Dopo aver scoperto la Zac Schulze Gang nel suo esordio discografico dal vivo, Live and Loud, presentiamo volentieri il debutto in studio con “Straight to It“, che si presenta come un ulteriore passo in avanti nella promettente carriera del trio: lo stile energico, crudo e diretto che coinvolge immediatamente l’ascoltatore è sostenuto dall’abilità tecnica del leader, affiancato dal fratello Ben alla batteria e dal bassista Ant Greenwell.
La loro forza espressiva si esprime fin dall’apertura di “The Rocker”, un rock più hard che blues, il cui riff decisamente pesante sembra dare fin da subito il tono dell’album. Altre tracce regalano infatti momenti di questo tipo, come in “Damaged Man” o nella velocissima “High Roller”, che in certi frangenti sembra sfiorare fraseggi punk, piuttosto che in “Betterland” che si fa quasi ricordare come un inno rock, con le sue atmosfere di grande effetto.
Gli assoli di Zac sono sempre incisivi, con passaggi di chitarra veloci e precisi, sostenuti dai ritmi travolgente della sua Gang: non manca neppure il riferimento alle radici blues, specialmente in brani quali “I Won’t Do This Anymore”, dove l’inserimento dell’armonica di Nigel Feist richiama la tradizione ma lascia spazio a una modernità più tagliente. In “Running Dry” cogliamo uno slancio dominato dalla chitarra incalzante di Zac (e dalla birra, come emerge dal video relativo) che esprime una sorta di irrequietudine, che subito dopo si trasforma in quella malinconia velata di “Angeline”, pregevole ballad.
“Back Again” ha un altro riff particolarmente orecchiabile, sapendosi muovere fra il rock blues più estremo e innesti capaci di rallentare il ritmo senza calare la tensione: l’inserimento dell’hammond in “Turning to Stone” aggiunge quel tocco funky che non guasta affatto, confermando la versatilità della band, che regala quelle sonorità british degli anni ‘80. “Keep it Up” riparte come un missile, scaricando tonnellate di energia e puro divertimento, prima di congedarsi con “Things Change”, una ballata con un crescendo d’organo e una sfumatura di southern rock alla Allman Brothers, filtrata però da quella personalità tipicamente inglese della Zac Schulze Gang.
L’album consente di apprezzare le qualità, anche compositive, sia del leader che della band nel suo complesso: tutte le tracce si caratterizzano per la loro immediatezza e quella spontaneità capace di trasferire all’ascoltatore le trascinanti performance live del gruppo.
Luca Zaninello










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