Piccola premessa
Inevitabile non trattare solo di blues nel nostro nuovo racconto di UJ, anche se quella madre alla quale tutte le musiche moderne debbono qualcosa si ripresenta puntuale ad ogni edizione, in forme diverse, a volte complesse ma sempre parte fondante della natura di molti musicisti presenti.
IL FESTIVAL
Una pioggia ben augurante ha accompagnato il pomeriggio di apertura di Umbria Jazz 2019. In questi casi si è soliti dire; festival bagnato, festival fortunato…a differenza di altre volte, non è una banalità, ma una previsione azzeccata. Affluenza sempre costante, riapertura di palchi storici da tempo assenti (San Francesco al prato), collocazione di nuovi spazi (via della Viola) nonché rassegne incorporate, UJ4 Kids (progetto educativo creativo dedicato ai bambini) in primis. In poche parole tra le edizioni più “ricche” e “futuribili” di questi recenti anni. Evitiamo, per non annoiarvi, i soliti numeri… che sono esorbitanti per concerti, artisti, eventi e workshop correlati e andiamo direttamente al dna di questa dieci giorni… la musica. Certo, di cambiamenti negli anni ce ne sono stati, non solo perché Umbria Jazz ha allargato i suoi orizzonti (per alcuni in modo troppo popolare) ma è cambiata la società con i suoi modi di comunicare e interagire. Allo staff di UJ va riconosciuto il merito di aver saputo adeguarsi ai tempi, spesso anticipandoli e soprattutto promuovere un territorio dalle potenzialità importanti, rischiando a volte, ma sempre preoccupandosi di mantenere viva quella qualità che ha contraddistinto la kermesse fin dal ‘73, anno della sua nascita. Oggi Perugia e Umbria Jazz sono una realtà di fama globale che continuano a crescere con le sue numerose edizioni e proposte, winter, spring, summer e non solo.