gnola pandolfi

Nel panorama primaverile di iniziative incentrate sulla musica a noi cara, il 5 e 6 aprile scorsi, gli spazi del Teatro Ambra di Alessandria hanno ospitato la prima edizione dell’Ale Sound Blues Festival. Un luogo molto adatto per questo tipo di proposte, né troppo grande, né troppo piccolo, con un comodo parcheggio proprio di fronte, particolare forse non trascurabile per chi viene da fuori. La direzione artistica è curata da Gabriel Delta, musicista argentino trasferitosi da oltre vent’anni in Piemonte.

Non abbiamo, ahinoi, assistito alla prima serata, incentrata sulla partecipazione di Max Prandi, Dario Lombardo e Andrea Scagliarini, il trio di Paolo Ercoli e Attilio Melandri. Il sabato il teatro conta un pubblico attento e competente ed è un bel segnale cogliere, ci sembra, un senso di appartenenza quasi comunitario e non sempre scontato, in riferimento, ad esempio, alla presenza di altri artisti quali Paolo Bonfanti, Fabio Marza o Marcello Milanese.

Marco Pandolfi

Ad inaugurare la serata ecco Marco Pandolfi, voce, chitarra e armonica. Il  suo set, poco più di mezz’ora, conferma la sensibilità di un artista che si è ritagliato addosso un percorso coerente e policromo. Si potrebbe dire semplicemente che Marco scrive belle canzoni e le canta e suona con voce espressiva, trovando una via strumentale in qualche modo distante sia dal minimalismo che dal virtuosismo. Tutte da gustare le sue composizioni quali “Ain’t Talking About Jesus” oppure “Too Many Ways”, canzone titolo di un album di quasi due decadi addietro e molto bella la tradizionale “He Was A Friend Of Mine”, con cui ricorda anche Dave Van Ronk, che la eseguiva sovente. Difficile sperare in inizio migliore.

Al momento del cambio palco, la gentilezza dell’organizzazione ha voluto riconoscere una targa alla memoria di Marino Grandi, “in omaggio alla sua passione nel diffondere la musica Blues”, che gli scriventi hanno avuto l’onore di prendere in consegna.

La musica torna protagonista con Maurizio “Gnola” Glielmo alla guida di una formazione molto giovane, un trio composto da Giulio Taddei alla chitarra, Mario Gallus alla batteria e Fabio Melleri al basso, quest’ultimo si dice, divertito, grato a Gnola per l’inclusione nella categoria dei giovani.

Anche Gnola predilige i propri brani, specialmente quelli tratti dal suo lavoro più recente, l’apprezzato “Beggars and Liars”. La chitarra del leader traccia una strada blu tra la musica americana, percorsi roots in cui il blues si trova spesso dietro un angolo, come succede anche per autori quali John Hiatt o JJ Cale. Pensiamo a momenti come “Judgement Day”, “Something Is Changing” o “No Way Outta Here”. Buono l’impasto sonoro della backing – band, sia nella rotondità della sezione ritmica che negli occasionali spazi della seconda chitarra di Taddei. Gnola recupera anche un piccolo classico del suo repertorio “Walking Through The Shadows Of The Blues” (che pure ci evoca un vecchio successo degli Whitesnake di “Live…In The Heart Of The City”, 1980) altra occasione per apprezzare la personalità delle sua chitarra.

Nel finale c’è spazio anche per il ritorno sul palco di Marco Pandolfi per animare “Ventilator Blues” e il bello slow “Black Night”, in cui anche il padrone di casa, Gabriel Delta, imbraccia la chitarra con stile fluido e molto “greeny”. Una manifestazione riuscita e alla quale auguriamo, come ha detto Gnola dal palco, continuità: gli ingredienti perché questo avvenga sembrano esserci tutti.

Matteo Bossi e Matteo Fratti

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