Summer Jamboree 2025

Mentre ci avviciniamo alla nostra meta, la radio risuona le note di “Take Me Home Country Road” di John Denver e mai brano fu più azzeccato per descrivere la sensazione provata difronte a dieci giorni di Summer Jamboree 2025. Non banale dire che ci sentiamo come tornare a casa per quello che è un evento del quale difficilmente possiamo rinunciare. Passa il tempo ma ogni anno è una specie di 25 dicembre anticipato, quando ti ritrovi in famiglia per festeggiare il Santo Natale. il vero segreto del Jamboree è proprio questo; aver saputo creare anno dopo anno un’atmosfera unica e armoniosa fatta di bella gente che ha solo voglia di respirare ancora una volta quell’aria. Poco interessa che le belle sensazioni siano prodotte da balli, concerti o eventi di vario tipo, l’importante è esserci. Il Festival diventa una grande famiglia correlata da una magia unica che rispecchia la leggerezza di epoche lontane, quando la musica aveva un valore diverso, dove le cose erano fatte per durare e la ricerca della qualità non era un valore aggiunto ma la base dalla quale partire. Tutti ormai sanno che ogni anno quella porta temporale tra i ’40 e ’50 si riapre a Senigallia ed è così già da venticinque volte, quest’anno dall’1 al 10 agosto. Un quarto di secolo volato via come un batter di ciglia ma che vogliamo onorare ancora una volta, raccontando la fresca storia di un’avventura musicale vissuta in un’edizione così speciale.

DAY2:

Nonostante la pioggia abbia scompaginato il programma della seconda giornata del Summer Jamboree, cancellando o posticipando diversi eventi, Piazza Garibaldi si è accesa con un’esplosione di pura energia.
I più temerari tra il pubblico sono stati ripagati dall’arrivo di Sax Gordon Beadle, un vero e proprio “ordigno” musicale. Conosciuto in tutto il mondo come uno dei massimi esponenti del sassofono R&B e Jump Blues, Gordon ha incendiato il main stage, trasformando in poco tempo l’evento in una festa scatenata. La sua esibizione è stata un omaggio potente e graffiante ai grandi del passato come King Curtis e Red Prysock, dimostrando, ancora una volta, perché il suo sound sia un ineguagliabile marchio di fabbrica. Non era la prima volta che assistevamo a una sua performance e come sempre Sax Gordon non si è limitato a suonare: ha interagito costantemente con la folla, incitandola con i suoi tipici “honks” e “screams”, creando un’atmosfera incredibilmente elettrizzante. Il sodalizio con il Don Diego Trio è stato perfetto e ha dato vita a un viaggio musicale travolgente. Assoli mozzafiato, ritmi forsennati e una performance impareggiabile hanno messo in luce tutta la sua profonda conoscenza delle radici del blues e del rock’n’roll, in un repertorio che spazia dai classici a brani originali come “Still Like To Do The Things That I Used To Do“, onorando sempre la tradizione del “hard-blowing tenor man”.

Sax Gordon Beadle - SJ25

Sax Gordon Beadle – Foto di Simone Bargelli

L’energia è proseguita dal momento in cui è salito sul palco Pat Capocci, l’acclamato chitarrista australiano noto per il suo sound rockabilly e country blues. Inimitabile con la sua fidata Gretsch, ha dimostrato una padronanza tecnica straordinaria, mescolando riff veloci e precisi con assoli pieni di anima. In un susseguirsi di dinamismo e fluidità ogni nota sembrava raccontare una storia; dalle melodie malinconiche del blues alle esplosioni di pura gioia del rockabilly. Un linguaggio che richiama i maestri del rockin’ blues e una vocalità viva e risonante che si abbinata splendidamente al suo stile chitarristico.
Tante le originali che hanno scatenato l’entusiasmo della folla, che ha cantato sulle note del recente singolo “Lucia”e ballato per il resto della serata. Trio impeccabile tra cui il solido basso di Clark Kenis e Lieven Declercq alla batteria, entrambi dal Belgio. L’interazione tra i membri era palpabile, dimostrando una sinergia e un’affinità musicale rare. Dieci anni fa c’eravamo persi la sua performance, sempre al Jamborre, oggi siamo contenti di averlo incrociato perché Pat è un artista puro e senza filtri, da non perdere per chiunque ami il rockabilly, il blues o semplicemente la buona musica dal vivo. Impareggiabile!

