Koko Mojo Records: Right Hand Man+ Boss Black Instrumentals

di Philippe Prétet

Nient’altro che buone notizie dalla Germania! Innanzitutto, con la continuazione della serie “Right Hand Man”, Koko Mojo Records prosegue la sua tradizione di antologie di qualità, ristampando gemme e pepite che permettono di (ri)scoprire musicisti dai più noti ai più oscuri, pubblicati su etichette emblematiche e/o locali. Il secondo volume di Charles “Chuck” Norris è proprio una compilation di questo tipo. Poi, dopo il grande successo di “Boss Black Rockers” e il notevole seguito “More Boss Black Rockers”, ecco arrivare la terza parte intitolata “Boss Black Instrumental Rockers.” Infine, mentre si poteva temere che l’album sarebbe diventato relativamente monotono col passare del tempo, l’ascolto dei primi tre volumi strumentali diventa davvero “compulsivo”, in quanto contengono tastiere gementi, sassofoni ululanti, batterie ossessive e chitarre vibranti. “All killer, no filler”, come recita il loro geniale motto!

Chuck Norris Vol.2 1946-1962  (KM CD213)

Ecco il tanto atteso seguito della compilation di Koko Mojo sulle prime registrazioni di Charles ‘Chuck’ Norris. Include tre brani a suo nome tra il 1947 e il 1953, oltre ad altri venticinque  in cui ha suonato con una serie di vedette dell’R&B fino al 1962. Non è incluso il periodo del suo breve ritorno nei primi anni Ottanta. Chuck Norris proviene dal Midwest. È nato a Kansas City, nel Missouri, l’11 agosto 1921 ed è cresciuto a Chicago, dove ha studiato con il famoso insegnante di musica Captain Walter Dyett alla Chicago’s DuSable High School. È lì che ha imparato a leggere la musica. La sua versatilità e la capacità di stare al passo con le mode musicali lo resero un artista molto richiesto. A metà degli anni ’40, Norris si trasferisce a Los Angeles, dove le sue esibizioni nei club locali attirano l’attenzione di etichette e produttori indipendenti, in particolare del sassofonista, autore e produttore Maxwell Davis, i cui legami con etichette come Aladdin, Modern e Specialty offrono a Norris numerose opportunità di lavoro in studio. Negli anni ’40 e nei primi anni ’50, la West Coast era la culla del Rhythm and Blues, che fondeva vari generi musicali. Questi includevano una miscela di piccoli combo con uno stile quasi pop, il Texas blues e le influenze delle big band del Midwest.

Queste facciate furono utilizzate principalmente per colmare le lacune dei cataloghi delle etichette piuttosto che essere considerate come investimenti a lungo termine.  Di conseguenza, ebbero una distribuzione limitata e vennero stampate in quantità ridotte, rendendo la maggior parte di esse praticamente impossibile da trovare oggi. Nel corso della sua carriera, Charles Norris pubblicò pochissimi titoli a suo nome. Dobbiamo essere cauti sul numero esatto, poiché le informazioni discografiche su di lui sono scarse e imprecise. Detto questo, (troppo) pochi appassionati di blues sono consapevoli di aver sentito Chuck Norris alla chitarra o al basso in innumerevoli sessioni con Charles Brown e Dinah Washington, Percy Mayfield e Jesse Belvin, oltre che in dischi di successo di Bobby Day, The Robins, The Platters e The Rivingtons. Ha persino trascorso un mese suonando il banjo dietro Louis Armstrong e Barbara Streisand in “Hello Dolly”.

Le prime registrazioni di Chuck Norris si orientarono maggiormente verso il jazz e, più tardi, verso il raffinato blues urbano di Floyd Dixon e Charles Brown, il cui stile doveva molto al pop vellutato di Nat King Cole. Quando Charles Brown lasciò i Three Blazers nel 1948, formò un proprio trio, The Smarties, con Eddie Williams al basso e Norris alla chitarra, lo si può ascoltare in “Let’s Have A Ball” (Alladin 3039, 1949) nel primo volume.  Il volume 2, che contiene 28 brani, comprende altri brani di Chuck Norris, oltre ad alcuni eccezionali registrati tra il 1946 e il 1962 con artisti come Pearl Traylor, Percy Mayfield, Johnny Guitar Watson, Linda Hopkins e Larry Williams. Il primo brano di Norris in questo volume 2, “Rockin’ After Hours” (Alladin 3081, 1951), è uno strumentale che, con il suo fluido fraseggio di chitarra e i suoi riff devastanti, interagisce in modo sorprendente con il sassofono di Maxwell Davis.

