UMBRIA JAZZ 2025

In un periodo storico in cui distinguere tra verità e artificio è sempre più difficile e diventa complesso discernere “chi fa cosa” o “cosa ha fatto chi”, ho scelto di essere totalmente trasparente con voi lettori.
Spinto un po’ dalla curiosità e un po’ dalla necessità, ho chiesto all’intelligenza artificiale di creare l’introduzione sull’Umbria Jazz 2025.

Questo è il risultato:
“Perugia si anima ancora una volta con le note di Umbria Jazz 2025. Dall’11 al 20 luglio, la 52ª edizione del festival trasforma la città in un palcoscenico globale, accogliendo leggende del jazz e nuove stelle per dieci giorni di pura magia musicale.”
Si, ok! Fin qui tutto bene, ma ciò che forse non emerge con forza è l’anima autentica di UJ: pura emozione, profonda socialità e qualità senza compromessi.

Un DNA che pulsa immutato da oltre mezzo secolo e che m’impegnerò a far rivivere in questa nuova avventura, esplorando le strade di una città come sempre pronta a trasformarsi per l’occasione.”.
Questi sono gli eventi che ho avuto il piacere di vivere.


Arena Santa Giuliana

Sabato 12 luglio:

La mancata presenza dei Thee Sacred Souls impone la partenza del programma al main stage nel secondo giorno del festival.
Che dire ancora di Stefano Bollani che non sia già stato detto?

Non è solo uno straordinario musicista, ma un vero e proprio produttore e showman a tutto tondo, con i suoi innumerevoli progetti che spaziano dalla radio alla televisione.

Frequentatore assiduo del festival, torna sul palco in quintetto insieme a Vincent Peirani, Larry Grenadier, Jeff Ballard e Mauro Refosco.

Anche se lo abbiamo ascoltato in molteplici occasioni, ogni volta Stefano riesce a regalare emozioni uniche, unendo esperienze musicali apparentemente distanti.

Questa capacità di sorprendere rimane una delle sue qualità distintive, accompagnata da un talento ormai universalmente riconosciuto.

Tra bossa nova, swing, jazz, fusion e melodie oniriche, le sue composizioni originali si susseguono in un flusso continuo, offrendo sempre una soluzione unica, espressione di una pura e profonda passione musicale.

Omaggia i Beatles attraverso uno splendido arrangiamento di “And I Love Her”.

Di tutt’altra atmosfera il set dei Patagarri: con il loro “L’ultima Ruota del Caravan” tour, esplorano un suono che fonde gipsy jazz e New Orleans sound, palesemente influenzato dalle passate esperienze di musicisti di strada. La loro aura di positività contagiosa, i ritmi incalzanti e quel suono schietto e immediato sono un invito irresistibile a non stare fermi e il pubblico dell’arena non si è certo fatto pregare.

Domenica 13 luglio:

Dianne Reeves a Umbria Jazz 2025 (foto Simone Bargelli)

Dianne Reeves a Umbria Jazz 2025 (foto Simone Bargelli)

La ricordiamo qualche anno fa quando, sul palco perugino, presentò un progetto affascinante sulle musiche di Bacharach; Dianne Reeves, tra le voci più premiate ed eleganti del jazz di oggi, torna all’Arena dopo un lungo pomeriggio piovoso.

La 68enne di Detroit, incanta in un set raffinato e ricco di suggestioni. Se la sua vocalità ricalca quella scuola del canto jazz che ha costruito leggende; il suo stile musicale è influenzato dalle numerose collaborazioni avute nella sua lunga carriera, dalla cultura brasiliana a quella africana.

Accompagnata da un quartetto eccellente tra cui spicca la chitarra di Chico Pinheiro, la pacatezza e l’intensità del suo stile raggiungono le corde più intime di un pubblico attento e rapito.

Bellissima la versione di “Corcovado” di Antonio Carlos Jobim; un’ora di pura eccellenza.

Se dovessi pensare a un artista che più di altri “rappresenta” Umbria Jazz, non avrei nessun dubbio nel citare Herbie Hancock.

Un’icona della musica che non ha mai nascosto il suo amore per il festival e per questa terra.

Presente fin dalle prime edizioni, si presenta all’arena sempre con le sue incredibili sperimentazioni armoniche, più intime e intimiste rispetto ai precedenti concerti.

La super band che lo accompagna presenta una line up ormai consolidata, dove le “follie melodiche e tecniche” di Lionel Loueke (chitarra) hanno sempre un largo spazio, così come le composizioni scritte da Terence Blanchard alla tromba. Passano i minuti e si entra in un ambito più “rock” attraverso quei brani che lo hanno reso immortale; il sentito omaggio all’amico Wayne Shorter chiude il cerchio perfetto.