Pat Capocci - SJ25

Pat Capocci – Foto di Simone Bargelli

DAY4:

 

Le mille espressioni di Martín Burguez sono la figura principale di quello che potremmo definire un autentico tuffo nel passato, avvenuto nel main stage marchigiano durante la quarta serata del festival. Un’esplosione di gusto e stile, e la capacità di trasportare l’ascoltatore nelle atmosfere più autentiche dei club blues e rock ‘n’ roll di un mondo che non c’è più. Una miscela ossessivamente fedele e una costante ricerca del suono incarnano la natura di quello che sarà uno dei momenti più riusciti di questo Summer Jamboree. Il chitarrista uruguaiano è il cuore pulsante della scena, con assoli limpidi, sagaci e carichi di feeling, espressione di pura carica emotiva. Il supporto imprescindibile dei formidabili Rhythm Combo, tra i quali segnaliamo la solidità di Oriol Fontanals al contrabbasso, garantisce un’esperienza sonora dinamica e ricca di sfumature, tra linguaggi di rockin’ blues, swing e rhythm and blues. La loro contagiosa energia è catturata attraverso numerosi originali, come la veemente “There Is Only You”, e omaggi elegantemente trattati, tra cui “Please Don’t Leave Me” di Fats Domino, “Lookin’ Good” di Magic Sam e “Watcha Gonna Do” di Chuck Willis. C’è tanto sudore e uno studio quasi maniacale nel tentativo di ricreare le atmosfere di un’epoca d’oro da rendere l’esperienza partecipativa pressoché irrinunciabile… assolutamente devastanti!

Martin Burguez - SJ25

Martin Burguez – Foto di Simone Bargelli

DAY6:

 

Tornano le armonie vocali dei Velvet Candles sul palco dei Giardini ad aprire una giornata piena di qualità. Ospitati anche nelle passate edizioni, il quartetto spagnolo esprime tutta la loro bravura attraverso le difficili armonie vocali del doo-wop dimostrando il perché sono considerati tra i gruppi di settore più stimati dei nostri tempi. Affiancati dagli iconici Good Fellas, hanno anche il piacere di ospitare Vel Omar nel classico “Twistin’ the Night Away”. Un assaggio di quello che è stato il trionfo della sera precedente, dove tutti i musicisti sono stati i protagonisti indiscussi. Non ho idea di che cosa si nutrano gli Spunyboys, abbiamo anche pensato alla pozione magica di Panoramix, anche perché venendo dalla Francia, forse la reperibilità sarebbe stata più agevole. Il segreto non ce l’hanno svelato ma, dopo un loro set, possiamo proprio dire di averle viste tutte e ascoltate anche di più. Uno spettacolo nello spettacolo, tra salti, balli e acrobazie varie nel bel mezzo di ritmi forsennati dove rock’n’roll, blues country rockabilly hillybillie si intersecano e viaggiano tra sudore ed empatia. Un trio che ha infiammato e coinvolto il pubblico come nessun altro.

