Eccomi qui pronto a scendere all’aeroporto Louis Armstrong di New Orleans, da ventisette anni organizzatore del Pordenone Blues Festival, e da sempre curioso di vivere intensamente la terra le città e i luoghi che hanno fatto la storia della musica jazz e blues. Quale miglior occasione di affrontare la mia prima volta se non in occasione del “New Orleans Jazz Heritage Festival” uno dei più grandi festival del mondo dedicati ai generi jazz, blues, gospel e non solo. Nel percorso che con il taxi mi porta all’hotel, osservo le strade piene di persone sorridenti, la conferma quando mi accolgono in albergo, la frase che mi accompagnerà in queste giornate è sempre detta con spontaneità e trasmette il cuore di questa città, “have a nice day”. Doccia e poi raggiungo in qualche minuto il quartiere francese.

Parto dalla centrale e ormai fin troppo turistica Bourbon Street per poi percorrere tutte le strade a lei adiacenti quante persone, quanti locali tutti con lo stesso minimo comune denominatore la buona musica, ambienti organizzati con palchi, dove sbalordito ascolto band conosciute o meno composte da musicisti di alto livello che suonano e cantano coinvolgendo le persone che li affollano e il mio pensiero crea una domanda spontanea, perché mai da noi non si vive nello stesso modo. Tra una birra e l’altra percorro Decatour St. e raggiungo Frenchmen St., la situazione è la stessa anzi. Decido di fermarmi a mangiare qualcosa, eh si, il cibo vario, grazie alle culture diverse che si sono amalgamate in questi trecento anni di storia, riesce a soddisfare tutti i palati, ma bisogna mangiare presto, entro le dieci di sera, perché poi l’offerta è principalmente dedicata alla musica.

Entro in tanti posti diversi, bar, birrerie, ristoranti e tra un locale e l’altro incontro per strada gruppi di musicisti vari che si esibiscono, la ragazza che suona il violino, il ragazzo che con dei bidoni suona la batteria coinvolgendo persone del pubblico che si affollano per ascoltarlo, momenti diversi sempre con musica al top. Le strade sono affollate, noto l’ordine, la pulizia, e la cordialità delle persone che mi circondano, parlano molto velocemente, disponibili sempre a ripetere le risposte alle mie domande. Il tempo passa velocemente, comincio a sentire la stanchezza dopo il lungo viaggio, domani 27 Aprile alle 11.20 inizia il Festival, un po’ di riposo prima di un’immersione nella musica.

Eccomi qui, dopo una colazione con dolci particolari nei gusti, grazie alle indicazioni date in hotel scopro che i mezzi pubblici sono ben organizzati con solo tre dollari acquisto un biglietto valido per ventiquattro ore su tutti i tram o i bus della città. Raggiungo Canal St. per prendere il bus che mi porterà al festival, anche qui l’autista sorridente accoglie tutti i viaggiatori con “you are welcome, have a nice day” simpatia pura. Scendo dall’autobus che strada facendo si è riempito di persone sorridenti molte delle quali armate di sedia pieghevole tutte con lo stesso scopo partecipare al festival e mi incammino per la strada che attraversando un bellissimo quartiere di case tipiche della città mi conduce all’entrata del festival. Lungo il percorso incontro centinaia e centinaia di persone che convergono da tutte le direzioni nella stessa mia via. Noto che il quartiere, diventato per l’occasione interamente pedonale, è vestito a festa, tutte le case e i locali sono addobbati, e da ognuno di essi esce musica, la gente che vi ci abita e sulle terrazze e sugli ingressi delle loro abitazioni e ti saluta sorridente.

Rimango colpito dal poliziotto che sceso dalla sua grande macchina di ordinanza parcheggiata di traverso in mezzo alla strada che sembra far parte della coreografia del festival, con il sorriso stringe le mani a tutte ma proprio a tutte le persone bambini compresi che passano dicendo happy fest e augurandogli una giornata gioiosa. Banchetti di stand con maglie variopinte, gente che improvvisa un pic nic con tanto di sedie pieghevoli lungo la strada, sul marciapiede di fronte all’ingresso di una casa un lungo tavolo ricoperto da una sorta di grande paella dai mille colori dalla quale spuntano una miriade di gamberi rossi, salsiccia, verdure di ogni sorta, aglio intero, pezzi di zenzero e tante altre cose e con il proprietario che a squarciagola richiama i passanti perché possano approfittare di queste prelibatezze, che dire, l’anima di questa accoglienza è la condivisione. Finalmente arrivo all’entrata e nonostante le centinaia di persone tutte in fila ordinata dopo il controllo del mio zaino da parte del servizio di sicurezza svolto sempre in un clima sorridente e sereno e la vidimazione del mio biglietto d’ingresso varco l’entrata del tanto blasonato festival.

