Kid Ramos-Old School West Coast Blues

Kid Ramos-Old School West Coast Blues di Matteo Bossi

Figura di spicco della West Coast, la carriera di David Kid Ramos è iniziata in pratica quarantacinque anni fa collaborando con molti dei più bei nomi in circolazione, da James Harman ai Fabulous Thunderbirds, passando per Lester Butler, Mannish Boys o veterani come Floyd Dixon e Johnny Tucker, solo per citare alcuni di essi.

Da metà anni Novanta conduce in parallelo la sua carriera solista, che conta non moltissimi dischi ma di qualità costante, come del resto conferma l’ultimo “Strange Things Happening”, uscito qualche mese addietro per la Nola Blue di Sallie Bengston.

Si trattava di un originale progetto gospel con vecchi amici quali Brian Templeton e Stephen Hodges oltre a suo figlio Johnny Ramos. “Una splendida esperienza”, ci dice lui quando gliene domandiamo, all’inizio della nostra conversazione via Zoom.

“Io e Brian abbiamo realizzato già due dischi insieme, tre se conti anche il disco di Willie J. Campbell…Willie J. è scomparso pochi anni fa a causa della SLA. Brian è un buon amico, abbiamo anche tenuto diversi concerti insieme, perciò questa è stato una bella occasione e avere mio figlio sul disco è stato un bonus extra.

È significativo che al momento giusto nuove amicizie si siano formate grazie a questo e le vecchie si siano rinsaldate. Io Brian abbiamo scelto il materiale insieme ed anche Johnny ha avuto modo di dire la sua.

Abbiamo molti dischi che ci piace ascoltare, così abbiamo individuato cose che pensavamo avrebbero funzionato per quel che avevamo in mente di fare.

E tutto è venuto davvero bene, in pratica è stata una registrazione dal vivo, eravamo tutti nella stessa stanza, senza cuffie, anche i cantanti…abbiamo lasciato scorrere il tutto e in due giorni abbiamo inciso tutte le tracce. Abbiamo provato a casa mia un giorno, Brian, Dave Limina, Mike Turturro, Stephen Hodges e io e mio figlio.

Abbiamo suonato il materiale e il giorno dopo eravamo in studio. Grazie a Dio è venuto così, con questo tipo di live feeling”

Kid Ramos, l’intervista

Dave Limina è un elemento chiave, oltretutto è docente a Berklee.

Sì, è capo dipartimento di tastiera alla Berklee School Of Music, suona con Ronnie Earl da tredici anni e con Sugar Ray Norcia ed altri musicisti dell’area di Boston. Io non lo avevo mai incontrato ma Brian mi aveva parlato di lui, dicendo, “se facciamo un disco gospel dobbiamo avere Dave Limina”.

“Ok Brian, “gli ho detto, “mi fido di te ciecamente”. Ha funzionato, Dave era disponibile e ogni cosa si è incastrata alla perfezione.

Avete lavorato con Chris Lizotte come produttore.

Avevamo amici in comune Chris ed io, lo avevo sentito nominare ma non ci eravamo mai incrociati. Ci siamo visti a pranzo con lui, James Rasmussen, io e mio figlio Johnny e mi hanno illustrato la loro idea riguardo questo disco. Ne avevano già realizzati quattro o cinque con altri artisti e sembrava una grande idea. Da allora siamo diventati amici ed ho anche suonato con lui in alcune chiese dove è andato come ospite, per molto tempo Marc Ford dei Black Crowes ha suonato la chitarra per lui, ora Marc sta facendo altre cose, credo suoni con Lucinda Williams. Chris è una bella persona e scrive ottime canzoni. James lo avevo conosciuto anni fa, ma non lo vedevo da tempo. Mi ha contattato lui, è un servizio che porta avanti a supporto dei musicisti e mettendo insieme queste registrazioni. Poi abbiamo contattato Sallie della Nola Blue, lei era una fan di Brian Templeton ed anche mia e le cose si sono sistemate subito.