Seguono due brani registrati per la Atlantic nel 1953, periodo durante il quale non viene più pubblicato prima del suo improbabile ritorno all’inizio degli anni Ottanta. Fu Floyd Dixon a presentare Chuck Norris, nel febbraio del 1953, ad Ahmet Ertegun, il boss dell’etichetta Atlantic con cui lavorava oltre al contratto con la Cat Records.  “Messin’ Up” (Atlantic 994, 1953), cantata con una voce roca ed espressiva, ha un groove magico grazie a un combo dinamico, mentre ‘Let Me Know’ (Atlantic 994, 1953) è una versione rallentata e struggente con un vibrante e arioso sottofondo di pianoforte. Purtroppo, Ertegun non ha colto l’occasione di aggiungere Chuck Norris al suo catalogo.

Di conseguenza, le sue due canzoni non furono promosse efficacemente e non ottennero il successo commerciale sperato. Tra le altre collaborazioni di Chuck Norris di pari valore con gli artisti di questo volume 2 vi sono “You Gotta Give It Up” (Apollo 1004, 1946) con Frank Haywood e Monroe Tuckers Band, in cui suona una chitarra particolarmente distorta dietro un’orchestra fresca e swingante.  In “I’ll Be Lonely” (Modern 20-761, 1950) con Floyd Dixon, si può apprezzare la sua chitarra ondeggiante con un tocco di blues urbano, mentre nella hit rock di Little Willie Littlefield, “Hit The Road”, Norris offre un assolo da brividi.  Lump In My Throat” (Modern 837, 1951) presenta un tempo lento in cui Chuck Norris mette in mostra il suo tocco e la sua tecnica raffinata. “Louisiana”, uno dei capolavori di Percy Mayfield (Specialty 432, 1952), è stato affiancato dal suo sosia ‘Cool Caravan’ (Specialty 496, 1954), un pezzo alternativo registrato dai Rhythm Cats.

Norris suona con una facilità sconcertante su “Riot In Cell Block #9” (Spark 103, 1954), il primo brano che i Robins registrarono per la Spark Records nel 1954. Dietro Linda Hopkins in “Three Time Looser”, la sua chitarra, scintillante come sempre, ha fatto scintille. Su “Whipped Cream” il nostro uomo tira fuori tutto il suo talento con frasi fluide ed efficaci, dietro al sassofono brillante di Lorenzo Holden. Se si ascolta attentamente, si può anche sentire la chitarra di Norris dietro Etta James nel suo classico “Wallflower” (Roll with Me Henry) (Modern 947, 1955). L’accompagnamento di Norris in “Don’t Hold It Against Me” (Mercury 20247, 1957) sublima la travolgente performance della divina Dinah Washington. Questa volta Norris torna al basso in una versione energizzante di “Papa-Oom-Mow-Mow” (Liberty 55427, 1962), una delle canzoni più conosciute dei Rivingtons. Infine, il duo composto da Johnny Guitar Watson (già nella band di Johnny Otis) e Chuck Norris condivide le luci della ribalta in “Sweet Loving Mama” (King, 45-5666, 1962), una versione groovy che fa venire voglia di spingere fuori i mobili del salotto e ballare! (link al sito https://www.youtube.com/watch?v=H1AyrVhs-Rs) Chuck Norris, alias “The Los Angeles Flash”, è morto il 26 agosto 1989 a Tustin, Orange County, California. Come avrete capito, questo volume 2 di Chuck Norris è strepitoso, con brani completamente rimasterizzati. Dovrebbe rapidamente raggiungere il suo predecessore, il volume 1, nella vostra collezione di dischi.

Boss Black instrumentals Rockers – Rinky Dink Vol 1(KMCD 105)

La prima opera, “Rinky Dink”, dà il via a questa serie strumentale nel migliore dei modi con “Malibu”, un brano dalle sfumature boogie di Bob Reed & His Band. Il leggendario Little Walter, uno dei più innovativi armonicisti del blues moderno, improvvisa una serie di passaggi fantasiosi. Con un suono denso, il ritmo incalzante su “Flying Saucer” schizza sul palco con le sue linee melodiche sinuose e ampie. Una vera delizia! Lafayette Thomas, uno dei chitarristi più influenti e imitati della West Coast, è il protagonista di “Cockroach Run” con il suo fraseggio di chitarra arioso, sottile e flessibile, mentre Piano Red suona uno stile barrelhouse potente ed efficace dietro il pianoforte in “Wild Fire”.

