Premessa:

Questo articolo vuole raccontare le emozioni e le sensazioni di ritrovarsi per la prima volta a San Vito di Cadore, nell’ambito del Dolomiti Blues & Soul Festival ed in particolare della serata dedicata all’Italian Blues Challenge, non vuole essere, meglio chiarirlo subito, un resoconto delle esibizioni musicali di artisti, peraltro, di un ottimo livello artistico. Abbiamo deciso volontariamente di lasciare questo aspetto a latere, dedicandoci a tutti quei profumi e quei sapori che solamente l’incontro di persone con la stessa divorante passione, e soprattutto in un luogo molto particolare dove la natura la fa da padrone, riesce a regalarci.  Il tutto inizia sabato 9 settembre con un viaggio da Stazione Centrale alle 8:15, dopo aver nutrito le due belve, ovvero i due gatti che ormai da qualche anno fanno parte della nostra vita, soprattutto la notte accoccolati sul cuscino, con qualche graffio e morso di affetto (almeno così dicono gli esperti.. speriamo sia vero). Arrivati a Verona veniamo recuperati dall’amico Antonio Boschi, in arrivo dal modenese, e saliti sulla Dr. Feelgood wagon (ovvero il Citroen Berlingo appartenuto a Maurizio Dr. Feelgood Faulisi e per questo densamente pregno di musica) ci dirigiamo verso la meta, l’albergo Antelao (il nome promette bene) a San Vito di Cadore.

Il pomeriggio:

Arrivati a San Vito di Cadore, dopo aver preso la stanza in albergo ed incontrato il responsabile dall’invidiabile forma fisica (vado a correre tutti i giorni ci dice), ci dirigiamo alla Sala Polifunzionale E. De Lotto dove si svolgerà la serata finale dell’Italian Blues Challenge. Incontriamo l’amico Nicola Gerardi, incaricato di accogliere le band per il soundcheck. Due o tre consigli ben assestati e ci dirigiamo al rifugio Larin per poi spostarci al rifugio Senes una birra (ovviamente la Dolomiti) e passare un’oretta nella natura che per noi cittadini è quasi un miracolo (ed un miraggìo). Prima di incontrare tutti gli altri amici della grande famiglia del blues decidiamo di dedicarci una breve sgambata per la pista ciclo pedonale ricavata dal vecchio tracciato deella ferrovia ormai dismessa ed ovviamente, oltre al meraviglioso spettacolo del tramonto tra le montagne, incontriamo il proprietario dell’albergo che correva,  ligio al dovere.

La cena:

La cena, come tutti i momenti di convivio, vede gomito a gomito giudici, musicisti, organizzatori ed esperti o giornalisti del settore, e non c’è quasi nulla che possa impedire il raggiungimento di una sensazione di comunità soprattutto se accompagnato da buon vino e birra locali. Tra le risate e le presentazioni si respira comunque un’aria tranquilla e rilassata, segno che forse la carica adrenalinica agonistica, mai pienamente scomparsa, ha comunque ceduto il passo al piacere di condividere questi momenti insieme. