JSP (GB) -2023- 2CD

Scomparso nel 2021, Byther Smith lo avevamo ammirato per l’ultima volta in Europa nel novembre 2013 al festival di Lucerna. Smitty ha inciso regolarmente, affermandosi a partire dagli anni Ottanta e fino a “Got No Place To Go” uscito su Fedora nel 2008, lasciando spesso il segno col suo blues nervoso e febbrile. Le sue vicissitudini, umane e musicali le ha raccontate, oltre che attraverso la sua musica, anche in una intervista pubblicata nel n.33 (vi compariva anche in copertina). La premessa vale da introduzione a questo doppio della JSP, nuovo capitolo nella serie di riedizioni del catalogo comprendente già Hound Dog Taylor (Il Blues n. 160), Phil Guy e Lefty Dizz. Oltre alla ristampa di “Addressing The Nation With The Blues” (già rieditato due volte, l’ultima nel 2004 in versione Super Audio CD), probabilmente già in possesso di molti appassionati, il secondo CD include però dei singoli precedenti non facili da recuperare oltre a cinque tracce dal vivo inedite. Nel n. 31, quando veniva recensito da Marino Grandi “Addressing The Nation With The Blues”, i termini non furono eccessivamente entusiastici, forse perché il disco pur buono, si assestava un gradino sotto il materiale delle sessioni precedenti e finite su dischi Grits, Mina o Red Lightnin’.

Scriveva infatti Marino, “[…] svettano infatti le sole Addressing The Nation With The Blues, una personale rilettura di Double Trouble, la ritmica Hello Mrs Brown, la chitarra slide suonata senza cilindro di metallo nello stile che lui stesso chiama rice in Looking For A Woman”. In realtà non sono per niente male nemmeno “Play The Blues On The Moon” o la versione strumentale di “Ain’t No Sunshine”.

Il materiale del secondo disco ci permette di ricostruire la prima parte della sua carriera discografica, disseminata su label piccole. Siamo addirittura nei primi anni Sessanta per un singolo su EDA “Thank You Mr Kennedy / Champion Girl”. Il primo brano è uno strumentale ispirato all’elezione di Kennedy, il secondo un rock’n’roll troppo ricalcato su Chuck Berry. Un altro 45 giri esce per la CJ, “Give Me My White Robe”, con l’organo chiesastico di Billy “Kid” Emerson. Un paio di singoli escono per l’etichetta dei coniugi Lewis e Lucille Burt, la Be Be a metà anni Settanta. Il primo è frutto di una session prodotta da Sunnyland Slim e vede Byther alle prese con una composizione di Detroit Junior intitolata “Money Tree” con sul retro “So Unhappy”.

Il suo stile risulta qui più definito, soprattutto nel primo brano e la chitarra molto più personale.  Nel 1976, sempre per la Be Be, Byther registra un intero album, accompagnato dalla band di Phil Guy, che però non venne mai pubblicato, nonostante fossero pronte anche le note di copertina di Jim O’Neal, qui riprodotte per la prima volta. Forse una delle ragioni della mancata uscita fu la morte, venne ucciso durante una rapina, di Lewis Burt, i master vennero poi persi.

Da esse resta solo un singolo, “What Have I Done / Sweet Sixteen”, che preludevano ad un album di qualità  e poi Byther riesce sempre a rendere bene i pezzi di B.B. King, come in questo caso “Sweet Sixteen”. Viene incluso anche “Tell Me How You Like It / Come On This House”, in origine uscito nel 1981 su Grits, validi entrambi i pezzi, specie la versione del brano del suo ex boss Junior Wells. Gli ultimi cinque pezzi dal vivo col suo gruppo, da un concerto in Belgio nel 1990, ci consente di apprezzare ancora la sua chitarra incisiva e la capacità di rendere suoi pezzi di altri come “The Thrill Is Gone” o uno slow come “It’s My Own Fault”, qui efficace anche il piano di Jesse Lockridge. Un bel modo per ricordare un bluesman di spessore come Smitty.

Matteo Bossi

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