johnny iguana

Johnny Iguana, al secolo Brian Berkowitz dal New Jersey, e’ un pianista di Chicago della generazione “Skoller”, degni successori della generazione dei Butterfield e dei Bloomfield, che ebbero la fortuna di affiancare i giganti del Blues.  Anche Iguana ha avuto la possibilita’ di fiancheggiare dei grandi come Junior Wells e Otis Rush prima della loro dipartita.  Inutile pero’ qui ripetere gesta e avvenimenti largamente dibattuti in una bella ed esaustiva intervista di Matteo Bossi che potete leggere su questo stesso sito.

Il piano e’ uno strumento fondamentale nello sviluppo della musica afroamericana: in un lampo si passa dal vecchio pianista di juke joint che martella i tasti di uno sgangherato piano verticale mentre alla sue spalle tutti si divertono, alle rarefatte atmosfere di un Keith Jarrett.  Dal suo canto, Johnny Iguana ha avuto a sua disposizione negli studi Delmark uno Steinway B del 1917, un grande alleato per ottenere un suono cristallino, e come i grandi acrobati, Iguana ha suonato in una presa unica, senza ritocchi. Come viene, viene.

Dal titolo leggermente obliquo, questo disco apre le porte sul mondo musicale interiore di Iguana: c’e’ il Blues ma c’e’ anche altro.  Un po’ come in un sogno, sembra sempre affacciarsi il pianista di Blues, pronto al boogie ma anche allo slow, che poi rientra proseguendo l’ispirazione del momento, come in “Heart of Gold” di Neil Young o  l’originale “For Dancers Only”.

Ma anche nei Blues e nei boogie, Iguana sceglie la sua via.  Se “Messin With The Kid” e una straordinaria “You Belong To Me” si candidano seriamente come i pezzi migliori di questo disco, anche nelle sue composizioni come “Stormy Night In a Moroccan Blues Bar” e “Tripping in A French Ambulance” è piu’ che convincente.  Mentre i boogie di Little Brother Montgomery e Jay McShann vi toglieranno il respiro, avrete la possibilita’ di godervi questo disco unico nel suo genere.  Un’opera molto riuscita che alza la sbarra delle aspettative sul pianista Johnny Iguana.

Luca Lupoli

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