Era solo questione di tempo prima che Mike Farris scegliesse di registrare a Muscle Shoals, oltretutto un antipasto c’era già stato, considerata la sua partecipazione, nel 2018, ad un album collettivo, “Muscle Shoals: Small Town Big Sound”.
In esso Farris interpretava una micidiale rilettura di “Respect Yourself” (Staple Singers), tra le cose migliori dell’intero disco.
Stavolta ha inciso un intero suo disco negli studi FAME a Muscle Shoals, con la coproduzione del figlio di Rick Hall, Rodney e il coinvolgimento di sessionmen storici quali Clayton Ivey, tastierista su centinaia di registrazioni, Will McFarlane, Kelvin Holly e Wes Sheffield alle chitarre, Jimbo Hart al basso e Justin Holder alla batteria, più fiati e voci, tra le quali l’apprezzata Wendy Moten.
La sintonia che si manifesta tra Farris e soci, combinata alle vibrazioni di un luogo dove tanti dei suoi beniamini hanno lasciato tracce imperiture, esalta le sonorità rock’n’soul dell’album, undici brani di cui due cover. E partiamo, per una volta, proprio da esse, visto che sono entrambe molto riuscite. Non sorprenderà trovare un altro omaggio al repertorio degli Staple Singers, sicuramente amatissimi da Farris, che a Mavis ha anche dedicato una canzone nell’album precedente, “When Mavis Sings”.
E allora ecco una luminosa interpretazione di “Slow Train”, scritta da Cropper e William Bell e in origine su “Soul Folk In Action”, il primo Lp della famiglia per la Stax. La seconda è forse meno attesa, anche se è un brano che Mike dal vivo ha eseguito sovente, si tratta di “Swingin”, un gran pezzo di Tom Petty dal suo bello e dolente “Echo”(1999), una rilettura non banale, riscaldata dalla voce di Farris, molto diversa da quella del leader degli Hearbreakers, ma non meno espressiva.
E poi ci sono i pezzi autografi, composizioni di bella scrittura come “Ease On”, rievocazione dell’infanzia, non proprio tra gli agi, in Tennessee, cantata impeccabilmente su un tappeto ritmico di organo e chitarre. Gli echi country soul di “Bright Lights”, dove spunta anche una steel guitar, con un ritornello molto azzeccato, fanno da contraltare ad una ballad vissuta con viscerale trasporto, “Before There Was You And I”, davvero degna dei grandi che hanno frequentato quello studio prima di lui.
Ma si potrebbe tranquillamente menzionare anche la bella “I’ll Come Running” per illustrare le qualità vocali della voce di Mike Farris, oggi forse ancor più rotonda, con una patina di vissuto, senza aver affatto perso elasticità.
Magnifica poi la chiusura con “Sunset Road”,con il suo finale quasi gospel dato dalla ripetizione, come un mantra, di “we will never worry no more” tra leader e coriste, una ricerca di pacificazione, forse, in primis, con sé stesso.
L’attesa di sette anni dal precedente è stata del tutto ripagata dall’ascolto di “The Sound Of Muscle Shoals”, ma ci auguriamo di non dover attendere altrettanto per il seguito.
Matteo Bossi
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