Com’è stato registrate con tuo figlio Johnny?

È stato un bel momento, ci siamo divertiti molto, che risate, è bello averlo attorno. Abbiamo anche tenuto dei concerti, siamo venuti in Italia quattro o cinque anni fa al Summer Jamboree, siamo stati in Norvegia e quest’anno suoneremo a Lucerna con tutta la band.

Ti avevamo visto al festival anche con Johnny Tucker qualche anno fa.

Ah certo! La sua salute non va benissimo di questi tempi, ma che bel personaggio Johnny Tucker. Avevo conosciuto Bob Auerbach tramite Flody Dixon, era un amico di Floyd. Siamo diventati buoni amici e ovviamente abbiamo fatto quel disco insieme. È stato qualcosa di speciale, che onore lavorare a quel disco con Floyd, un tipo particolare, molto divertente. Ha avuto una vita interessante, quando ha inciso i primi dischi negli anni Cinquanta era ancora al liceo! Ha scritto grandi canzoni, “Call Operator” è stato quasi un hit ed anche “Hey Bartender!” e cose del genere, ma è anche stato un senzatetto per alcuni periodi della sua vita. Una gran persona. Ho avuto modo di passare tempo con lui, è anche venuto a cena a casa mia un paio di volte. Poco più di un mese dopo aver finito il disco se ne è andato. Sapeva di essere malato ma io non sapevo bene quanto lo fosse, il fatto che sia riuscito a finire il progetto è stata una fortuna, ma anche l’ultima  cosa che ha fatto.

Potrebbe essere la stessa situazione per Tucker, riguardo i due dischi che ha fatto grazie a Bob Auerbach e al tuo aiuto.

Sì, è lo stesso. Ora è in una casa di riposo ma non sta benissimo…quella è stata un’altra bella esperienza perché Johnny è una persona dall’anima buona. Davvero un tipo formidabile. E anche Bob si è ritirato, un paio d’anni fa si è sposato e si è trasferito, ora vive in Oregon. Sembra felice ma ha fatto un passo indietro rispetto alla musica. Come sai il music business è duro e l’ho visto cambiare parecchio. Negli anni Ottanta era tutta un’altra storia. C’era una scena vibrante, succedevano molte cose…poi internet ha cambiato tutto. E molte persone non ci sono più, James Harman, Randy Chortkoff, Lynwood Slim…molte persone con cui ho suonato se ne sono andate, Richard Innes, Larry Taylor, Juke Logan, tutti loro non ci sono più.

Kid Ramos intervista esclusiva per Il Blues

Kid Ramos (foto Luca Lupoli)

Erano senza dubbio tempi diversi. Immaginiamo tu abbia avuto modo di vedere dal vivo alcuni dei grandi.

Sì, e la cosa ha avuto un effetto profondo su di me. Ho visto Muddy Waters, Albert King, Freddie King e B.B.King in piccoli club, ho suonato con Big Joe Turner e l’ho accompagnato ai tempi della James Harman Band. Questi artisti erano ancora in giro all’epoca e per me è stata una grande esperienza di apprendimento, ero come in missione. Potevo frequentare un posto molto vicino a dove vivevo, guidavo fin lì per andare a vedere tutti questi musicisti, si chiamava The Golden Bear.  Poi ci ho anche suonato con Harman nei primi anni Ottanta. Ma ora non esiste più, lo hanno abbattuto come fanno qui. La cosa bella dell’Europa è vedere tutti questi meravigliosi edifici storici e chiese, in America costruiscono qualcosa di nuovo e buttano giù tutto.

Come vi siete conosciuti con Harman?

Beh, conoscere Harman è stato un passo importante per me, ha cambiato le cose. James aveva dodici anni più di me, quando ci siamo conosciuti avevo solo ventun anni e lui mi ha preso sotto la sua ala. Ha cominciato a farmi ascoltare dischi e a farmi delle cassette che poi ascoltavo di tutto il blues possibile e alla fine mi sono unito alla sua band. Quella è stata la mia istruzione. E poi nella band sono passati Hollywood Fats, Willie Campbell, Gene Taylor, Junior Watson…a poco più che vent’anni ero attorniato da questa gente e mi hanno influenzato molto, era tutto un modo diverso di imparare.

