Nome italiano per antonomasia, Mario Rossi è in realtà un talentuoso chitarrista brasiliano, che con “Smoke Burst” giunge al quarto album solista: ha scoperto la sua passione per il blues nel 2013 quando ha fatto parte del gruppo che accompagnava la tournee brasiliana di John Primer e da quel momento è cresciuta progressivamente la sua popolarità sia in patria che negli States. L’energica title track iniziale è pervasa da un’intensa atmosfera blues, dove la fluidità degli assoli del leader si combina ottimamente con le tastiere di Edê Boy, mentre Marcelo Rocha al basso e Rafael Cacavallo alla batteria garantiscono una ritmica compatta. Dopo lo strumentale iniziale, arricchito dai fiati, Mario prende anche il microfono per “Leavin’ for a Walk”, dove propone quella venatura rock che caratterizza il suo sound, ma che non esita a mettersi da parte di fronte all’eccellente slow “It Means Blues”, magnificamente cantato da Lu Vitti. Altro ospite di rilievo è Steve Bell, che impreziosisce la trascinante “There’s No Hope For Willie Brown” con il suono della sua armonica.

Il leader convince anche come cantante, che con il giusto piglio affronta “Don’t Tell Me What to Do”, le cui sonorità rimandano inevitabilmente al rock a stelle e strisce dei power trio degli anni ’70, anche per il fraseggio del basso in primo piano. Sembra quasi proseguire su questa linea la successiva “Jammin’ for Jimi”, altro strumentale che valorizza la formazione a tre con un lungo assolo che vuole appunto essere un omaggio al genio di Seattle. Ritorna il pianoforte che caratterizza la coinvolgente “Expensive Instinct”, così come ritorna la sezione fiati in “Cold Lonely Nights”, anche se in realtà sax, tromba e trombone sono sempre suonati sempre da Richard Fermino: lo slow con cui Rossi si congeda è un altro dei vertici dell’album, che conferma la capacità della formazione di abbracciare i molteplici umori del blues con grande sensibilità e rispetto per la tradizione.

“Smoke Burst” conferma la Mario Rossi Band come un ottima realtà nel panorama blues internazionale: l’affiatamento dei quattro, tutti dotati di ottima tecnica ed espressività, emerge dagli arrangiamenti complessi e dalla grande energia che sanno offrire all’ascoltatore. Confermando l’universalità di un linguaggio musicale che non conosce confini ma ha anzi eccellenti interpreti in ogni punto del globo.

 

Luca Zaninello

 

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