irma thomas galactic

Qualche anno fa, Irma Thomas compariva in copertina sul numero 281 di Living Blues e nel corso di una lunga intervista, raccontava di come i dodici anni intercorsi tra “Simply Grand” l’ultimo suo lavoro su Rounder e “Love Is The Foundation”, uscito per Newvelle nel 2020 solo in vinile, non fossero stati una scelta ma nessuno l’avesse cercata per proporle di registrare in questo arco di tempo. Ed è un vero peccato perché le sue qualità vocali continuano ad essere notevoli, lo attestano i suoi concerti o le partecipazioni a documentari come “Take Me To The River: New Orleans”.

E anche se ci sono voluti altri cinque anni per riportarla in uno studio, è più che benvenuta questa collaborazione coi Galactic, affermata band di New Orleans,  per un intero album. Band e artista si erano già incrociati in passato, la voce di Irma Thomas illuminava “Heart Of Steel”, sul loro album “Ya-Ka-May” e anche dal vivo occasionalmente hanno collaborato. Ricordiamo anche il duetto tra Irma Thomas e Walter Washington in “Even Now”, tratto da “My Future Is My Past” prodotto da Ben Ellman che nei Galactic suona gli strumenti a fiato, soprattutto il sax.

La sintonia è avvertibile in ognuno dei nove brani di “Audience With The Queen” e d’altra  parte i Galactic hanno dimostrato anche in passato di sapersi adattare a grandi voci, pensiamo che su “Into The Deep” ospitavano Mavis Staples o Macy Gray ed hanno avuto cantanti come Erica Falls e più recentemente, Anjelika “Jelly”Joseph (qui presente come corista). “I sound like an old version of me!” ha detto Irma Thomas dopo aver ascoltato il risultato finale di queste session. Ed è difficile darle torto. Senza cercare di modernizzare il suono della Thomas, ma senza nemmeno costruire suoni ricalcati sugli anni Sessanta/Settanta, i Galactic imbastiscono un tappeto in cui soul/funk/rhythm and blues si combinano talvolta in percentuali variabili, ma sempre con coerenza ed efficacia.

I testi dei brani sono in linea con il temperamento della Thomas, tra orgoglio, disincanto ed empatia, la sua voce vibra di intensità in “Lady Liberty”, uno dei brani chiave del disco, un racconto della realtà che parrebbe rifarsi alla musica con un messaggio degli Staples Singers, con versi quali, “ another black man shot down last night and they keep adding up Is this the world that we’re living in?”. Altrove Irma Thomas si trova perfettamente a suo agio nella classicità di una ballad, “Puppet  On Your String”, un territorio in cui, nella sua carreira,  si è sovente espressa al massimo. In “People”, ben innervata dai fiati, racconta di averne viste tante, nel corso della sua vita, un pezzo che sembra scritto da Allen Toussaint per lei.

L’unica cover è invece l’iniziale “How Glad I Am” (Wilson/Harrison) che ha conosciuto, negli anni Sessanta, versioni di colleghe illustri, (Nancy Wilson, Aretha Franklin, Fontella Bass…), interpretata con autorevolezza e un arrangiamento vicino al gospel e gli scambi vocali tra Irma Thomas e il coro. Una situazione riproposta nella coinvolgente, groovy, “Where I Belong”, impeccabile il lavoro della sezione ritmica Rob Mercurio/Stanton Moore e ottima anche la maliziosa “Be Your Lady”, col suo andamento da New Orleans funk e Ivan Neville a dare man forte all’organo. Poco più di mezzora di bella musica per questo gradito ritorno della “soul queen of New Orleans”, ottuagenaria in splendida forma; un ricooscimento e un plauso va anche alla veste sonora cucitale addosso, davvero su misura, dai Galactic.

Matteo Bossi

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