La Jasmine ci consegna qui, dopo una superba serie dedicata all’influenza del blues elettrico nel ventottesimo stato degli Stati Uniti, quello della stella solitaria, un album emblematico di country blues acustico texano. Molti ritengono Melvin Jackson aka Lil’ Son Jackson (1915-1976), originario di Tyler, uno dei più notevoli bluesmen texani del dopoguerra. Figlio di mezzadri, Melvin passa la giovinezza nella fattoria di famiglia e impara a suonare la chitarra grazie a suo padre. Arruolato durante la guerra e congedato nel 1946, fa ritorno a Dallas. Poco dopo si mise in contatto con Bill Quinn a Houston, che già lavorava con Lightnin’ Hopkins e grazie a lui incide i primi dischi per la Gold Star nel 1948. “Roberta” ottiene rapidamente un buon successo nei  juke box del Texas orientale e della Louisiana. Lil’ Son intraprende allora una carriera come artista professionista e sale fino al n. 10 della classifiche R&B con il suo primo album su Gold Star, “Freedom Train Blues”(1948), sul quale figurava con il nome di  Little Son Jackson. In seguito, viene scovato dall’Imperial di Los Angeles, per la quale pubblica il suo album più importante, “Rockin’ And Rollin’” (1950). Un disco che si è rivelato influente oltre ogni aspettativa, fornendo il modello per “Rock Me” di Muddy Waters (1956) e “Rock Me Baby” di B.B. King (1964) che ha finito per diventare uno dei grandi standard del blues.  Seriamente ferito in un incidente d’auto, nel 1955 decide di smettere con la musica e tornare al suo mestiere di meccanico. Da allora, canta soltanto in chiesa. Ritrovato nel 1960 da Paul Oliver e Chris Strachwitz registra una session per Arhoolie che merita un attento ascolto. In seguito, non esercita più alcuna attività in ambito musicale e diventa gestore di un negozio di autoaccessori a Dallas.

Il suo stile chitarristico e vocale risente dell’influenza di Blind Lemon Jefferson e Lonnie Johnson, uno dei suoi artisti di riferimento. All’ascolto, la sua voce risulta ossessiva, spesso uno scuro lamento, cosa che conferisce ai suoi testi un sentimento di solitudine e smarrimento. Magistrale negli arpeggi, si produce in fraseggi fluidi e ariosi, che poggiano su un ritmo solido e serrato. Si deve a Neil Slaven l’ideazione di questa compilation di trenta canzoni per la Jasmine, “Freedom Train- The Texas Blues Of Lil’ Son Jackson” con note di Bob Fisher. Vi ritroviamo, in ordine cronologico gli standard incisi tra il 1948/53 per Gols Star (vedi sopra) e Imperial, come la prima registrazione del 1950 per l’etichetta della West Coast, “Ticket Agent Blues”, curiosamente un grande successo negli stati del Sud, senza figurare però tra le classifiche di vendite a livello nazionale. Solo il magazine dell’industria musicale Cashbox colloca il 78 giro nella top ten delle vendite a Dallas. Peraltro, canzoni celebri di Lil Son Jackson sono state riprese da Big Bill Broonzy o Arthur Crudup, senza che gli siano stati riconosciuti i diritti d’autore, a suo grande detrimento. In questa raccolta figurano anche brani incisi per Imperial tra il 1951 e il 1955 con la sua band His Rockin’ And Rollers, tra cui due annunciati erroneamente come inediti, “Pulp Wood Boogie” (1953) e “Can’t Keep A Good Man Down” (1955) rintracciabili sul The Complete Imperial Recordings (Capitol 31744) (Cfr Les Fancourt & Bob McGrath in The Blues Discography 1943-1970-2012).  Ma il punto essenziale è un altro, questa antologia merita di figurare nella discoteca di ogni appassionato di country blues acustico texano del dopoguerra.

Philippe Prétet


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