Serata dallo spiccato interesse non solo musicale, ma culturale al Festival di Piacenza, quella dello scorso 27 giugno, in più nella cornice molto suggestiva di piazza Cavalli. La giornalista Ilaria  Guidantoni ha animato un incontro sull’Algeria, con la partecipazione dello scrittore Aziz Chouaki e della giornalista / medico Nacera Benali, cercando di sfatare luoghi comuni e fornendo spunti di riflessione e punti di vista diretti, su questioni complesse e sempre attuali. Le parole sono state intervallate da interventi musicali del tutto in linea con il tema  della conversazione, da Faris Amine con la sua chitarra acustica.

Foto di Matteo Bossi

Foto di Matteo Bossi

L’artista touareg italiano ha poi occupato il palco in solitudine per un set, breve ma di buonissima fattura, improntato al repertorio del suo recente “Mississippi To Sahara”. Faris ha trovato una sua chiave per combinare la tradizione blues con la musica touareg, sulla scia di Tinariwen, Tartit o Terakaft. Originale anche la scelta di cantare in lingua tamasheq classici blues, come quelli proposti durante il concerto, fossero essi “Oulawen Win Tidit (Death Letter)” oppure “Alwaq Semman (Hard Time Killing Floor)”, che acquistano una dimensione tutta particolare e poliritmica, anche in virtù degli intrecci chitarristici da lui imbastiti. Molto evocativo il suo lavoro nel brano finale suonato con la Weissenborn sulle ginocchia, modalità che potrebbe ricordare alla lontana un Ben Harper prima maniera.

Foto di Marino Grandi

Foto di Marino Grandi

Pare che i loro giochi preferiti da ragazzini, non fossero solo il “pallone da basket” per i fratellini Ryan e Kyle e le “bambole” per la più piccola Taya, ma anche gli strumenti, con i quali si sono messi a “giocare” sul serio dopo un provino organizzato dal loro padre, al Ground Zero di Clarksdale. Ed è così che i tre fratelli Perry con il nome The Homemade Jamz Blues Band, hanno creato subito interesse nel mondo del blues, vincendo i vari Challenge statunitensi, ottenendo da subito il primo contratto discografico con una importante etichetta di settore, la canadese Northern Blues, ed hanno ricevuto un attestato di stima da parte di B.B.King il quale dichiarò: «Non ho mai visto qualcosa di musicalmente così notevole».

Foto di Marino Grandi

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Oggi sono diventati maggiorenni e per la prima volta hanno messo piede in Italia per diverse date, inclusa quella del Festival di Piacenza. Il loro è stato un concerto fiume, un pezzo via l’altro dove ha prevalso più l’aspetto di un blues elettrico dinamico, corposo al punto giusto e senza quella inclinazione da power trio, “salendo” purtroppo solo verso il finale sulle Hills del Mississippi, a favore di qualche passaggio prevedibile “I Play The Blues For You” e “Ain’t No Sunshine”, mentre ci è parso di buona fattura “Gotta Bad Bad Feeling”. Ryan (il fratello maggiore) ha già le sembianze da consumato front man, è molto abile alla chitarra elettrica e disinvolto nel canto, mentre Kyle al basso e Tanya alla batteria, formano una sezione ritmica con ancora qua e là qualche, se vogliamo giustificata, esuberanza giovanile. Sul palco hanno comunque dimostrato di andare d’accordo e questo è un bene per il loro prosieguo e per noi appassionati, perché sono una nuova generazione con la testa al blues!

Matteo Bossi  Silvano Brambilla

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