle caratteristiche opposte ed è questa la prospettiva più interessante.

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Foto di Simone Bargelli

Quello di Billy Branch, sabato 23, è un ritorno al festival lacustre, era già stato alla Rocca di Castiglione nel 2011. Accompagnato da un quintetto italo-franco, presenta il suo tradizionale suono di Chicago influenzato soprattutto dal funk. In verità la prima parte del set risulta abbastanza debole, migliorando quando sul palco sale proprio Branch. Il tono dell’armonica di Billy è sempre buono e convincente, una garanzia; delude un po’ nel repertorio proposto, soliti classici della Windy City fatti e rifatti, in uno show un po’ stereotipato; “Messin’ With The Kid”, “Help Me” ect; il pubblico comunque sembra apprezzare. La nottata è poi continuata all’Onda Road, dove alle 24 circa si è esibito il duo di Mora & Bronski, all’anagrafe Fabio Mora e Fabio Ferraboschi. Il loro è un bello e intenso viaggio tra la musica e la tradizione americana, brillantemente rivisitata, intervallata da qualche interessante originale di loro penna. L’ottima vocalità di Mora e l’accompagnamento della chitarra di Bronski riescono a creare affascinanti sensazioni, costruendo un ambiente limpido e intimo sulle note di brani storici tra i quali piacciono citare “Down By The River Side” e “Another Man Done Gone” di Johnny Cash. Cancellata, causa maltempo, la performance di Nkem Favour Blues Band, sul lungo lago di Castiglione domenica 24, c’è stato qualcosa di magico nella serata di martedì 26 Luglio a Tuoro, presso parco Il Sodo; qualcosa che difficilmente si può spiegare a parole, un’atmosfera unica, quasi perfetta. Il pubblico, le note di Luca Giordano e la sua band, una garanzia assoluta, l’esplosività, l’energia e il mestiere del sax di Gordon Beadle e soprattutto la loquacità di una persona per bene.

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Foto di Simone Bargelli

Una persona come Toni Lynn Washington che con classe, tranquillità e quell’eleganza tipica di altre generazioni; una voce non potentissima ma ammaliante, una personalità maestosa e semplice ha condotto uno dei migliori set di questa 20esima edizione. Funk, rhythm & blues, soul e blues, i ritmi che hanno accompagnato una folla entusiasta e soddisfatta; musicisti che seppur alla prima uscita del tour hanno dimostrato professionalità e maestria invidiabili, cimentandosi in uno show praticamente impeccabile. Giovedì 28, il palco della Darsena Live Music ha ospitato ancora una volta la Betta Blues Society di Elisabetta Maulo, veri e propri amici del festival dato le innumerevoli partecipazioni passate. La band toscana, tra le più interessanti del nostro panorama, ha deliziato con la loro singolare brillante formula di riproposizione del blues prebellico, tra classici e originali dimostrando di essere veramente sulla cresta dell’onda e in continua evoluzione. Nello stesso periodo si trovano in studio per la registrazione di “Let Them Out”, nuova opera d’inediti che presto prenderà luce e consacrerà Elisabetta come una delle più belle voci di casa nostra. Un festival, quello di quest’anno, che ha visto una consistente presenza di blues women. Diva del blues viene chiamata e questo appellativo le calza a pennello, lo si capisce quando sale sul palco della Rocca di Castiglione la bellissima Shakura S’Aida, venerdì 29.

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Foto di Simone Bargelli

Una presenza affascinate che con bravura e tanta maestria cattura l’attenzione dei presenti attraverso un blues ricco di contaminazione, che già otto anni prima la manifestazione aveva avuto modo di ascoltare quando ancora non notissima S’Aida era stata ospite a Paciano insieme alla Morblus Band di Roberto Morbioli. Sono i brani originali quelli che convincono di più, quelli dove il rock e il soul hanno un ruolo importante; la presenza scenica di Shakura e la vocalità prorompente fanno il resto. Un set coinvolgente ed elettrizzante che ricorderemo soprattutto per la performance dell’intensa “Rain Down Rain” di Big Maybelle e dell’originale “Time”; brani dalla natura opposta che riassumono perfettamente lo show della cantante di Brooklyn. Tito Esposito insieme alla sua band ha poi proseguito la lunga nottata alla Darsena. Compositore e cantante, Tito offre uno spettacolo agganciato alla tradizione rurale, con chiari riferimenti alla scena di Atlanta. Musicista umbro di adozione, si sta facendo conoscere a livello locale per le sue numerose performance dove si nota una buona verve creativa; è la parte originale quella più interessante anche grazie alla contaminazione di altri generi. Esposito è ancora alla costante ricerca del suo blues e anche che si notano alcune “mancanze vocali”, piace sottolineare come riesca a sopperire con un sound ricco di sfumature. L’essenza, la storia del blues italiano chiude la 20edima edizione del Trasimeno Blues, con l’energia scoppiettante e senza fine che l’ha sempre caratterizzati e continua a stupire, perché ogni volta incontriamo la Treves Blues Band le emozioni sono positive e l’esperienza unica.

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Foto di Simone Bargelli

È proprio questo che stupisce oltre alla qualità consolidata dei singoli che insieme forgiano un qualcosa di alchemico; forse alcuni lo potrebbero definire mestiere, ma noi no, perché dietro ogni nota c’è chi ha dedicato una vita intera allo studio e alla passione per questa cultura. Ripercorrendo il repertorio dei grandi del blues e non solo, il tocco inconfondibile della Treves dovrebbe essere il giusto esempio per chi, oggi voglia intraprendere questa difficile professione, anche se chiamarla tale sembra riduttivo. “Just Your Fool”, “Let Me Love You Baby”, “I Can’t Be Satisfied” sono solo alcuni dei tanti tasselli inglobati in quello che chiamarlo concerto non sarebbe appropriato, perché stare con la Treves Blues Band è un’esperienza, un viaggio, una festa e un insegnamento. Per chi ancora aveva voglia di musica, la serata è continuata alla Darsena con i groove incessanti del funk di Primo Nelson, dall’attuale scena britannica. Come ogni anno, gli eventi sono stati numerosi e alcuni ce li siamo persi. Hanno partecipato anche; Little Blue Slim Trio, Angelo “Leadbelly” Rossi, Gabriel Delta, River Blonde, JM. Tempo di bilanci per il Trasimeno Blues, bilanci totalmente positivi. Pensare che questa edizione potrebbe essere l’ultima ci riempie di tristezza. Come spesso accade a fare le spese di certi errori passati è la cultura; quella cultura sulla quale dovrebbe basarsi la costruzione di una società migliore e che invece viene considerata sempre fanalino di coda e primo punto da “tagliare”; quella cultura che in questi venti anni ha fatto conoscere questi splendidi luoghi, i suoi prodotti i sapori e la sua gente. Perdonate il nostro sfogo, ma solo immaginare di non poter essere più partecipi di questa avventura, non rende più poveri solo noi ma tutto il territorio che l’ha reso protagonista.

Simone Bargelli

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