carolyn wonderland

L’avevamo già apprezzata dal vivo nel 2019 quando faceva parte della band del compianto John Mayall e più recentemente sui suoi dischi solisti, come gli ottimi lavori targati Alligator e prodotti da Dave Alvin. Ci riferiamo alla cantante e chitarrista texana Carolyn Wonderland, della quale oltretutto avevamo potuto constatare la passione, il rispetto e la simpatia nel corso di un paio di interviste che ci aveva concesso.

Tutte qualità evidenti a chiunque si sia trovato tra il pubblico lo scorso 3 novembre, per l’unica data italiana del suo tour europeo, avvenuta al Circolo ADMR di Chiari. E i convenuti della serata di lunedì sono stati numerosi e attenti, ripagati da una serata musicale da ricordare. Hanno seguito con curiosità anche la performance d’apertura del duo bresciano Claudia Is On The Sofa, composto da Claudia Ferretti, voce e chitarra e Daniela Savoldi al violoncello. Una mezzora di cantautorato minimale, fatto di ballate rarefatte, pervase da un filo di malinconia, come “Love Hunters”.

La Wonderland si presenta accompagnata da un affiatato trio, comprendente l’amica Shelley King, voce e chitarra acustica, Giovanni Carnuccio e Josh Flower come sezione ritmica, puntuali e precisi nell’assecondare la versatilità della leader. Chitarrista di grande gusto, Carolyn possiede uno stile molto personale, suona senza plettri, fatto di fraseggi articolati, controllo e pulizia nella scelta delle note. Comincia da una “Nobody’s Fault But Mine” in omaggio a Blind Willie Johnson, subito d’impatto, per poi passare ad un paio di pezzi autografi estratti dall’ultimo album, vale  a dire “Ain’t Going Back” e “Truth Is”, la canzone titolo.

Carolyn Wonderland Band_ ADMR 2025

 

Propone anche il brano che chiude il disco, scritto con Alvin, in ricordo di una figura cara a entrambi, il pianista Gene Taylor, scomparso nel 2021, di congelamento durante le tempeste di ghiaccio in Texas, “Blues For Gene”, con ancora un ottimo assolo e un cantato molto espressivo. Già, perché Wonderland è altresì una cantante di livello, una combinazione non facile da trovare, ancor meno nel panorama attuale. Lascia spazio anche alla King, a sua volta autrice in proprio, per una ritmata “Madam Mystic”, prima di imbracciare la lap steel per alcuni brani.

“Il segreto per suonare la lap steel?” afferma Carolyn, “beh chiedere a Cindy Cahsdollar”, altra sua amica e collaboratrice. Prendono corpo così “Fragile Peace & Certain War” e “Sooner Or Later”, con i riff insistiti della chitarra o il recupero di un brano del suo passato, “Misunderstood”.

Carolyn Wonderland ADMR 2025

Non potevano mancare degli omaggi allo scomparso John Mayall, “the best boss ever!”, nelle sue parole, dapprima col ripescaggio di “Don’t Waste My Time” e poi con “The Laws Must Change” (l’ha incisa su “Tempting Fate”), invitando sul palco un armonicista non vedente, Raffaele. E poi sfida la King su canzoni a  tema vale a dire“drinking songs”, un match idealmente finito in parità, prima di chiudere con due buonissime riletture, “Orange Juice Blues” (The Band” e “Loser”(Grateful Dead), suonate con una grande padronanza e una gestione delle dinamiche a dir poco impeccabile.

Bis immediato, “facciamo finta che siamo scesi e risaliti sul palco”, dice lei ridendo, su un classico di Freddie King, “Palace Of The King”. Una bravissima artista per una gran bella serata.

Matteo Bossi

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