harrell

Anche in ambito blues assistiamo da alcuni anni ad un ricambio generazionale, lento o rapido a seconda dei punti di vista, forse non ancora così evidente tra il pubblico, eppure innegabile tra gli artisti. Sono ormai ben affermati infatti nomi quali Kingfish Ingram, Jontavious Willis, Marquise Knox, Eddie 9V, Solomon Hicks, Buffalo Nichols o ancora Nat Myers, Sean Mack McDonald, Stephen Hull, Jackie Venson, Andrew Alli…e la lista potrebbe facilmente prolungarsi.

Tutto questa premessa, ci serve per introdurre un altro nome a quelli appena menzionati, vale a dire D’Kieran D.K. Harrell, venticinquenne originario di Ruston Louisiana, cittadina nel centro nord dello Stato, nota più che altro per essere la sede della Louisiana Tech University. Herrell si era già messo in luce agli IBC del 2022 piazzandosi al terzo posto con la band Soul Nite e con questo  “The Right Man”, uscito pochi mesi fa per la sempre meritoria Little Village Foundation, fa il suo debutto discografico.

Il riferimento principale di Harrell è senza dubbio B.B. King, del quale ha studiato i video approfonditamente, apprendendo stile e tecnica ma anche il modo di stare sul palco. A dire il vero, guardando qualche filmato in rete, si direbbe abbia finito per assomigliargli anche nella corporatura. Un epigono del compianto King quindi? Sarebbe riduttivo considerarlo solo tale, non fosse altro che nel disco tutti gli  undici brani sono sue composizioni . Certo l’ombra di B.B. sembra planare benevola su DK. E crediamo sia stata un’opportunità non da poco, per un artista esordiente, registrare con Kid Andersen come produttore ai suoi studi Greaseland, con musicisti che con King hanno suonato a lungo. Sono infatti della partita il grande bassista Jerry Jemmott e il batterista Tony Coleman, due veterani il cui apporto non è misurabile, per entrambi parla un CV lungo e prestigioso. Poi ci sono anche Jim Pugh alle tastiere, lo stesso Kid alla ritmica, una corposa sezione fiati, coristi (Alabama Mike, Tia Carroll, Quique Gomez e Lisa Andersen) e persino gli archi.

Il suono è quindi ricco e pieno, gestito con accortezza dai musicisti in grado di tessere un tappeto sonoro ideale per la voce e la chitarra del giovane leader. DK si dimostra spigliato e sicuro al canto basti ascoltare la canzone titolo o episodi come in “Get These Blues Out Of Me”, in cui l’analogia con celebri pagine del King si fa, a dire il vero, molto prossima. Stupisce la personalità e l’entusiasmo nel fronteggiare un ensemble di musicisti che in qualche caso hanno il triplo dei suoi anni, lui che ha dichiarato essere stato un adolescente piuttosto riservato e introverso. Emblematico in tal senso l’excursus funky, in due parti, “Not Here For A Long Time”, nella seconda con largo spazio a passaggi introduttivi e solisti di tutti i musicisti.

Valido anche il midtempo, “While I’m Young”, in cui dichiara una serie di propositi e con diversi centrati fraseggi alla chitarra oppure lo slow “Hello Trouble”, condotto con impeccabile apporto della sezione fiati. E dopo tanti rimandi al re, simpatica la dedica alla regina, “You’re A Queen”, ode a tutte le donne del mondo, anch’essa venata di funk. Se il buongiorno si vede dal mattino, a giudicare dalle qualità espresse in “The Right Man”,   Harrell sembra davvero avviato ad una promettente carriera. E tra non molto debutterà anche sul vecchio continente, visto che è in cartellone al prossimo Lucerne Blues Festival.

Matteo Bossi

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