Cedric Burnside new album

Etichetta: Single Lock (USA) – 2021

 Mi ricordo un ragazzino che suonava la batteria a seguito del nonno, quand’anch’io ero ragazzino e m’accorgevo che il blues forse poteva andare avanti oltre la riscoperta troppe volte confinata al british – blues boom dei dischi di mio padre. Seguivamo Help di Red Ronnie dalle nostre ulteriori periferie musicali, quand’ancora poteva succedere che un pomeriggio televisivo ci accompagnasse allo studio con una folgorazione da un musicista come R.L. Burnside, dal vivo a quella stessa trasmissione, mentre noi eravamo in casa e un nipotino a noi quasi coetaneo invece gli suonava già assieme, a quel vecchio bluesman da un passato lontano di cui avevamo letto solo da qualche parte, paternità più nota di quel che ascoltavamo.

Cedric era stato redarguito dal leggendario avo materno per una falsa partenza musicale: un preambolo a qualche altro passo falso nella vita? Certo è che il blues prima ancora della redenzione del rock’n’roll è stato quel riscatto sociale che dai padri è passato ai figli, indi ai nipoti, ma troppe volte ad eredi adottivi e bianchi di una tradizione non sempre scevra da sofferti pregiudizi dentro alla stessa comunità afroamericana. Alcuni di essi, come i Black Keys, pubblicano il recente Delta Kream dedicato proprio ai mentori Burnside e Kimbrough; ma l’approdo di Cedric Burnside, che torna parallelamente con questo I Be Trying, non ha mai deviato dall’eredità patriarcale che fu del suo “Big Daddy”, coi suoi tredici figli e nipoti e pronipoti, dove il gergo blues non è mai stato altro che un linguaggio famigliare, evolutosi ormai a qualche anno di distanza dalle collaborazioni di una vita verso una formula unica e personale per lui, già candidato ai Grammy Awards coi precedenti Descendants Of Hill Country del 2015 e Benton County Relic del 2018.

Col nuovo album, il giovane Burnside che aveva iniziato batterista (e qui si alterna con Reed Watson) perfeziona il suo stile percussivo alla chitarra, esplicitando il blues nell’essenza di un linguaggio in trasformazione: non la replica di un manufatto ad uso e consumo commerciale quindi, ma elemento d’autore, che in tredici canzoni percorre testi intrisi di amore, cambiamento, riscatto, e progressioni meno usuali del blues, su accordature originali, delineando la miglior padronanza di un groove ascrivibile ai tratti contemporanei di un’autentica “indicazione geografica tipica”. La registrazione in alcune sessions ai Royal Studios di Memphis, TN; la compagnia, quella di alcuni amici di sempre, come ad esempio Luther Dickinson che interviene anche sulla hit “In Step”, potente come una notte in corsa sulla Highway 61.

Come da tradizione di famiglia poi, è una delle tre figlie, Portrika, ad aggiungere i cori sulla solare traccia portante “I’ll Be Trying” dai tratti gospel; mentre non poteva mancare l’ipnotico omaggio di “Bird Without A Feather” a nonno R.L.; con un’altra candela accesa a Junior Kimbrough, che è “Hands Off That Girl”. Poco più di una dozzina di blues, intensi come il dichiarato manifesto in apertura, brillante “The World Can Be So Cold”, che è anche la miglior introduzione al blues dei nostri tempi.

Matteo Fratti

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