Il suo vero nome era William Lee Perryman. Pianista e cantante blues, noto anche come Dr Feelgood, era il fratello minore di Rufus Perryman, meglio conosciuto come Speckled Red, al quale somigliava in modo impressionante. Piano Red non deve essere confuso con il suo omonimo Memphis Piano Red (1905-1982), un altro pianista di barrelhouse blues. Piano Red registrò anche con Blind Willie McTell nel 1936, ma di queste incisioni non fu mai pubblicato nulla. La sua carriera discografica iniziò nel 1950 e registrò molto fino quasi alla sua morte. Johnny Heartsman, il discepolo più talentuoso di Lafayette Thomas, è uno dei  fondatori del blues della West Coast. Il suo talento poliedrico lo ha reso uno degli artisti blues più popolari, un impressionante polistrumentista (chitarra, basso, organo, flauto, voce, ecc.), compositore e arrangiatore, ha creato uno stile unico e immediatamente riconoscibile. Influenzato da giganti come T-Bone Walker, Pee Wee Crayton e Charles Brown, conserva la profonda intensità emotiva di questo stile, ma è anche un musicista estremamente innovativo, che propone un blues contemporaneo di alta qualità.

Il suo modo di suonare è rapido, preciso, chiaro e vibrante, come in “Johnnys Houseparty 1 e 2”. Jimmy Nolen era un chitarrista noto per la sua caratteristica chitarra solista “chicken scratch”, che usava in vari gruppi di James Brown. Si tratta di uno stile in cui le corde della chitarra vengono leggermente premute contro la tastiera, quindi rilasciate rapidamente quanto basta per produrre un effetto di “scratching” sommesso, prodotto da un rapido strumming ritmico della mano opposta vicino al ponte. Qui usa questa tecnica per suonare il brano “Strollin’ With Nolen”. L’immenso Elmore James fu uno dei compagni di Robert Johnson e uno dei suoi principali emulatori, che imparò a suonare la chitarra sotto l’influenza dei musicisti hawaiani. Utilizzando la tecnica del bottleneck, suonava brevi linee intervallate da silenzi, costruendo la tensione con voli lirici di fantasia, come in “Elmore’s Contribution to Jazz”, che registrò su Chief Records nel 1957 come lato B di “It’s Hurt Me Too”. Ike Turner, che ha accresciuto la sua fama con la hit “Rocket 88” (oggi considerata la prima canzone rock), ha suonato al confine tra rock, rockabilly e rhythm and blues. Ha inoltre svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella diffusione del moderno Delta blues. Il suo virtuosismo chitarristico è sorprendente quando suona frasi vivaci come in “Rock-A-Bucket”.

Charles Melvin “Cootie” Williams era l’ingrediente essenziale nel cocktail di Ellington, in cui prese il posto del re della sordina wa-wa, Bubber Miley. La sua tromba era presente in tutti i più grandi successi dell’orchestra. Nel 1957 eseguì l’omonimo titolo del primo volume, “Rinky Dink”. Lo zydeco è forse una delle poche forme di musica rurale nera che è riuscita a modernizzarsi e a rimanere genuinamente popolare e viva. Clifton Chenier, il maestro del “blues francese”, ha utilizzato le risorse della fisarmonica amplificata. Con un suono enorme, faceva sembrare il suo strumento un organo. Avendo perfettamente assimilato i contributi del Rhythm and Blues degli anni Cinquanta, adorna le sue improvvisazioni con figure percussive moderne, pur mostrando un singolare attaccamento alle forme del blues tradizionale, come in “The Big Wheel”. Lazy Lester è un degno rappresentante dello Swamp blues, il blues delle paludi (anche se sarebbe più corretto scrivere “bayou”) della regione di Baton Rouge, in Louisiana. Lo Swamp blues è uno stile musicale estremamente eccitante, terragno e denso , probabilmente il più vicino al blues del Delta del Mississippi.

