Con personaggi come Will Wilde viene più che naturale confermare che il blues è ancora vivo, come afferma il titolo del suo ultimo lavoro, anzi: l’armonicista nato a Brighton è ormai giustamente considerato uno dei maggiori esponenti del piccolo strumento che, anche grazie al suo talento, continua a godere di grandissima popolarità. Fin dall’inizio questo album trasmette l’indubbia maestria del nostro: il suo modo di suonare è a dir poco rivoluzionario, grazie a quelle sue inconfondibili armoniche definite “Wilde Tuned”, che gli permettono di spingersi oltre i limiti dello strumento stesso, offrendo riff che rivaleggiano persino con gli assoli di chitarra più feroci. Anche la sua voce è grintosa ed emerge fin dall’inizio: nello spettacolare brano che dà il titolo all’album è affiancato da Walter Trout, come sempre particolarmente ispirato, con cui intesse uno straordinario dialogo con la sua chitarra, catturando lo spirito delle performance blues dal vivo. Pure le tracce successive “Wild Man” e la velocissima “Don’t Play With Fire” mantengono questo slancio con ritmi incalzanti e linee di armonica taglienti e aggressive nella loro intensità. La formazione è decisamente coesa e valorizza al meglio ogni fraseggio di Wilde, a partire dal chitarrista Bobby Harrison, seguito dal tastierista Greg Coulson, mentre la sezione ritmica vede Russell Carr al basso e Steve Rushton alla batteria. Meritano la dovuta menzione pure i contributi corali offerti da Dani Wilde, Lindsey Bonnick e Chloe Josephine, che appaiono sempre pertinenti e utilizzati con la dovuta accuratezza.
Anche gli episodi più lenti come “Gypsy Woman” piuttosto che “Broken Dream Blues” mantengono un’energia palpabile attraverso la loro carica emotiva: mentre nel primo caso emerge il lato più morbido di Wilde in una ballata jazz, nell’altro si sviluppa una sorta di riflessione sulle difficoltà di un artista, quasi in contrapposizione all’esplosivo brano iniziale. L’energia della musica ritorna prepotente in “Trouble of That Girl” con tutto quel vigore e autenticità che ritroviamo ancora in “Girl’s Got Soul”, come pure nel blues più cadenzato di “Learn How To Love”. Viceversa “Stole My Love” è profondamente rilassato ma emotivamente carico, con i passaggi all’armonica che lasciano un segno indelebile. La conclusione con “Don’t Trust Me” è un altro blues magistrale, assai ben strutturato sull’hammond di Coulson, dove gli assoli di Wilde si inseriscono perfettamente. Ricco di un’energia pura e di una notevole profondità emotiva, questo album ribadisce l’armonica blues come strumento solista, rendendo omaggio alla grande tradizione del genere: Will Wilde non solo dimostra un’incredibile capacità di fondere elementi del blues classico con un’intensità moderna, ma riafferma che il blues non è solo vivo, ma continua a regalare emozioni meravigliose.
Luca Zaninello
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