Clarence Fountain - Il Blues Magazine

“Non sono venuto qui in cerca di Gesù, l’ho portato con me”, così esordisce Clarence Fountain in uno dei live più belli dei Blind Boys of Alabama, “I Brought Him With Me” (House Of Blues, 1995). Lui del gruppo è stato leader e fondatore, attraversando le decadi, cominciando a cantare da ragazzino al Talladega Institute for the Negro Deaf and Blind, quando mette  insieme un gruppo gospel chiamato Happy Land Jubilee Singers. Qualche anno dopo diventano Blind Boys of Alabama e il loro primo disco risale al 1948, quando per la Coleman incidono “I Can See Everybody’s Mother But Mine”, che da il la ad una serie di lavori per etichette quali Vee-Jay e Specialty poi. La fama di Fountain e dei Blind Boys cresce e le loro performance trascinanti, sovente sfidando i Five Blind Boys of Mississippi a colpi di estatico hard gospel. Fountain e soci restano fedeli ad esso e non si lasciano tentare dalle numerose offerte di incidere musica secolare, sulle orme di Sam Cooke. Fountain però lascia il gruppo negli anni Settanta per una carriera solista tornando all’ovile negli Ottanta, rilanciando l’attività del gruppo. Dapprima con l’acclamata partecipazione al musical Gospel At Colonus, tratto dall’Edipo a Colono di Sofocle, rappresentato anche a Brodway, nel cast c’era Morgan Freeman. Fountain e gli altri due membri storici, George Scott e Jimmy Carter, traghettano il gruppo verso nuove frontiere, un album prodotto da Booker T, un paio per la House of Blues e poi il fortunato approdo alla Real World di Peter Gabriel, col magnifico “Spirit Of The Century” (vincitore del Grammy). Da lì è un susseguirsi di concerti in giro per il mondo e di collaborazioni con un numero quasi incalcolabile di artisti (la più celebre forse quella con Ben Harper), su disco o su un palco. La voce di Fountain profonda e versatile, capace di passare dalla gravità ad un lancinante urlo in falsetto conserva negli anni la capacità di trafiggere gli ascoltatori, come ricorderà chi li ha visti in concerto, anche nel nostro paese. Da una decina d’anni problemi di salute gli avevano impedito di andare in tour e i Blind Boys, già privi di Scott, scomparso nel 2006, hanno continuato guidati da Jimmy Carter. Clarence ha attraversato oltre settant’anni di musica e restava, forse, l’ultimo dei grandi solisti ancora legati al periodo d’oro di questa musica. “Volevo cantare gospel e volevo cantare per il Signore” disse una volta Fountain. Ed è esattamente quello che ha fatto.

Matteo Bossi

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