alexis suter

Sul sito di Alexis Suter, cantante newyorkina di 60 e passa anni, c’e’ un’efficace descrizione dello stile della sua band: blues, soul-blues, rock, funk-blues, rollicking American roots music. Praticamente non c’è  Jazz, però meglio aggiungere il Gospel perche’ Suter viene da quel background.  Un buon mix per un concerto dal vivo ma molto, forse troppo, su disco dove si  perde la direzione artistica, dove si rischia la collezione di canzoni che piacciono ai musicisti ma che restano molto diverse tra loro. C’è un dettaglio curioso nella carriera della Suter: nel 1990 ha scritto e cantato un pezzo house “Slam me baby” dai contenuti pornografici.

Nel 2005 entra nella cerchia dei musicisti vicini al compianto Levon Helm, incontro prolifico che portera’ ad un album “Alexis P Suter Band Live at the Midnight Ramble”.  Questo “Just stay high” (Nola Blue) dovrebbe essere il suo settimo album, solido rock-blues dove spicca il canto poderoso di Alexis Suter, con un paio di ballate tra soul e gospel che sono di gran lunga i momenti migliori. Lo zenith di questo disco e’ in effetti “A song For you” di Leon Russell, una ballata dove Suter e’ assolutamente straordinaria, un po’ come fece Freddie King con “Help me Through the day” del medesimo Russell.

Sulla stessa falsariga “Piece of clay”, altra ballata notevole mentre “Just stay High” suona un filo scontata, come la divertente “Some people”.  In “God gave me the Blues” e “Be on your way” scritti dal chitarrista Jimmy Bennett, davvero bravo, siamo dalle parti del miglior Gary Moore. Il resto e’ Americana, dove emergono in buona misura le influenze lasciate da Levon Helm.  Band molto compatta, nei migliori standard americani, anche se il risultato complessivo e’ un sound talvolta poco originale.

Luca Lupoli

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