Sei rimasto sei o sette anni con James, anni formativi.

Sì, la mia istruzione, come dicevo. Ero stato in band e avevo suonato nei club prima di incontrare James, ma cercavo le persone giuste con cui essere in un gruppo, qualcuno che amasse la stessa musica…ed era difficile. Quando l’ho conosciuto nella band c’erano Willie, Stephen Hodges e Gene Taylor, e questi erano musicisti affermati e suonavo la musica che aspiravo a suonare anch’io. Sono stato fortunato. All’epoca c’erano alcune band di bianchi che suonavano questa musica, i Roomful Of Blues, i Fabulous Thunderbirds in Texas, Rod Piazza e William Clarke, Blasters…ma a volte eravamo in cartellone accanto a gruppi punk o new wave, le scene si  mischiavano, c’erano anche i Red Hot Chili Peppers che stavano cominciando. Combinazioni diverse. E talvolta suonavamo con Pee Wee Crayton e Big Joe Turner…bei tempi per tutta questa musica.

Era impegnativo suonare la chitarra in una band con Hollywood Fats? Anche lui se ne è andato troppo presto.

Oh, sì è morto davvero troppo giovane. Quando ho conosciuto Fats, lui aveva già suonato con la band di Muddy Waters, Albert King, suonato in quella di Jimmy Witherspoon o JB Hutto…tutti questi famosi artisti blues, perciò era miglia davanti a me. Ero solo  un ragazzino e lui un professionista navigato quando eravamo nella band di James Harman. Per me essere in una band con lui, condividere il palco sera dopo sera è stato di grande insegnamento, qualcosa di impagabile.

 Dopo quegli anni con Harman ti sei preso una pausa dalla musica per stare con la tua famiglia?

Sì, suonavo ancora ma non andavo molto in tour…suonavo con Juke Logan e Janiva Magness e poi con Lynwood Slim. Lui viveva in Minnesota e si è trasferito qui, perché ci viveva sua madre, ho iniziato a suonare spesso con lui. Avevo un lavoro e certo mi ero sposato ad avevamo formato una famiglia. Poi nel 1995 mi sono unito ai  Thunderbirds e sono rimasto con loro per sette anni.

I Thunderbirds in quegli anni somigliavano molto alla band di Harman.

Vero! C’erano molte delle stesse persone nella band, Gene Taylor, Willie J. Cambpell ed anche Stephen Hodges per un po’, e poi Jimi Bott dalla band di Rod Piazza…tutti ragazzi californiani. Avevo conosciuto Kim negli anni Settanta, quando passavano in città andavo a vederli. Una volta o due era anche venuto come ospite a suonare con la Harman band. Perciò quando mi sono unito a loro è stata una grande opportunità. Mi ricordo che il mio primo anno abbiamo fatto duecento date.

Hai suonato con molti armonicisti, Harman, Kim Wilson, William Clarke o Charlie Musselwhite. Cosa ci vuole per accompagnare un armonicista?

Suonare con un armonicista è diverso rispetto a suonare con una sezione fiati o da solo. B.B. King o Freddie King non hanno mai avuto un’armonica. Invece per Sonny Boy Williamson, Little Walter o Big Walter è tutta un’altra storia, accompagnare un armonicista richiede uno stile diverso, c’è gente che lo fa meglio di me ma sono stato fortunato a suonare con tutti loro. È una  mentalità diversa, più accordi e linee di basso, devi ascoltare Robert Lockwood e Luther Tucker, i musicisti che accompagnavano gli armonicisti, ci sono un sacco di grandi dischi da ascoltare, i primi di Junior Wells per esempio, anche se Junior e Buddy Guy era ancora diverso da Little Walter. Ognuno aveva la sua caratteristica. E probabilmente Kim Wilson è uno dei migliori, non si può sottovalutare uno come lui.