Lester suona un’armonica ariosa e accattivante su “Lester’s Stomp”, il lato B di “I’m Gonna Leave You Baby”. Questi pezzi furono registrati nel 1956 dal produttore J.D. Miller, che lavorava a Crowley (una cittadina a 30 chilometri a ovest di Lafayette, Louisiana) per l’etichetta Excello di Nashville. Joe Houston, sassofonista Rhythm and Blues, ha il dono di un “tenore urlante”, che mette in evidenza in brani per lo più strumentali come “Shuckin‘ ’N‘ Jivin’” (1956). Al Smith con “Get Up and Go” sul lato B di “One, Two, Cha Cha Cha” fu registrato su etichetta Falcon da Al Smith nel 1957, con un talentuoso (sconosciuto?) armonicista. Per la cronaca, la Falcon Records, un’etichetta originaria del Texas, era diventata Abner Records, una sussidiaria della Vee-Jay di Chicago (dal nome dell’amministratore delegato della Vee-Jay, Ewart Abner) perché c’era già una Falcon Records in… Canada, dando luogo a una sorta di “parassitismo” commerciale. Al Smith è più noto come supervisore di Jimmy Reed (un amico d’infanzia che poi saggiamente firmò per la Bluesway) che come bassista. Il brano “Walkin with Mr. Lee” di Lee Allen completa questo primo volume, i cui brani sono state rimasterizzati al “That Time forgot” di El Paso, Texas.

Per concludere,  un album che non contiene altro che strumentali avrebbe potuto risultare alla lunga relativamente “monotono”. In realtà, si tratta di un ascolto compulsivo, con una selezione accattivante di brani. Totalmente raccomandato.

 

Boss Black instrumentals Rockers – Zeen Beat Vol 2 (KMCD 106)

“Zeen Beat” è il secondo album strumentale della serie. Googie Rene apre le danze con “Wiggle Tail”. Il tutto si riassume nell’esplosivo brano “Cool and Crazy” di Nick and The Jaguars. Icky Renrut era lo pseudonimo usato da Ike Turner. Alla chitarra, la sua destrezza è sbalorditiva, come in “Ho, Ho”, dove il suo modo di suonare si infiammma con un incredibile glissando. Tommy Ridgley vi invita a “Jam Up Twist” e Earl Palmer vi guida in “Drum Village 1 & 2”. Il batterista americano Earl Cyril Palmer, Sr. è nato a New Orleans il 25 ottobre 1924 e la sua padronanza dei tempi in backbeat ha contribuito a gettare le basi del drumming agli albori del rock ‘n’ roll. Come sessionman, ha suonato nei classici successi di artisti come Fats Domino, Little Richard, Dave Bartholomew, Smiley Lewis e molti altri grandi nomi della musica popolare americana. Il suo stile distintivo è particolarmente evidente in “Tutti Frutti” di Little Richard.

Memphis Slim ha anche registrato canzoni strumentali. “Slim’s Thing”, una canzone di Willie Dixon, faceva parte del suo repertorio. Si possono ascoltare insieme in “Willie’s Blues” (1960). Lefty Bates passeggia per “Rock Alley”, mentre la musica roots dell’armonicista Little Boyd e della sua band The Blue Bees trasuda da ogni poro della pelle nei bar affollati e fumosi del Mississippi in una versione bruciante di “Harmonica Rock”. “Pacoima Stomp” è un brano originale (molto ricercato dai collezionisti) scritto e registrato per l’etichetta Rexie nel 1959 dai Four Carter Brothers, una band locale di Pacoima (San Fernando, CA). Cal Green (22 giugno 1935 – 4 luglio 2004) è stato un talentuoso e versatile chitarrista texano che ha iniziato imitando i suoi musicisti blues locali preferiti. Ha poi suonato con una delle più grandi band R&B degli anni ’50, è stato coautore di un successo mondiale, si è dedicato al jazz negli anni ’60 ed è tornato al blues più tardi nella vita. L’etichetta dei Midnighters di Cincinnati, la Federal Records, apprezzò i ritmi texani di Cal Green tanto da pubblicare due suoi singoli  nel 1958, qui con lo strumentale “The Big Push”.

Bill Doggett è stato pianista, organista e compositore di jazz e rhythm and blues. Qui esegue “Leaps and Bounds” del 1991. Cliff Davis & The Turbo-Jets, con “Let It Roll Part 1 & 2”, sono dimostrativi, con molti fischi e onomatopee. Il brano omonimo dell’album, “Zeen Beat”, è stato scritto da un certo Gene Redd. Gene Redd, Sr. era un bandleader, autore di canzoni e manager A&R presso la King /Federal in Ohio. Nel 1950 si unì a Earl Bostic e alla sua orchestra, suonando vibrafono e tromba. Era anche proprietario della Redbug Records (Ohio).