Spunyboys - SJ25

Spunyboys – Foto di Simone Bargelli

Onestamente la cosa che ci ha più impressionato è la naturale capacità di non sbagliare nemmeno una nota contemporaneamente a evoluzioni da circensi navigati, sopratutto quelle di Rèmi al contrabbasso, che seppur non sia dotato di una vocalità eccezionale, riesce a compensare il tutto grazie a una fisicità spettacolare e spontanea. Non è da meno il fratello Guillaume, anche se quello che ci ha stupito maggiormente è il talento ritmico di Eddie alla chitarra. Senza un attimo di respiro, tante sono state le originali proposte, oltre a qualche tuffo nel boogie e ottime rivisitazioni come “Better Be Home” di Ronnie Nightingale e “Gone With the Wind This Morning” di Wayne Rainey. Nella loro setlist c’è spazio anche per brani di Carl Perkins e Johnny Horton ma i numerosi presenti non dimenticheranno quella version improvvisata di “Viva Las Vegas” che per l’occasione diventerà “Viva Summer Jamboree“. A testimoniare il loro incredibile successo è stata la concessione di un secondo bis a discapito dei tempi del programma previsti. Gli Spunyboys saranno ricordati come una delle band più esplosive di questo venticinquennale o forse addirittura anche qualcosa in più.

DAY8:


Il rock’n’roll più tradizionale e la sei corde di Juan Lega, in arte Legacaster sono stato lo start dell’ennesimo giorno di musica e colori. Presentatosi in trio, si esibisce in un buon set che forse avrebbe potuto beneficiare di un impatto più elettrizzante e coinvolgente. L’energia è cambiata nel finale dello show, grazie all’ingresso di Little Risolo. Il giovane chitarrista di Senigallia, con il suo talento promettente, fa ben sperare per il futuro e rinnovamento del rockin’ Italian sound. Quando ci si trova a un concerto di un’artista eccezionale, non si ascoltano solo delle canzoni, ma si assiste a una vera e propria dimostrazione di talento, un’esperienza fatta di emozioni, un’iniezione di arte pura; questo è quello che sarebbe successo da lì a poco. Curtis Salgado, per chi ama il soul più legato al blues, non ha bisogno di presentazioni. Una delle voci più belle e intense della scena che sul palco di Piazza Garibaldi ha dimostrato tutta la sua grandezza in una performance vocale senza eguali. Passionale, potente, capace di raggiungere note dai colori più vari; sfumature e respiri che contribuiscono a creare un marchio inimitabile. Ma un grande live non si basa solo sulla voce.

Curtis Salgado - SJ25

Curtis Salgado – Foto di Simone Bargelli

Curtis non si limita a eseguire un brano, ma lo vive! Riuscendo a trascinare il pubblico nel proprio mondo. Salgado domina il palco in un crescendo di armonie radicate nella cultura afroamericana più classica. Non deve essere stato semplice per la band, che lo accompagna per l’occasione, riuscire a seguire tutte le sue direzioni e richieste; ma è stata questa la forza di una lineup tra cui ritroviamo il bravo Marco Meucci al piano. Tanti i brani che hanno regalato pura energia; tra questi ci piacciono ricordare “You’re Going To Miss My Sorry Ass”, “20 Years of BB King” scritte dallo stesso Salgado; mentre tra le riletture emoziona il southern soul “Born All Over” (dal repertorio di O.V. Wright), “Nobody but you”, brano composto da Charles Hodges. Settantuno primavere per un maestro del genere e una figura che anche attraverso un elegante mestiere d’intrattenitore ha saputo offrire un’altra notte magica al popolo del Summer Jamboree. Due chitarre (Francesca Zanotti e Pete Bridges) e un contrabbasso (Silvia Consonni) e l’amore sincero per il retro sound rockabilly più autentico. Sono le milanesi Glad Rags, la piccola grande gemma della giornata. Caratterizzate dalla loro sofisticata e costante proposta di repertorio, incantano il pubblico delle ore 23 all’Hera stage, attraverso tanti brani di propria produzione. Dimostrando un’ottima sensibilità autorale e un entusiasmo non banale nella loro continua ricerca musicale. Bravissime! …Ci perdonerà Pete.