Kid Ramos West Coast Party | Los FabuLocos


Più o meno nello stesso periodo in cui ti unisti ai Thunderbirds, hai iniziato a incidere i tuoi dischi solisti.

Sì, ne ho fatto uno su Black Top e alcuni su Evidence. Tutti i dischi li ho registrati in pratica dal vivo in studio e per quasi tutti ci sono voluti due giorni  e altrettanti per il mixaggio. Su “West Coast House Party”  c’erano talmente tante persone in studio, molti ospiti, Duke Robillard, il grande Gatemouth Brown, Junior Watson, Rusty Zinn, Rick Holmstrom, Charly Baty…avevo tutti questi grandi chitarristi e tutti volevano suonare con Gatemouth. Ed era davvero una festa, avevamo cibo in studio, una cosa febbrile ma grande, tutti in una stanza con i fiati da un lato. Ricordo di quando è arrivato Gatemouth, gli ho accordato la chitarra e regolato l’ampli e non ha toccato né modificato nulla, ha semplicemente suonato. Che bei tempi. Per questo l’ho voluto chiamare house party.

 Sei stato anche coinvolto in diversi progetti della Delta Groove, l’etichetta del compianto Randy Chortkoff, come i Mannish Boys.

Conoscevo Randy da molto tempo, lo conoscevo sia quando non aveva soldi e quando ne aveva. Era un tipo divertente. E abbiamo passato bei momenti. Il fatto che lui abbia varato l’etichetta ha dato a molti l’occasione di fare dischi e viaggiare. Johnny Dyer, per esempio, che conoscevo dagli anni Ottanta, Finis Tasby, Bobby Jones, Leon Blue…Randy ha messo insieme grandi band. Aveva Kirk Fletcher e Sugaray Rayford, Sean Costello, Mike Zito o Cedric Burnside…gente molto diversa tra loro. E ovviamente Los Fabulocos. Mi manca. Era un imprenditore e hustler.

 Cosa ricordi dei Los Fabulocos?

Sai, avevo conosciuto Mike (Molina) e Jesse (Cuevas) quando erano nei The Blazers di East L.A. Jesse mi ha chiamato dicendo, “che ne diresti di suonare in questa band, Los Fabulocos? E di suonare il bajo sexto?” “Non ho mai suonato il bajo sexto” gli dissi. “Oh ti mostro te accordi e poi te la caverai benissimo”. Ecco come è accaduto. E poi ho detto a Randy, “devi far incidere questa band” e lui mi fa, “Ma, non so”. All’inizio non era convinto. Ma alla fine ha acconsentito e siamo andati in studio, David Z era l’ingegnere del suono, lui aveva lavorato ai dischi di Prince. Incidiamo il primo disco e Randy lo adora. Così poi ne abbiamo fatto un secondo. Penso siano fuori catalogo ora. Ma è stata una grande esperienza. Li ho portati in Europa, abbiamo suonato in Norvegia e di recente abbiamo suonato insieme in California. È stata la prima volta dopo anni, un grande show, con The 44s, The Blue Shadows con Bill Bateman e John Bazz e Los Fabulocos. E conosco Bazz e Bateman dai primi tempi dei Blasters.

 Hai suonato anche con Lester Butler.

Sì, Lester era grande. L’ho conosciuto negli anni Ottanta, era solo un amico di Hollywood Fats, non sapevo suonasse l’armonica, non era in una band o cose del genere. Era più giovane di me. Poi ha iniziato a chiamarmi quando ha messo insieme i Red Devils, che in origine si chiamavano The Blue Shadows, con Bill Bateman e Johnny Ray Bartel. Suonavo con loro il lunedì sera al King King poi hanno cambiato nome in Red Devils e poco dopo hanno ottenuto un contratto discografico. Avevo smesso di suonare con loro perché mi ero sposato da poco ed era troppo, ma era una bella band e Lester era davvero grande. Aveva il suo stile. Alcuni dei più vecchi come James Harman non capivano Lester Butler e quello che faceva, ma era grande. Un altro che se ne è andato troppo presto.

