Non pensavamo oramai che sarebbe stato pubblicato ufficialmente il memorabile concerto che aveva riunito al festival Lockn’ nel 2015, attorno alla Tedeschi Trucks Band un cast impressionante per far rivivere l’epopea di Mad Dogs & Englishmen, il tour di Joe Cocker avvenuto nella primavera del 1970 e immortalato da un doppio album e un film.
Qualche anno fa era uscito in alcuni servizi streaming americani il documentario ricavato da questo evento, “Learnin’ To Live Together: The Return Of Mad Dogs & Englishmen”, diretto da Jesse Lauter, ma solo ora, a distanza di dieci anni la Fantasy/Universal edita in doppio LP o CD questo Live album.
Al proposito, ci è tornata in mente la risposta di Derek Trucks, nel corso di una nostra intervista del 2017, (Il Blues n. 138) «E’ stata una esperienza molto bella. Lo stesso team che ha filmato il nostro disco dal vivo (Live At The Fox Oakland ndt) ha filmato il tributo a Mad Dogs & Englishmen, le prove, il dietro le quinte e molte interviste con i membri ancora vivi. Materiale straordinario. Il problema ora è metterlo insieme, trovare i finanziamenti e assemblare il tutto per una pubblicazione. Noi stiamo cercando di aiutarli e spero prima o poi esca, ci sono interviste con Leon molto interessanti, oltretutto sono forse gli ultimi concerti che ha fatto. Ci siamo divertiti molto, sono stati giorni intensi, la musica e gli incontri con le persone, i musicisti, Chris Stainton, Claudia Lennear, Rita Coolidge…».
E oltre ad alcuni superstiti di allora, oltre ai già citati c’erano Pamela Polland, Chuck Blackwell, Bobby Jones, Matthew e Daniel Moore e ovviamente a Leon Russell, vero artefice di quella super band, hanno invitato a condividere il palco altri amici quali Warren Haynes, Doyle Bramhall II, Chris Robinson, John Bell, Dave Mason, Anders Osborne o Shannon McNally. Ognuno di loro si inserisce alla perfezione, esaltandosi come in un rituale collettivo in mezzo ad una formazione allargata che vibra all’unisono ed eleva una serata divenuta più di un semplice tributo.
Russell ha ovviamente un ruolo di catalizzatore ma il ruolo di “direttore d’orchestra” stavolta spetta a Trucks, fuoriclasse e leader silenzioso, sul quale è ormai arduo trovare aggettivi per descrivere le sua qualità, senza correre il rischio di sciorinare una serie di superlativi. Difficile anche estrarre qualcuno dei brani, tutti ovviamente presenti nella set list originaria, visto il livello delle performance, a cominciare da una scintillante “The Letter” che apre le danze, subito seguita da una “Darling Be Home Soon”, splendida, da confrontare con la versione sul loro live “Everybody’s Talking” (2012), con grande apporto di coro e fiati.
Due parole vanno spese per Susan Tedeschi, cantante che ha espressività, forza, controllo e dinamiche come pochissime altre, ne dà abbondanti prove anche qui ogni volta che è chiamata in causa. Si ascolti ancora “Space Captain”, (tra l’altro brano con cui avevano chiuso il loro concerto milanese nel 2019) in duetto con Chris Robinson, altrettanto coinvolgente, una festa sonora per anime e corpi e un messaggio umanista che andrebbe ricordato a maggior ragione oggi. Non a caso un verso di questo brano, scritto proprio da Matthew Moore, è diventato il titolo del documentario, “Learning To Live Together”.
Pescando in ordine sparso ci soffermiamo sull’ottimo Warren Haynes, al timone per “She Came In Through The Bathroom Window”, forse quello più vicino a Cocker come vocalità o al John Bell (Widespread Panic) molto soulful nell’interpretazione di “Delta Lady”. O ancora alla classe delle signore, Rita Coolidge (“Bird On A Wire”) e la rediviva ex Ikette Claudia Lennear, che qualcuno ricorderà nel documentario premio Oscar “Twenty Feet From Stardom”, con la dylaniana “Girl From The North Country”, struggente duetto con Russell. O ancora “Feelin Alright” cantata dal suo autore, Dave Mason, con uno Stainton molto ispirato e un sopraffino assolo di Derek (senza slide).
Una serata gioiosa e indimenticabile per band e pubblico presente allora, e per chiunque ascolti questo doppio Live. Crediamo non vi sia in circolazione, un altro gruppo come la Tedeschi Trucks che incarni lo spirito comunitario e febbrile del fare musica insieme, persino la devozione verso di essa e in grado di far rivivere pagine storiche con enorme talento, rispetto e credibilità. Del resto lo hanno fatto, sullo stesso palco, riprendendo integralmente “Layla” con Trey Anastasio e ancora Doyle Bramhall II.
E dopo dieci anni, tutto questo diventa, forse anche per loro stessi, una fotografia sonora, un ricordo di Russell (morto nel 2016) e Blackwell (2017) ed anche di un incarnazione della band, considerata la scomparsa dell’eccezionale Kofi Burbridge e gli avvicendamenti avvenuti all’interno del gruppo negli anni successivi (a uno dei due batteristi, JJ Johnson, è succeduto Isaac Eady, mentre Brandon Boone ha sostituito Tim Lefevbre al basso).
Matteo Bossi











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