Tra il Jazz e il Blues di Marco Denti

L’interpretazione dei significati più profondi del blues dipende da una varietà infinita di fattori: la conoscenza delle basi musicali, l’appartenenza geografica e culturale, il carattere specifico. Come è logico e assodato, ognuno vive il blues a modo suo, solo che è meraviglioso scoprire come lo vive Wynton Marsalis. In “Come il jazz può cambiarti la vita” (Feltrinelli), un’introduzione colta, ironica e brillante all’idea in sé del jazz («E’ l’arte di negoziare le variazioni con stile»), dedica al blues una nutrita serie di puntualizzazioni che meritano sempre di essere lette e rilette. Dal suo punto di vista dei legami tra blues e jazz trascende gli aspetti musicali ed estetici, che poi sono stati riconosciuti e analizzati in dettaglio: i passaggi armonici, l’essenza del ritmo, il groove, lo swing, le primordiali radici africane e caraibiche restano sullo sfondo. Sono lì, inevitabili, connotati con il concetto stesso di America: «Il jazz ci chiama a impegnarci per la nostra identità nazionale. Dà espressione alla bellezza della democrazia e della libertà individuale e alla scelta consapevole di accogliere il carattere umano di tutti. E’ esattamente quello che la democrazia americana dovrebbe essere».  Il condizionale è lo swing, quel tratto variabile che rende unico e inimitabile il flusso che va dal blues al rock’n’roll e ai suoi derivati. Per Wynton Marsalis, a cui va riconosciuto anche il coraggio di divagare con una certa arguzia, rappresenta qualcosa di più: «La nostra attuale mancanza di rispetto per lo swing può essere paragonata allo stato attuale della nostra democrazia. Si richiede equilibrio per reggere qualcosa di tanto delicato come una democrazia.  [continua a leggere nel n° 142 – marzo 2018]

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