Come sempre, la dinamicità contraddistingue un concerto dove talento, genialità, abilità e soluzioni inaspettate trovano la loro giusta collocazione.

Se poi si aggiungono la simpatia e la leggerezza di Herbie, ecco spiegato il motivo di un’esperienza completa e inimitabile.

Lunedì 14 luglio

Una serata memorabile all’insegna della vocalità, con due artisti che vantano un rapporto speciale e profondo con Umbria Jazz.

Samara Joy e Gregory Porter, oggi star indiscusse del panorama musicale, hanno raggiunto la fama europea proprio grazie al festival.

Ricordo vividamente il debutto di Samara cinque anni fa ai giardini Carducci, un’esibizione che lasciò di stucco i fortunati presenti.

È tornata più volte, ma questa è la sua prima apparizione con un progetto complesso come l’ottetto.

Letteralmente sublime, già dal primo brano, una versione di “”Round Midnight” che lascia poco al caso, la sua voce è uno strumento praticamente perfetto.

La sua natura stilistica, senza eguali, fa risuonare l’eco delle regine del canto jazz, e i tanti standard interpretati ne esaltano l’inestimabile talento.

Un range vocale spaventoso e un’intensità che sbalordisce; c’è poco da aggiungere ma soltanto godere di uno spettacolo tra i più emozionanti che il main stage quest’anno ha ospitato.

Poi, con tutta la sua carica esplosiva e spirituale, accompagnata da quel carisma signorile ed educato che lo rende unico, è arrivato Gregory Porter.

Un vero e proprio “gigante”, che aggiunge la classica ciliegina sulla torta.

Una torta composta tra soul, jazz, gospel e rhythm blues e una band che con classe e senso dell’equilibrio impacchetta un concerto di qualità non comune.

Dinamicità, energia, emotività, dolcezza. Un set e un ritorno quello di Gregory che confeziona una serata dalla quale non vorremmo mai andarcene.

Martedì 15 luglio

Ledisi, con la sua inconfondibile efficacia e versatilità, ha fatto il suo esordio a Umbria Jazz, confermandosi una delle personalità più significative del panorama black e soul contemporaneo.
La cinquantatreenne di New Orleans non è solo una cantante, ma un’artista a 360 gradi, e la padronanza dimostrata sul palco dell’Arena Santa Giuliana lo ha confermato appieno.

Tanti suoni R&B dai risvolti più moderni e attuali, in un set condotto con maestria ed esperienza. Ha presentato il suo recente album, “The Crown”, in poco più di 70 minuti musicalmente inappuntabili.
L’unica nota, forse, è che una piccola dose di coinvolgimento emotivo in più avrebbe potuto giovare, un riscontro che si è invece percepito nelle interpretazioni di Nina Simone e in brani più legati alla tradizione afroamericana.

Dopo I consueti 20 minuti di cambio palco, siamo pronti per un altro ritorno: Kurt Elling e Yellowjackets omaggiano i Weather Report

Si celebra uno dei gruppi fusion più leggendari e noti: i Weather Report.
A portare in scena il progetto è Kurt Elling, voce ormai conosciuta al pubblico di Umbria Jazz, insieme agli Yellowjackets, un altro marchio altrettanto familiare.

Il connubio è la naturale conseguenza dell’influenza che i Weather Report hanno avuto e continuano ad avere su generazioni di musicisti.
L’imprevedibilità e la bravura di Kurt enfatizzano la maestria dei Yellowjackets in un concerto dai sapori e dalle atmosfere di altre epoche.
Un connubio esuberante quanto riuscitissimo.

Icone di atmosfere passate si riflettono su un set eccelso e concreto… per palati fini.
Un piacere vedere e ascoltare il tocco di Russell Ferrante al piano, mentre l’affiatamento e l’intesa tra il quartetto seducono per quella semplicità; prerogativa dei grandi.
Finezza, naturalezza, schiettezza e grande musica: un’esibizione magnifica.

Mercoledì 16 luglio

Un popolo di rockettari ha preso d’assalto l’arena in una serata tra le più attese di questa edizione del festival.

Il mondo della chitarra elettrica ha dominato la scena, prima con l’eleganza di Lee Ritenour, poi con il virtuosismo funambolico di Joe Satriani e Steve Vai.

Lee esalta tutte le sue qualità attraverso una fusion d’impatto e soprattutto gran gusto.

Ama i colori più contaminati e anche grazie alla bravura del quartetto poli-culturale che lo accompagna, riesce a raggiungere l’obiettivo.

