kim wilson

Tutti conoscono Kim Wilson, cantante armonicista, una delle figure emblematiche del Blues contemporaneo, cominciando dagl’anni gloriosi con i Faboulus Thunderbirds, tuttora attivi, per proseguire alla testa di altre bands spesso configurate come Blues revues nelle quali confluiscono, estemporaneamente, musicisti della stessa risma.  In questo quadro, “Slow Burn”(M.C. Records) e’ anche un tributo a tre musicisti di gran valore ed esperienza purtroppo scomparsi: l’inconfondibile “The Mole”, la talpa dei Canned Heat, ossia Larry Taylor uno dei bassisti piu’ noti e non solo nel Blues e l’altrettanto conosciuto Richard Innes, batterista: insieme furono la sezione ritmica della mitica Hollywood Fats Band.

Il terzo e’ il pianista Barrelhouse Chuck, altro “regular” nelle Blues Revues. Con quest’ultimo Wilson dette vita a un Blues All-Stars, dove figuravano appunto anche Taylor e Innes, che incise un album, “Driftin’ Town to Town” del 2013.  Come un ponte immaginario tra Austin e la California, un paio di generazioni di Bluesmen, hanno solcato l’antro di Antone’s e le spiagge californiane.

Questo Slow Burn, che ad occhio dovrebbe essere il nono album da titolare di Kim Wilson, e’ il risultato di due sessione distinte, una del 2014, l’altra del 2020.  Classici del Blues e pezzi originali di Wilson si susseguono, iniziando dalla bollente “I’m Trying” di Little Milton trascinata dai fiati di Johnny Viau ai quali risponde la chitarra di Nathan James.  Splendono di luce propria “Sweet Little Angel” di B. B. King of course, e “Easy Babe” di Sam Maghett (Magic Sam), con un Kim Wilson ispiratissimo, ben spalleggiato rispettivamente da Billy Flynn e Bob Welch alle chitarre.

Nella strumentale “Gotta Have a Horse” si puo’ apprezzare Wilson e la sua armonica in una versione da Blues rurale come nel classico di Sonny Boy Williamson “Keep our business to yourself”.  Ma il meglio deve ancora venire: magistrale il cantato di “So many roads” nonostante l’assolo alla armonica gli tenga testa. Ai musicisti già citati si aggiungono Marty Dodson e Malachi Johnson alla batteria, Troy Sandow al basso e Jon Atkinson alla chitarra.  Wilson stava già di diritto nel gotha del Blues, queste jams cotte a fuoco lento non fanno altro che confermarne l’eccellenza, sua e dei suoi compari.

Luca Lupoli

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