“Steppin’ Out” (o talvolta ‘Stepping Out’) è una composizione blues strumentale registrata da Memphis Slim nel 1959. È stata pubblicata dalla Vee-Jay Records come singolo e nell’album di Slim “At the Gate of the Horn”. Sebbene entrambe le versioni indichino L. C. Frazier (un altro degli pseudonimi di Memphis Slim) come autore, James Bracken, proprietario della Vee-Jay Records, è spesso accreditato nelle versioni di altri interpreti. Il pianoforte di Memphis Slim fornisce la prima parte armonica, seguita da un assolo di sax tenore e da un assolo di chitarra del brillante Matt Murphy, chitarrista di lunga data di Memphis Slim. Il critico di AllMusic Bill Dahl ha descritto il contributo di Matt Murphy all’album come “a dir poco spettacolare”. Ed  ha assolutamente ragione! Nel 1966, Eric Clapton registrò diverse versioni di “Steppin’ Out” con tre gruppi diversi: Eric Clapton and the Powerhouse, John Mayall e Cream (cfr. box Crossroads – Live at the BBC – Cream – 1988). René Hall conclude l’album con il brano swingante “Flippin’”. Caldamente raccomandato.

 

Boss Black instrumentals Rockers – Shaggy Dog Vol 3 (KMCD 107)

Il terzo volume, “Shaggy Dog”, presenta non meno di 28 altri emozionanti rocker R&B strumentali da gustare senza moderazione, con una scorza di doo wop e un pizzico di jive dance. Scopriamo alcuni grandi nomi e altri meno noti. Per cominciare, “Chicken Shack Boogie” di Clifford King (Apache records), un blues primitivo, crudo e ipnotico proveniente dalla Florida, dà il tono all’album con un bel pezzo R&B mid-tempo con un’armonica che rimanda alle sonorità di Jimmy Reed. Difficile da trovare su un 45 giri originale senza pagare un prezzo esorbitante! Con uno stile selvaggio e animato, Buster Brown, dalla Georgia, si è fatto un nome registrando un blues molto ruspante, “Fannie Mae”, accompagnato dall’armonica, mentre grida e urla, una sorta di “whooping” preso in prestito da Sonny Terry. Qui, con “Madison Shuffle”, la tendenza è verso l’R&B con un brano ballabile e swingante.

Aaron Thibeaux noto anche come T-Bone, è stato un chitarrista blues, cantante, autore di  e polistrumentista, caratterizzato dallo stile di chitarra”nota per nota” di Lonnie Johnson, che aveva visto suonare. La sua musica si colloca a cavallo tra jazz, swing e blues texano. È stato un pioniere nell’uso della chitarra elettrica nel blues. L’influenza di T-Bone Walker sarà predominante nel dopoguerra e avrà un grande impatto sullo sviluppo del blues. In primo luogo, l’uso della chitarra elettrica e il suo modo di suonare estremamente vario rappresentarono una svolta decisiva nella musica jazz. Inoltre, la sua esplosiva presenza scenica lo rese uno dei pionieri della musica rhythm and blues, rock e pop. Grandi musicisti come Charlie Christian, Clarence ‘Gatemouth’ Brown e B. B. King devono molto al suo stile. Il suo brano più immediatamente riconoscibile è senza dubbio “(They Call It) Stormy Monday”, del 1947, mentre quello presente in questo album è noto “Two Bones And A Pick”, che ha uno swing gioioso e senza tempo.

Un altro nome famoso è quello del chitarrista slide Elmore James. Come lato B di “Make My Dreams Come True”, James pubblicò “Bobbys Rock” con i suoi Boomdusters nel 1960, dove le sue influenze blues erano già evidenti. La musica di Jerry “Boogie” McCain fa venire voglia di ballare a chiunque la ascolti. McCain è nato a Gadsden, in Alabama, nel 1930. Inizia a suonare l’armonica all’età di cinque anni, ascoltando i 45 giri sul jukebox del padre, proprietario del Green Front Cafe. Il soprannome “Boogie” deriva dalle sue canzoni orecchiabili e dal suo atteggiamento sorridente quando suonava l’armonica per strada. Influenzato da Little Walter, lo stile strumentale di Jerry “Boogie” McCain è denso e fantasioso. I suoi testi hanno una verve contagiosa. Nel 1953, Lillian McMurry lo fece registrare per la sua etichetta Trumpet Records. Nel 1955 continua la sua carriera discografica con la Excello. “Steady” è il lato B di “She’s Tough”.