La musica brasiliana che si fonde con il jazz chitarristico più iconico in un alternarsi di brani esuberanti e melodiche ballate come la dolce “Pearl” dedicata alla propria madre.

Ancora belle emozioni al main stage.

Le cose cambiano drasticamente e in un turbinio di watt e distorsioni iniziano i fuochi d’artificio firmati SacthVai Band!

Satriani con il suo stile che attinge maggiormente al blues e Vai con la sua inimitabile genialità funambolica.

Leggende della chitarra rock, ma anche veri amici, e questa cosa è emersa anche attraverso la loro intesa.

Musicalmente é la parte composta dalle loro strumentali più famose quella più interessante.

Risulta essere più stimolante il momento in cui singolarmente ognuno esegue i propri successi come Satriani co n “Surfing with the Alien” o Vai nella magistrale “For The Love of God”.

Sebbene alcuni passaggi possano sembrare eccessivamente autocelebrativi, una caratteristica intrinseca del loro stile, questo aspetto potrebbe risultare un po’ stancante per chi non è familiare con le loro discografie. Tuttavia, l’energia e la potenza rimangono costanti, e i fan, accorsi in massa, hanno accolto l’evento tanto atteso con un entusiasmo travolgente.

Giovedì 17 luglio

Ancora una volta, il palco dell’arena si accende per una serata che celebra la contaminazione musicale.

Un confronto imperdibile tra due giganti di generazioni diverse: il geniale polistrumentista britannico Jacob Collier e l’indiscutibile maestro del basso, Marcus Miller.

Per il trentenne Collier, questo ritorno è intriso di un profondo significato, riportando alla mente il suo indimenticabile debutto a Umbria Jazz nel 2016, quando il Teatro Pavone era stracolmo. E che gioia sapere che proprio il Pavone, autentico “gioiello” architettonico, dopo un fondamentale restauro, tornerà quest’anno a essere uno dei palcoscenici del festival!

Cercare di “focalizzare” Jacob Collier è un’impresa titanica, quasi impossibile. Non appena credi di averlo compreso, lui ti sbalordisce, proponendo qualcosa che solo una mente geniale (o “folle”!) potrebbe immaginare… pensiamo a una sorprendente versione “robotica” di “Can’t Help Falling In Love”. Il suo è un set che esplode di generi: funk, soul, rock, pop, jazz… e l’elenco continua! Uno spettacolo nello spettacolo, animato dalla sua contagiosa solarità, dalla sua vivacità irresistibile e dalla fulminea abilità di padroneggiare uno strumento dopo l’altro. L’inarrestabile talento di Collier garantisce un concerto dove la noia è bandita. E come se non bastasse, la sua prorompente esuberanza è disarmante. Un artista senza eguali, un vero e proprio animale da palcoscenico!

Marcus Miller, con il suo inconfondibile stile, ci regala un’abbondanza di fusion: un sound che è un tributo all’epoca d’oro tra gli anni ’70 e ’80, periodo che ha plasmato il suo marchio indelebile. Il leggendario tocco soul di Miller è quel marchio inconfondibile che lo ha reso un faro per tutti gli amanti del basso elettrico. Un set che ci trasporta via, all’insegna di quella qualità superlativa con cui il Festival ci ha viziati sin dalle sue origini.

Venerdì 18 luglio

Candy Dulfer a Umbria Jazz 2025

Candy Dulfer a Umbria Jazz 2025 (foto Simone Bargelli)

Collaborazione tutta in rosa quella che apre la serata: la sassofonista Candy Dulfer ospita la cantante statunitense Shelby J, entrambe note per le loro connessioni con il mai dimenticato Prince.
Le influenze del genio di Minneapolis sono evidenti nell’energico funk di Candy: suoni brillanti, solari e ritmi incessanti, con rimandi ai mood degli anni ’80, espressione anche di una band ben rodata e incalzante.
Il suono fluido, deciso ed espressivo della Dulfer resta immutato negli anni.
Il groove non ha segreti per la bionda olandese, e il set diventa ancora più travolgente con l’intervento di un’intraprendente Shelby J… quindi… “let’s get the party started!”
C’era grande attesa per il genio del jazz contemporaneo Kamasi Washington.
Ancora il sax protagonista, ma questa volta in una forma molto più indecifrabile.
È sul palco con un settetto, tra cui il padre Rickey, anch’esso sassofonista.
Un jazz unico, quello di Kamasi: intricato e diretto allo stesso tempo.
Un’esperienza che rasenta la misticità in alcuni momenti, mentre in altri incalza con armonie risolute e penetranti, arricchite da contaminazioni hip hop.
Difficile restare impassibili di fronte alle composizioni di Washington: hanno sempre qualcosa di inconscio, al limite del contemplativo, e il tutto si trasferisce in una dimensione quasi spirituale.
Molti suoi colleghi lo reputano un guru musicale dei nostri tempi, e questa nuova avventura a Umbria Jazz ne spiega il motivo. Complesso quanto imperdibile!

