14 marzo 2011, New York City, al 450 West della 41ma strada trova sede l’Association for Cultural Equity che ospita gli Alan Lomax Archives.
Ad attenderci troviamo Don Fleming, Associate Director and Director of Licensing & Artist/Estate Relations dell’Associazione diretta da Anna Lomax Wood, figlia di Alan Lomax.
Persona gentilissima e squisita ci accoglie in quegli uffici dove la storia e i fantasmi delle tradizioni musicali statunitensi (e non solo) si fanno sentire, regalandoci una sorta di brivido di eccitazione. Una lunga chiacchierata con Don cercando di affrontare le tematiche che stanno a cuore dei lettori de Il Blues e con la speranza di rivedersi presto, magari in Italia.
Com’è che è nata l’idea dell’Archivio Lomax?
Credo che l’idea di tenere in vita e attivo l’Archivio sia un’idea molto importante. Perché non solo rappresenta il lavoro di una vita da lui svolto; e credo che l’importanza di quel lavoro stia nel fatto che lui abbia dedicato un’intera vita alla registrazione. Nella conservazione e promozione di musica e balli. E’ la storia di uomini e donne che rappresentavano la propria comunità. Insomma lui faceva qualcosa di unico, non è che registrasse gente che rappresentava il mondo del pop, le star del pop. La sua non era gente che andava abitualmente in uno studio di registrazione per incidere, era lui che andava da loro per registrare. Lui registrava gente che, in realtà, prestava la propria voce ad una propria comunità. E la cosa più importante, riguardo all’esistenza di questo archivio, è proprio il fatto che noi possiamo utilizzare la musica e la cultura di quella gente, preservare quello che quella gente faceva e, questo, è molto importante. E in quel modo noi riusciamo a mantenere vivo l’interesse da parte del pubblico per quella musica e per quella cultura.