In seguito avevi una band con lui, Snake Snake?

È durata poco, volevo registrare con quella band per la Evidence, Jerry Gordon venne in California a sentirci…poi Lester è morto e ho dovuto fare qualcosa di diverso. È stata la fine della band.

Kid Ramos, Lucerne Blues Festival 2018

Kid Ramos, Lucerne Blues Festival 2018

 Un altro tuo amico è stato Lynwood Slim, era anche su alcuni tuoi dischi.

Oh, penso che Slim sia su tutti i miei dischi, almeno fino alla sua scomparsa. Eravamo molto legati, era il mio migliore amico. Ed era grande. Avevamo fatto il Big Rhythm Combo insieme ed era su “Two Hands One Heart”, il mio primo album solista.

Oggi per un giovane musicista come tuo figlio la scena è molto diversa da quando avevi tu la sua età.

Oh, sì, non so cosa facciano, non escono a vedere musica dal vivo, è tutto sul telefono, ma non ci sono più i locali, i club che c’erano negli anni Ottanta. Quando suoniamo la maggior parte del pubblico è gente della mia età non quella di Johnny. Tiene anche concerti per conto suo e cerca di coinvolgere giovani band in cartellone con lui…ma è difficile far uscire di casa i giovani, preferiscono starsene a messaggiarsi sul telefono. È la stessa cosa coi dischi, dovevi essere parte dell’esperienza di ascolto, invece di ascoltare dal telefono…il mondo è cambiato. Dico a mio figlio che sono un dinosauro, sono in via d’estinzione. Con Slim ne parlavamo continuamente di questo. Un tempo avere un contratto voleva dire qualcosa ma ora puoi fare un disco dal salotto di casa a la gente pubblica dischi ogni giorno inflazionando il mercato…tutti devono guadagnare dal merchandising e se vai a un concerto paghi duecento dollari per un biglietto. I servizi di streaming valgono pochi penny…sono felice di essere cresciuto ai miei tempi, non sono adatto a questi rispetto al passato.

I tuoi genitori erano cantanti, si deve anche a questo il tuo interesse per la musica?

Mia mamma era calabrese, i miei nonni erano di Catanzaro, vennero negli Stati Uniti attraverso Ellis Island. Mi mamma è nata qui ed era una magnifica cantante, faceva piangere la gente quando cantava. Ha più o meno rinunciato alla carriera per sposare mio padre, poi si sono separati ed ha incontrato il mio patrigno che era un baritono e cantava al Metropolitan. Cantavano insieme e lui suonava anche la chitarra, mi ha insegnato i primi accordi, era un tipo interessante. Perciò sì, sono stato immerso nella musica per tutta la vita. L’opera è bellissima, è emozionante, prendi Pavarotti…da bambino non l’apprezzavo ma più avanti nella vita sì. Si tratta di emozioni umane, gente che esprime ciò che ha nel cuore, come ascoltare Hank Williams, Muddy Waters o Robert Johnson, se è buona musica e viene dall’anima io sento una corrispondenza. Mi piace ascoltare dischi, a seconda dell’umore, la soul music, Sam & Dave, Sam Cooke o B.B. King…qualunque cosa prima del ’66 è ottima! Non ascolto molte cose di oggi, sai, finisci per vivere nel tuo mondo. Anche Kim Wilson me lo diceva. Gravito attorno alle cose che abbiamo sempre ascoltato. Mio figlio ascolta molta musica che mi piace e a volte mi dice, “ascolta questo”, è molto più sveglio di me.

Hai già in mente un prossimo lavoro?

Non sai mai cosa ti riserverà il futuro, prendo ogni giorno come viene. Spero di restare in salute e fare altri dischi. Dovrei registrare presto con The 44s e potremmo incidere altre cose con Brian, sfortunatamente lui vive sulla costa est ed io qui ad ovest, ma verrà da queste parti in ottobre.


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