Kamasi Washington a Umbria Jazz 2025 (foto Simone Bargelli)

Kamasi Washington a Umbria Jazz 2025 (foto Simone Bargelli)

Domenica 20 luglio

Gran finale al main stage con l’evento pop di questa edizione.
Dopo la serata precedente in cui l’arena ha ritrovato le melodie di Mika, è la volta dell’attesissimo Lionel Richie in un immancabile sold out per la sua unica data italiana del tour “Say Hello To The Hits”.
Sebbene la sua vocalità, inevitabilmente compromessa da problemi alla gola, non sia più quella dei tempi d’oro, Richie ha saputo offrire uno spettacolo coinvolgente e strutturato con maestria, attingendo al vasto repertorio della sua lunga carriera, da “Easy” a “Say You Say Me”, passando per “All Night Long” e molti altri successi.
La sua presenza scenica, spontanea e priva di eccessi, è stata rafforzata da una band di turnisti impeccabili, in grado di compensare ogni lieve imperfezione dovuta al naturale scorrere del tempo e di ricreare fedelmente le atmosfere tipiche degli anni ottanta.
Un evento imperdibile per la vasta schiera di fan, e una serata piacevole e mai noiosa anche per coloro che non sono profondamente legati alla sua discografia.

Teatro Morlacchi

Martedì 15 luglio

Jazzmeia Horn a Umbria Jazz 2025 (foto Simone Bargelli)

Jazzmeia Horn a Umbria Jazz 2025 (foto Simone Bargelli)

Un’esperienza che lascia esterrefatti.
Ancora una volta, la vocalità è la protagonista e questa volta il volto è quello di Jazzmeia Horn, la giovane cantante di Dallas che negli ultimi anni ha raggiunto una considerevole fama.
Il motivo è presto spiegato:

Una presenza carismatica e incantevole, dotata di una tecnica e di colori vocali eccezionali.

A differenza dei suoi colleghi apparsi all’arena, la sua anima e il suo approccio risultano “più bluesy”.
Un’intensità accecante, un controllo pazzesco e un trasporto tale da farti comprendere che alcuni di noi nascono proprio per un motivo ben preciso.

Offre brani dal suo recente “Messages”; si racconta con simpatia e intraprendenza; a volte eccede con le sue storie, ma anche questa parte dello show fa comprendere la totale natura e le radici di Jazzmeia.
Bravissima, bellissima, genuina, semplicemente unica.

Mercoledì 16 luglio

Immanuel Wilkins a Umbria Jazz 2025 (foto Simone Bargelli)

Immanuel Wilkins a Umbria Jazz 2025 (foto Simone Bargelli)

Le premesse per assistere ad un gran concerto c’erano tutte; ad iniziare dal titolo dell’album presentato, quel “Blues Blood” indicato come uno dei migliori progetti dell’anno.

In effetti il ritorno di Immanuel Wilkins non delude le aspettative.

Il suo non è un blues nel senso più tradizionale, beninteso. Tuttavia, la sua musica rivela in modo inequivocabile la sensibilità e l’autenticità intrinseche a quella profonda cultura americana. Un linguaggio sonoro complesso, stratificato, a tratti enigmatico al primo ascolto, ma sempre profondamente sincero, intimo e capace di riflettere l’anima non convenzionale di un artista che conquista proprio per la sua non banalità.

Certamente assistere ad un suo set può a volte destabilizzare, soprattutto nei suoi lunghi intermezzi di solo sax e batteria, ma in momenti più emotivi e melodici appaiono

“disegni” di intensa recettività.
Penetrante il bis concesso sulle note dell’originale “Aftetlife Residence Time”.

