Originario del Texas sulla cui costa del golfo è cresciuto, Willie J. Laws Jr. porta con sé una ricchezza di esperienza e un lignaggio intriso di tradizione blues: l’aver vissuto anche in Nevada, Louisiana, California, Massachusetts ha certamente offerto al chitarrista un orizzonte espressivo particolarmente ampio, che nell’ultimo “Too Much Blues” emerge durante i tre quarti d’ora dell’ascolto. La traccia di apertura, “Regl’ Ol’ Blues” pone le sue fondamenta sulla tradizione blues più vera, arricchita dal caldo abbraccio dei fiati e dalla voce piena di sentimento di Willie. L’album poi prende una svolta assai gradevole con brani funky come “Stuck In The Traffic”, caratterizzata dal sound del piano rhodes, oppure “Getcha’ Knee Off My Neck”, decisamente più black, che mostrano l’abilità di Laws di recuperare quelle sonorità così tipiche degli anni ’70, in cui innesta un tocco moderno che non ne snatura l’originalità. Il suo evolversi con i tempi appare anche in “Love Before You Die” con il suo cantato quasi dialogato, ma ben lontano dalla cantilena del rap.

Dall’accattivante “I Want to Be Loved” si procede poi verso uno stile blues più tradizionale, con brani come “Sorry Charlie”, “Too Much Blues” e “Ain’t Going To Texas”, che evocano in modo diverso lo spirito del Chicago Blues però con un caratteristico sapore texano. I quattro musicisti dipingono un vivido panorama musicale, come quando passano dal ritmo sincopato di “You Don’t Love Me” all’atmosfera ariosa sviluppata con gli archi di “Better Off Blues”, arricchita da un assolo tutt’altro che banale.

Dopo un altro coinvolgente blues come “The Right” giungiamo alla conclusione con la pregevolissima interpretazione di “Who’s That Lady” degli Isley Brothers, di cui mantiene l’accenno latineggiante, che conferma quanto sentimento Willie Laws sa mettere nella sua musica. Con un tocco chitarristico che ricorda BB King, il nostro aggiunge un ulteriore livello di raffinatezza al lavoro, globalmente caratterizzato da sonorità pulite e curate, che però non sacrificano la cruda essenza del blues. L’eleganza complessiva dell’album, sebbene possa sembrare quasi eccessiva per alcuni puristi, è invece parte di una proposta musicale intricata e affascinante, ben eseguita da Willie J. Laws Jr. con Brooks Milgate alle tastiere, Dave Johnson al basso e Justin Blackburn alla batteria. Un ottimo dischetto dunque, che abbraccia non solo il classico blues texano, ma incorpora perfettamente elementi di R&B, funk e con un pizzico di rock & roll.

 

Luca Zaninello

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