Sister Lucille - Il Blues Magazine

I Sister Lucille si sono formati solo nel 2014, ma sono costituiti da quattro musicisti con alcuni decenni di esperienza alle spalle: guidati dal chitarrista Jamie Holdren e dalla cantante Kimberly Dill, si sono fatti conoscere in diverse esibizioni dal vivo, tant’è che hanno esordito discograficamente con l’ottimo “Alive”. Pur originari del Missouri del sud, la loro influenza principale proviene dall’eredità musicale di Memphis, che però la band ha saputo personalizzare creando il proprio sound: dove uniscono efficacemente blues, country, roots e funk.

In Tell The World ne abbiamo un assaggio immediato con l’accattivante title track che apre il dischetto, nella quale apprezziamo la potenza vocale di Kimberly, che ritroviamo poco dopo in gran spolvero nel duetto con Reba Russell, co-produttrice dell’album, in “Why Not You”: qui la chitarra graffiante richiama la tradizione più rurale, ma la versatilità di Holdren gli permette di spaziare con grande perizia in ogni contesto. Dal morbido slow blues di “Everytime I Leave”, attraversiamo l’ariosa “Breakin’ My Heart”, un funky arricchito dai fiati, dove lui stesso canta, fino all’intenso tributo a BB King con “My Name Is Lucille”, un nome che rappresenta non solo una chitarra ma una sonorità a cui tutti sono debitori. L’hammond mantiene il suo prezioso supporto anche nella successiva “Montezuma Red”, una rock ballad che precede la coinvolgente “Devil in a Red Suit”, che probabilmente fa riferimento all’ammaliante copertina e che vede nuovamente il chitarrista lanciato in un trascinante assolo. Ottima l’interpretazione della splendida ballata “Ready For The Times To Get Better”, originariamente cantata da Crystal Gayle, valorizzata dalla voce suadente della Dill, che si fa più veemente in “My New Lovers”, prima di congedarsi con un’altra cover, “Soulful Dress” di Sugar Pie DeSanto, che qui è splendidamente colorata dai fiati e dalla brillantezza del pianoforte.

Impeccabile, come sempre, la chitarra di Jamie Holden, come pure il ritmo scandito con precisione in ogni contesto dal batterista Kevin Lyons e dal bassista Reed Smith Herron. Un lavoro dunque convincente, per la qualità di complessiva, che per la sapiente alternanza di tracce brillanti, allegre, melodiche, rilassanti: una formazione decisamente da seguire.

 

Luca Zaninello

 

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