Como Mamas

Ancora Stimolazioni Sacre

Chissà se le sorelle Della Daniels e Angela Taylor e la cugina Ester Mae Wilbourn, le tre cantanti che formano The Como Mamas, non avevano mai pensato che un giorno avrebbero parlato di loro anche al di fuori della loro Contea, un po’ come quei cantanti di blues e r&b che ascoltavano dalla mitica stazione radio di Memphis, la WDIA, dove nei primi anni Cinquanta Rufus Thomas e B.B. King prima di diventare famosi come cantanti e musicisti, nei panni di disk jockey facevano diventare noti gli altri. “L’autorizzazione” ad ascoltare alla radio la musica profana, era concessa alle allora giovani ragazze, solo se poi alla domenica andavano in chiesa, alla Mt. Mariah Church di Como, una cittadina nello stato del Mississippi di poco più di mille anime che conosciamo da tempo perché legata a due figure entrambe registrate per prime da Alan Lomax.

Si tratta dello straordinario Fred McDowell, che ha nella sua discografia il disco “Amazing Grace” con The Hunter’s Chapel Singers Of Como, di cui faceva parte sua moglie Annie Mae, e del meno conosciuto Miles Pratcher, nonno di una delle Como Mamas, Ester Mae Wilbourn. Una comunità dunque che alla domenica si ritrovava fra le pareti in legno o muratura delle piccole chiese locali, dove un gruppo di voci gospel instaurava quegli irresistibili dialoghi domanda e risposta coinvolgendo i fedeli in una comunanza spirituale.

Prima di occuparci delle Como Mamas, facciamo un passo indietro che comunque riguarda anche loro: circa dieci anni fa accadde una sorta di déjà vu che ha avuto luogo sempre nel Sud, come una volta quando, nei primi anni del secolo scorso, discografici e talent scout con azioni pubblicitarie invitavano i bluesmen a registrare in improvvisati studi. In tempi recenti lo ha fatto la rispettabile Daptone, tramite pubblicità cartacea e radiofonica, invitando cantanti e gruppi gospel alla Mt. Mariah Church di Como a presentarsi per registrare pezzi sacri. In seguito uscì il disco “Como Now – The Voices Of Panola Co. Mississippi” pubblicato nel 2008 (“Il Blues” n.105), una proposta sorprendente quanto poco commerciale.

Sorprendente perché abbiamo conosciuto più cantanti femminili e maschili non professionisti che cantano solo in chiesa alla domenica e che sono ottimi portavoce delle radici gospel, quelle più autentiche, più spontanee e profonde. Poco commerciale perché non c’è nessun pezzo “tormentone” tirato fuori ogni periodo natalizio, così come non c’è nessuno strumento ad accompagnare il canto, solo una o più voci per sedici pezzi, coscienti dunque delle “difficoltà” di assimilare la proposta se non si è più che appassionati di musica sacra e profana neroamericana.

Anche le Como Mamas fanno parte del suddetto disco, ma loro avevano già prima registrato dei pezzi, anno 2005, grazie ad un incontro casuale con Michael Reilly della Daptone, e pubblicati nel disco “Get An Understanding” uscito nel 2013 (“Il Blues” n.122). Un plauso va dunque fatto alla sopra citata etichetta discografica che, con la qualità che la contraddistingue, è andata alle radici di quella parte di musica nera, soul r&b e funky, con la quale ha avviato la sua attività. Questo nuovo disco delle Como Mamas “Move Upstairs” (Daptone 045), realizzato anche con il sostegno della Music Maker Relief Foundation, ha in sé un paio di novità.

La prima è che il luogo delle registrazioni è cambiato, non più giù al Sud nella chiesa Mt. Mariah Church, ma al Nord nello studio della Daptone a Brooklyn e, seconda novità, le voci sono accompagnate da alcuni strumenti: organo e piano Jimmy Hill, batteria Homer Steinweiss, chitarra Thomas Brenneck, e basso suonato dal fondatore dell’etichetta Gabriel “Bosco Mann” Roth, tutti riuniti sotto il nome di The Glorifiers Band. Probabilmente questi sono segnali di una maggior diffusione della “parola di Dio” portata dalle tre “Mamas” attraverso la Daptone, la quale però non agisce solo sulla commerciabilità, ma continua nella sua politica del rispetto e della passione.

La frequentazione come ascoltatori con il gospel e/o spiritual ci ha fatto conoscere innumerevoli temi sacri che esprimono la redenzione, la gratitudine e la gloria di una entità superiore, argomenti questi tramandati di canto in canto dai fedeli neroamericani ed eseguiti in varie funzioni, cosicché parecchi di quei canti sono diventati dei traditional, alcuni dei quali li ritroviamo anche in questo CD, eseguiti con il più fedele spirito e senza che gli strumenti aggiunti ne scalfiscano l’espressività  ma anzi, con rispetto e sobrietà, hanno dato ai pezzi più corposità e coinvolgimento.

Le Como Mamas si alternano alla voce solista, ma purtroppo non ci è dato sapere la turnazione. Poco importa però, perché il risultato è più che soddisfacente, le voci si separano, si uniscono, dialogano, si cercano in una catarsi ipnotica senza soluzione di continuità. In “Out Of The Wilderness” basso e batteria danno il giusto sostegno, in “Count Your Blessing” è la chitarra elettrica che diventa come una “quarta voce”, mentre in “He’s Calling Me” c’è quell’irresistibile call & response.

Eccoci con uno degli standard più significativi e conosciuti “99 And a Half Won’t Do”, catartico, evocativo, come potente è il canto solista in “I Can’t Thank Him Enough”, mentre un inizio a cappella dà il via ad uno svolgimento più regolare in “So Good To Me”, canto a cappella che di seguito si esprime in “Glory Glory Hallelujah”. La chiusura è affidata ad una intensa “I Know I’ve Been Changed”, con un plauso anche per la parte strumentale. Per le sue insite caratteristiche  questo CD, oggi, è uno dei migliori “contatti”con la musica sacra neroamericana.

Silvano Brambilla

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