Era nato a Itta Bena, Mississippi e viveva da alcuni anni in Florida, ed è qui che è scomparso, il giorno di Natale dell’anno appena trascorso, Luther “Guitar” Junior Johnson. Eppure, come tanti suoi colleghi, la città che ha finito per identificarlo di più è Chicago, dove si era trasferito in gioventù ed era diventato un bluesman, suonando spesso a fianco di Magic Sam, al quale lo lega, oltre all’amicizia, un comune approccio al blues con un tocco di soul che veniva identificato con la denominazione “west side blues”. Non gli arride la stessa fortuna o forse semplicemente non ha le stesse opportunità di registrare dischi di altri suoi coetanei in quel periodo.  Però, a partire dal 1973 e fino alla fine della decade, fa parte della band di Muddy Waters e soprattutto dal vivo il suo contributo è sovente di rilievo, come attestato dai diversi album “live” del periodo.

foto Gianfranco Skala

Nella seconda metà dei Settanta i primi lavori a suo nome escono per etichette francesi come MCM e Black & Blue. Ma Johnson, con la chitarra incisiva e una voce soulful, lascia il segno anche nelle registrazioni coi Nighthawks, “Jacks & King” o in alcuni brani della storica serie Living Chicago Blues dell’Alligator. Si fa apprezzare suonando spesso sia in America che in Europa coi suoi Magic Rockers, incidendo tre dischi per la Bullseye negli anni Novanta e altrettanti per la Telarc, l’ultimo dei quali, “Talkin’ About Soul”, con la presenza di un altro ex compagno di strada dei tempi di Muddy, l’armonicista Jerry Portnoy. Da allora ha continuato a suonare ma non si hanno sue notizie discografiche per lunghi anni, fino all’inatteso “Won’t Be Back No More”, una session acustica pubblicata in sordina nel 2020. Un altro pezzo del Chicago Blues che fu se ne va con lui.

 

 

 

 

Matteo Bossi

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