Cugino di John Lee Hooker, Earl Zebedee Hooker imparò a suonare la chitarra all’età di dieci anni. Autodidatta dello strumento, non mostrò alcun interesse per il canto. A Chicago incontra Robert Nighthawk, che gli insegna la tecnica della chitarra slide, e Junior Wells, con cui suona regolarmente per le strade della città. Considerato un “musicista dei musicisti”, suonò con artisti blues come Sonny Boy Williamson II e guidò i propri gruppi. Chitarrista elettrico precoce, Earl Hooker è stato influenzato dai moderni stili urbani di T-Bone Walker e Robert Nighthawk. Ha registrato diversi singoli e album come bandleader e con altri artisti famosi. Il suo “Blue Guitar”, un singolo strumentale di chitarra slide, era popolare nell’area di Chicago ed è stato successivamente ripreso da Muddy Waters come “You Shook Me”.  Hooker registrò la swingante “Dynamite” come lato B di “Trying To Make A Living” di Bobby Saxton, pubblicata nel 1960 su Bea & Baby (106), Marjette (2011) e Checker (947).

Royal Earl & The Swingin’ Kools eseguono il “Royal Earl Shuffle” mentre Rice Miller (Sonny Boy Williamson II) esegue “The Goat” con una band da sogno. Rice Miller, alias Sonny Boy Williamson II, era in grado di evocare suoni incredibilmente ricchi da uno strumento diatonico. Con una voce più morbida e saporita di quella del suo omonimo John Lee Curtis “Sonny Boy” Williamson, è riuscito a far emergere sfumature sottili e sfumature accattivanti. I suoi vocalizzi si alternano a punteggiature o voli di armonica dal fraseggio molto complesso e ricco di immaginazione. Con un acuto senso del tempo, emanava un incredibile swing. Rice Miller era un uomo atipico e intrigante che lascia una strana impressione.

Nel blues, non è raro che un musicista rivendichi l’affiliazione al suo maestro o idolo prendendone in prestito il nome. Rice Miller è un caso paradigmatico: prese in prestito l’identità di John Lee Curtis “Sonny Boy” Williamson (che suonava in acustico, come nella sua prima canzone, “Good Morning, School Girl”, pubblicata nel 1937), sostenendo di essere l’originale e che l’altro uomo – quello vero – era un impostore. Il suo soprannome “Rice” deriva dal lavoro regolare che svolse per un certo periodo nelle risaie al confine tra Louisiana e Mississippi. Gérard Herzhaft, musicologo francese e specialista di musica popolare nordamericana, aggiunge: “(…) Era affabulatore e showman  almeno quanto bluesman, questo Sonny Boy ha avvolto la sua vita in una rete di bugie così fitta che è stato necessario il lavoro di un investigatore britannico per districare la finzione dalla realtà. E sono ancora tante le incertezze che circondano Sonny Boy No. 2, a cominciare dalla sua effettiva data di nascita!” Tuttavia, l’eredità musicale di Rice Miller è immensa e ha influenzato artisti del calibro di Junior Parker e James Cotton, oltre a innumerevoli fan del blues in tutto il mondo.

Lloyd Glenn, pioniere dello stile blues della West Coast, suona un pianoforte arioso e roteante in “The Shakedown”. Roy Montrell, chitarrista versatile, era ugualmente a suo agio nel blues, nel jazz (la sua vera passione) e nel rock and roll. Membro della band di Fats Domino per 25 anni, ha registrato una manciata di brani a suo nome. Eccolo in “Mudd”, un fluido strumentale di chitarra del 1960, mentre il suo brano più noto è “That Mellow Saxophone”, registrato per la  Specialty. I Viscount infiammano la scena con “The Midnight Train”. Anche Bill Parker di Lake Charles, Louisiana (vero nome Willie P. Guidry) è trascendente in “Boogie Bayou Shuffle”. I Kid King’s Combo si divertono nella traccia omonima “Shaggy Dog” e Don & Dewey concludono con “Jump Awhile”. Boss Black Instrumental Rockers è una serie seducente di scoperte e di vere gemme. Scommettiamo che i prossimi album saranno sulla stessa scia. Da gustare senza moderazione.


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