Da West Point, Mississippi, ecco Annie Brown Caldwell e la sua family band, con le figlie Deborah e Anjessica, la figlioccia Toni Rivers, la nipote Hikemia che le danno man forte al canto mentre la parte maschile della famiglia tiene saggiamente la bocca chiusa schierandosi alla chitarra, al basso e alla batteria, con Willie Sr., Willie Jr. e Abel Aquirius, rispettivamente marito di Annie e padre di Deborah, Anjessica, Willie Jr. e Abel, ovvero Annie & The Caldwells. La famiglia non si ferma qui, ma e’ significativo notare che Annie viene da un’altra famiglia, i Brown appunto, nota musicalmente come Staple Jr. Singers che sono venuti in Europa nel 2013, eppoi anche nell’autunno 2024. Gli Staple Jr. Singers hanno ripubblicato nel 2022 When do we get paid? che diversi giornalisti musicali inclusero tra i migliori album dell’anno. E fu difficile dargli torto. I Caldwells non sono stati da meno: nel passato decennio hanno inciso due albums su Ecko, Answer me e We made it, strepitosi, Gospel a tutta birra. In quella vena, Can’t lose my soul (Luaka Bop) e’ un disco bellissimo, con molto Gospel e qualche pennellata di Soul, come nella iniziale “Wrong”, cantata da Deborah, che meriterebbe, se nel mondo musicale ci fosse qualche giustizia, di scalare le classifiche Rhythm and Blues.
Poi inizia la corposa parte Gospel, con l’unico bemolle di “Can’t lose my soul”, un filo troppo lunga, oltre 10 minuti, ma le seguenti “Don’t hear me calling”, “I’m going to rise”, “Dear Lord” vi faranno cambiare idea sulla inutilita’ del Gospel in un mondo sostanzialmente ateo. “I made it” e il suo remix “You dropped the bomb on me”, con un riff di piano contagioso, vi fara’ uscire dal delirio mistico nel quale, inevitabilmente eravate caduti con un trascinante Soul-Funky. A tutto questo ben di Dio si aggiunge una produzione minimalista, concentrata piu’ su i singoli strumenti che sul sound generale. Per esempio, l’assolo di chitarra in “Don’t you hear me calling” sembra passare attraverso un phaser, un vecchio aggeggio di sessanta anni fa. Il disco e’ stato registrato al “Message Center”, una chiesa di West Point, e prodotto da un artista che con la musica Afro-americana ha poca familiarita’, nonostante sia un vero Afro-Americano, Ahmed Abdullahi Gallab, meglio conosciuto come Sinkane. Congratulazioni anche a lui. Aspettiamo con ansia notizie dalle famiglie Brown-Caldwell, che dovrebbero varcare l’Atlantico quest’estate. Imperdibili.
Luca Lupoli
Comments are closed