Il programma lo trovi dappertutto, in hotel, in varie riviste che offrono gratuitamente oppure distribuite direttamente da ragazze che ti aspettano fuori. I palchi nei quali si svolgono i concerti sono tredici, coprono tutti i gusti musicali, purtroppo a volte più artisti nello stesso orario si esibiscono in location diverse, dovrò dare delle priorità, non è facile vista l’offerta, il primo concerto ha inizio alle 11.20 la chiusura l’ho già decisa, Sting nel palco più grande dalle 17. 30 alle 19.00. Altra considerazione, tanta gente in un giorno infrasettimanale, possibile da noi? I giorni seguenti li trascorro gioiosamente visitando questa città che offre escursioni indimenticabili, passando dalla navigazione sul Mississippi, incredibilmente grande, dal quale emergono contrasti tra i grattacieli della città nuova, fabbriche dismesse, navi cargo mezze arrugginite e le fantastiche case costruite in parte in legno colorate e tipiche di questa zona.

Pur essendo popolata da quattrocentomila abitanti non è caotica, le zone di attrazione sono facilmente raggiungibili a piedi e nonostante le giornate calde è piacevolmente arieggiata. Visito il Museo Nazionale della grande guerra, questo museo coinvolgente presenta al pubblico fatti veri di vita vissuta, collezioni di cimeli e ogni sala ricostruisce l’ambiente reale di allora, dal sommergibile al sottomarino, decisamente interessante. Ritorno con il bus al Festival e guardando il programma posso sottolineare che non è solo jazz o blues ma offre musica per tutti i gusti e tutte le età, ascolto Samantha Fish, Bonnie Raitt, lo strepitoso Rod Stewart, Henry Butler & Jambalaya Band, Irma Thomas, Tab Benoit, John Mayall al comando del suo check sound ma la giornata non finisce così.

La sera il divertimento musicale e gastronomico continua nei locali sparsi della città. Vivere intensamente tutte queste attrazioni mi portano a visitare, il giorno seguente il St.Louis Cemetery No. 1, molto bella l’atmosfera che si respira in questo luogo in cui si svolgevano riti voo doo, eh sì, New Orleans è anche questo, infatti nei negozi trovi bambole per tutte le tipologie di riti e auguri. In serata soddisfo il mio palato degustando un buon vino rosso passando dalle aragoste gratinate all’alligatore, poi la continuo passando da un locale all’altro gustandomi nuovamente la buona musica che mi circonda. Prenoto la visita a Slidell per il giorno seguente Swamp’s morning, giro sulle paludi. L’autista del pullman che mi viene a prendere il mattino seguente ci fa ammirare il lago che purtroppo durante il ciclone Katrina ha rotto gli argini causando danni e tante vittime.

Salito nella imbarcazione tipica il capitano traversando la palude mi fa ammirare la meravigliosa flora e fauna che mi circonda, coccodrilli, cinghiali, serpenti come pure vegetazione che cambia durante la navigazione, la barca si ferma e il capitano infila un pezzo di wurstel in un’asta di legno, incredibile poter osservare i coccodrilli che si avvicinano come animali domestici a noi e poi sollecitati dal movimento che provoca nell’acqua con un balzo afferrano questa pietanza gradita. Trascorro le giornate passando da un’escursione ai concerti non solo al Festival ma anche nelle piazze della città, come quando scopro uno street food al Lafayette Square con pietanze locali, consiglio il Po Boy, panino con roastbeef e una salsa veramente gustosa, anche qui concerti gratuiti, con della bella musica.

Difficile dire cosa mi ha colpito di più nei miei dieci giorni di vacanza alla scoperta di questa città, con serate condivise con amici che ho ospitato in alcune edizioni del Pordenone Blues Festival come Walter Wolfman Washington, John Mooney per non dimenticarmi dell’amico Jimmy Carpenter grande sassofonista che mi ha invitato al suo concerto che teneva a N. O. proprio in quei giorni. Ma anche meravigliose serate condivise con nuove amicizie provenienti da zone sparse per il mondo incontrate e conosciute per caso durante il mio girovagare per i quartieri della città. Vivere intensamente concerti di musicisti da me conosciuti solo sui dischi o dai video come Beck, Lionel Ritchie ma anche concerti di musicisti per chiudere con il concerto finale di uno dei miei gruppi preferiti, gli Aerosmith che hanno regalato venti minuti di più di spettacolo per un concerto indimenticabile.

Grazie alle nuove amicizie ho potuto scoprire il talento e l’inventiva di Louie Fontaine & the Beat Machine la più grande drum meccanica del mondo fatta di tubi d’aria, parti di tamburo, con un motore che utilizza la pressione per manipolare 24 bracci che possono suonare qualsiasi tipo di musica, nato a Copenaghen si è trasferito a New Orleans, ha costruito sul suo locale il Fontaine Palace situato vicino al Tulane Medical Center uno dei due palchi in funzione di questa strepitosa e particolare batteria, è sicuramente un must da visitare in questa città, ha costruito intorno al palco un’area all’aperto con posti a sedere all’ombra di un gelso tentacolare, gustando bevande particolari e cibo ottimo e non troppo caro, ho potuto assistere alla sua esibizione con il suo gruppo e a una particolare performance di Walter Wolfman Washington. Guardo l’orologio, si è fatto tardi, domani riparto per il mio rientro a Pordenone arricchito di nuove esperienze, ricordi e emozioni indimenticabili.

 

Andrea Mizzau

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