Pronti per una crisi mistica? Candi Staton potrebbe essere la persona giusta per spingervi in una nuova direzione, quella del Gospel, perchè le sue radici sono là, nelle chiese rurali del Sud degli Stati Uniti, anni 50, brutto periodo per gli afro-americani. Sembra una storia come mille altre ma Candi Staton, definita da Thom Jurek su Allmusic.com “mega-talent soul singer” era destinata ad altri lidi.
Nel 1968 comincio’ una fruttuosa carriera come Southern Soul Singer che ebbe “Young hearts run free” come suo apice, ma agl’inizi degl’anni 80 ritorno’, forse anche grazie ad un nuovo marito, il quarto per essere esatti, alla musica Gospel in un grosso network evangelico, come era alla moda in quegl’anni. Dopo una pioggia di albums Gospel, Staton si ripropone al grande pubblico con “You got the love”, una canzone che avra’ un successo incredibile nel Regno Unito.
“His hands” del 2006 e’ un album importante, di grande spessore: Staton fonde insieme Gospel e Soul con un groove che altri artisti non possiedono. Ascoltare “Beware she’s after your man” in “Life Happens”, Funk e Rhythm’n’Blues al calor bianco. Sara’ questo “Back To My Roots” (Beracah), titolo profetico al quale per la verita’ andrebbero aggiunte due parole “once again”, il definitivo addio alle scene, tenuto conto che Staton e’ nata nel 1940? C’è un velo di “Americana”, un sentore Malaco, un disco senza pedanti assoli strumentali, dove la voce domina il sound completamente senza sfondare i soffitti, come talvolta accade con le cantanti di Gospel.
Un paio di pezzi meno convincenti, purtroppo poco organo – senza organo non si fa Gospel, è lapalissiano – altrimenti è tutto oro quello che brilla, con l’emozioni che si accumulano lentamente fino alla finale “In God’s Hands We Rest Untroubled”. Magari si poteva lasciare le briglie sciolte alla Flying V di Larry McCray in “Hang On In There”, anche se il duetto vocale e’ molto buono. Una nota speciale per “1963” dove la Stanton rievoca l’attentato a una chiesa in Birmingham, Alabama, nel quale persero la vita 4 adolescenti. Il Male e’ duro a morire.
Luca Lupoli










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