Ascoltare un chitarrista dello spessore di Steve Cropper, che con i suoi quasi 83 anni dimostra che l’anagrafe non è affatto un ostacolo alla creatività, non può che farci molto piacere: il recente “Friendlytown” pulsa con l’energia e la passione di sempre ed è la conferma che il viaggio musicale di Steve Cropper continua nel modo migliore. La title track non fa che avvalorare questa considerazione: il riff melodico e pulsante allo stesso tempo sembra uscire dai solchi degli ZZ Top, e infatti è proprio scritta insieme a Billy Gibbons, proponendo un inno blues per gli oppressi. Nella successiva “Too Much Stress” ai due chitarristi si aggiunge Brian May dei Queen, creando un incredibile fusione di stili per un brano che cattura fin da subito: l’energia dell’album non viene mai meno come ascoltiamo in “Let’s Get Started”, un altro rock blues valorizzato dalla voce grintosa del cantante Roger Reale. La chitarra ritmica di Steve Cropper è sempre precisa e coinvolgente, sia che ritorni a parlare di temi sociali o di attualità come in “Talkin’ Bout Politics”, sia che vada a raccontare la vita notturna, insieme alle tastiere di Felix Cavaliere dei The Young Rascals, nell’esuberante melodia di “Hurry Up Sundown”.

Con lo slow blues di “I’ll Take Tomorrow” il nostro dimostra la sua capacità indiscussa di trasmettere emozioni, grazie in particolare all’hammond di Eddie Gore, mentre la freschezza di brani come “Lay It On Down” o “Reality Check” è ulteriormente valorizzata dalla trascinante sezione fiati. Dopo l’ipnotica “You Can’t Refuse”, cantata di Tim Montana, è la volta di “Rain On My Parade” e “There’s Always A Catch”, che aggiungono quel tocco jazzato all’album, con alcuni fraseggi che scorrono fluidi e vengono apprezzati immediatamente. Con il riff quasi onirico della chitarra di “In God We Trust” sembra di ritornare alla fine degli anni ’60, con quella capacità espressiva basata solo su un paio di accordi, mentre la chiusura di “I Leave You In Peace” si caratterizza per la sua melodia dolce e brillante nello stesso tempo. Steve Cropper ha il raro dono di unire passato e presente, raccontando sì le complessità della vita nei suoi testi, ma con l’energia di un musicista che, a dispetto dei suoi 80 e più anni, non mostra segni di rallentamento e celebra il potere duraturo della musica nel guarire e portare pace.

 

Luca Zaninello

 

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