Venerdì 18 luglio

Un progetto evocativo quello portato sul suggestivo palco del Teatro Morlacchi dal trombettista Ambrose Akinmusire.
Un sound, verrebbe da dire, urbano, che trascende le immagini delle grandi metropoli, fondendo jazz, musica classica e rap in un insieme armonico e sorprendente.
Melodie in continua evoluzione, che grazie al supporto di un quartetto d’archi restituiscono un senso di nostalgia e un’eco quasi ancestrale.
La presenza vocale di Kokayi aggiunge ulteriore carisma, contribuendo a definire una dimensione espressiva già ricca di personalità.
Senza dubbio, uno degli spettacoli più originali e coinvolgenti di questa edizione.
Akinmusire presenta l’album “Honey From a Winter Stone”, definito dalla critica uno dei progetti più significativi degli ultimi anni.
L’intensità del concerto è palpabile: un’aura teatrale, quasi mistica, avvolge ottanta minuti di potente e inaspettata energia afroamericana.
Un set che fa riflettere, ma che al tempo stesso regala linfa vitale all’anima di chi ha avuto il privilegio di viverlo.

Il Centro Storico e non solo…

Jazz, soul, blues e l’intero universo del groove afroamericano hanno inondato gli spettacoli gratuiti che, per l’intera giornata, trasformano l’anima del centro storico ormai da anni.
Torna anche la “Terrazza Swing” presso il mercato coperto, novità delle edizioni recenti .
Un flusso ininterrotto di suoni, dalle tredici a mezzanotte, ha scandito le giornate del festival grazie all’alternarsi di innumerevoli melodie, incontri e suggestioni.
Il calibro artistico si è mantenuto costantemente elevato e tante le conferme ritrovate, per quelli che ormai possono considerarsi degli “amici del festival”.
Sugarpie and The Candymen, con la magnifica voce di Lara Ferrari, i Delta Wires, la cui straordinaria vitalità ha infuso energia attraverso un blues ricco di esperienza.
Non è mancata la celebrazione della profonda eredità di New Orleans, magnificamente rappresentata dalle sempre affidabili performance delle Shake ‘Em Up Jazz Band, dalla maestria pianistica di Mathis Picard e dalla squillante vocalità dei New Orleans Mystics.
Il rock ‘n’ roll e i boogie del solitario Mitch Woods (che aprirà il set di Lionel Richie all’arena); le irrinunciabili esibizioni delle orchestre universitarie; il jazz più classico e ortodosso dell’eccellente Nico Gori; la conferma dei Sticky Bones che cambiando e integrando musicisti nella propria lineup si trasformano negli ottimi Brassense (a loro va una menzione speciale per bravura e novità dei Free Outdoor Concerts 2025) ; il ragtime e il gipsy jazz dei noti Accordi e Disaccordi e il solito appuntamento giornaliero, sempre seguitissimo, dei Funk Off, navigando per l’affollatissimo corso Vannucci.
Citazione a parte per l’affascinante palco di Sala Podiani, presso la Galleria Nazionale dell’Umbria, ormai diventato tappa irrinunciabile per gli amanti del jazz più tipico; trai tanti nomi alternatisi e le performance sempre di altissimo livello, citiamo un concerto su tutti quello di Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello nel sentito tributo a Pino Daniele.

Devo scusarmi con i tanti artisti, eventi e rappresentazioni che dimenticherò di citare e inserire nel nostro racconto ma è umanamente impossibile seguire il festival nella sua completezza, dato l’imponenza dell’evento e spesso la contemporaneità dei loro svolgimenti.
Tradizionalmente concludiamo con i numeri di quest’anno divulgati nella conferenza stampa conclusiva.
Umbria Jazz 2025 chiude i suoi dieci giorni con oltre 34mila biglietti venduti,  un incasso lordo che supera i 2 milioni e 100mila euro e più di 500mila presenze in città per un indotto fondamentale e irrinunciabile per il commercio cittadino.
Di rilievo sono anche i dati del festival online durante i 10 giorni, con oltre 1 milione di visualizzazioni Facebook, raggiungendo i 70 mila followers su Instagram, con 290 mila contatti unici di copertura organica. Il traffico medio giornaliero del sito è stato di circa 190 mila utenti.
È stato inoltre confermato l’impegno green di UJ.
Nonostante i continui successi in termini economici e di visibilità, non smetterò mai di ricordare che Umbria Jazz ha un valore molto più profondo, un aspetto da custodire anche se le prossime edizioni non dovessero raggiungere le stesse cifre.
Ribadisco… UJ è soprattutto EMOZIONE PURA!
E in questi tempi così complessi e ricchi di contrasti, questa è una vera e propria medicina indispensabile che ci aiuta a continuare a vivere e a sperare.
L’edizione 2025 si è conclusa e come accade quando le belle esperienze finiscono, un po’ di malinconia ci assale.
Desidereremmo fosse già 3 luglio 2026, quando una nuova avventura avrà inizio, per proseguire fino al 12 luglio.
Arrivederci al prossimo anno.

Simone Bargelli

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