The Glad Rags - SJ25

The Glad Rags – Foto di Simone Bargelli

DAY10:

Proposta inusuale ma molto interessante quella che ha aperto l’ultima giornata del Summer Jamboree 2o25. Una scelta artistica che spiazza un po’ il pubblico di Senigallia abituato ad altri suoni, ma anche per questo apprezziamo il coraggio di far suonare brani folk-pop dalla forte impronta beat nel palco dei giardini. Pete Molinari è un menestrello che partendo dal Kent e viaggiando per gli States ha saputo rendere originali gli insegnamenti di mostri sacri come Cash e Dylan. Sessanta minuti di qualità compositiva e melodica che offrono il meglio di sé nelle dolci ballate interpretate, mantenendo costante quel mood malinconico presente anche nei brani più rock.

Les Greene - SJ25

Les Greene – Foto di Simone Bargelli

…e la tristezza per l’ultimo giorno di festival non fa altro che salire. Questa speciale edizione del festival non poteva sperare di chiudere il proprio scenario in modo migliore. Sul palco centrale di Piazza Garibaldi è la volta del carismatico Les Greene. Proveniente dalla scena di Baltimora il giovane cantante ha la capacità di toccare le corde più intime e personali di chi lo ascolta. Evidente è il suo talento vocale ma quello che sorprende è la sua profonda intensità e sensibilità di musicista. Riesce a far commuovere ma al tempo stesso il suo lato ribelle e “arrabbiato” è sempre dietro l’angolo. Queste montagne russe emozionali sono ciò che lo distinguono rispetto a tanti altri suoi colleghi anche più altisonanti. Una figura soul che si destreggia egregiamente tra classici iconici come “Stand By Me“, “Tutti Frutti“, “You Can’t Hurry Love” delle Supremes e una versione penetrante di “A Change Is Gonna Come“. Pregevoli anche i brani di cui è autore, Les ha conquistato i numerosi presenti, facendo pensare ad un suo immediato ritorno nelle future edizioni della kermesse. Accompagnato da una “sicurezza” strumentale come i Di Maggio Connection Greene aggiunge alla sua performance una straordinaria fisicità che lo rende un incredibile “animale da palcoscenico”. Les Greene è stato la classica ciliegina sulla torta di un magnifico Summer Jamboree. Come ogni anno a qualcosa abbiamo dovuto, ahimè, rinunciare.

Il programma 2025 ha visto impegnati anche:

Ruby Turner Jam, The Groovy Four, Marco J and The Jaywalkers, Rachel Hermlin and Trio, Cody Lee, I Belli Di Waikiki, Slim Sandy’s and The Cocktails, The Revolutionaires, Lucky Lucianos, The Rattlestrings, Greg Max Paiella and The Jolly Rockers.

Oltre a questo… il Burlesque, il Dance Show, la sfilata d’auto d’epoca, il Village Vintage Market, Walk-In Tattoo, il Motodrome, l’ormai tradizionale sabato sera della Abbey Town Jump Orchestra e la carrellata di ospiti, tanto altro ancora e qualcosa ci scordiamo sicuramente! Inoltre abbandonando solo per un attivo l’aspetto creativo va considerato l’indotto che tutto questo movimento porta al territorio marchigiano. Salutiamo affermando ancora la qualità degli eventi proposti ma sinceramente questa 25esima edizione ha un qualcosa in più, che difficilmente pensavamo di trovare. È stata una delle migliori dei recenti anni soprattutto per la sua direzione artistica e le eccellenti virtù delle band che ne hanno fatto parte. Un festival che incredibilmente sta crescendo anno dopo anno e a questo punto ci chiediamo dove vogliamo arrivare. Nella viva speranza di poter partecipare anche in futuro per raccontare quali territori la “Hot Rod SJ” raggiungerà, ci piace pensare che se Robert Johnson avesse vissuto la nostra epoca forse avrebbe intonato le note di una leggendaria “Sweet Home Senigallia”.

Simone Bargelli

Category
Tags

Comments are closed

Per la tua grafica

Il Blues Magazine
GOSPEL

Gospel

SELEZIONI IBC-EBC 2025

Selezioni Italiane IBC-EBC 2025

14th Europen Blues Challenge

EBC 2025