Wolf Records (A)

Figura poco nota anche ai cultori del piano blues, Abie Boogaloo Ames è scomparso a Greenville, Mississippi, nel 2002 lasciando pochissime registrazioni. Due bei brani furono inclusi nella compilation “From Mississippi To Chicago”, curata da Matthew Block nel 1999 per HMG/Hightone, tra l’altro riproposti anche in un’altra raccolta della Wolf, “The Story Of Piano Blues”, accanto a pezzi di colleghi quali Mose Vinson o Booker T. Laury. La stessa casa austriaca ha pubblicato un intero CD a suo nome, con dodici tracce risalenti al 1998, raccolte proprio da Block. Infatti, ci sono anche qui “After Hours” e “Pinetop’s Boogie Woogie”, poco male, dal momento che pochi, crediamo, possiedano le raccolte appena menzionate.

Di lui ci aveva parlato a lungo Eden Brent, nel corso di una intervista rintracciabile nel n. 128 de Il Blues. Per lei Ames è stato un mentore e un amico per molti anni, su di loro venne persino realizzato un documentario. “Boogaloo era amato e rispettato da tutti in Mississippi, il suo status era quasi leggendario”, ci disse Eden allora, rievocando la partecipazione di Abe a “Darkness On The Delta” per l’album “Belly Of The Sun” di Cassandra Wilson.

Seppur postume queste registrazioni sono più che benvenute, consentono di apprezzare un’arte, quella del piano blues, barrelhouse, boogie e di tutte le sfumature intermedie, purtroppo quasi estinta. Malgrado l’età, le dita di Boogaloo si muovono ancora con agilità e rendono propri dei classici che ha probabilmente eseguito centinaia di volte nei bar o nelle feste a cui era solito suonare. Scorrono infatti tra le sue mani, “Caldonia, “Everyday I Have The Blues” o ancora “Let The Good Times Roll”.

Il suo lavoro sui bassi è vario e i ritmi sono accentati in modo del tutto personale, ci si trova senza accorgersene a sorridere e tenere il tempo col piede all’ascolto, nessuno di questi brani suona stantio. Meno centrato risulta, a dire il vero, il canto, sovente un po’ strascicato, impastato, a volte intervallato da qualche colpo di tosse o qualche schiarimento di gola, ma è un aspetto forse inevitabile visto che era nato (a quanto pare) nel 1918.

Se amate il piano blues, questo disco è comunque un modo giusto di ricordare un artista che non ha raccolto gli apprezzamenti che avrebbe meritato. Anche se, per usare ancora le parole di Eden Brent, “Non gli interessava diventare ricco o famoso, gli bastava avere qualche soldo in tasca, poter suonare, corteggiare le donne…i piccoli piaceri della vita, le cose che contano davvero.” Let it roll, Boogaloo.

Matteo Bossi

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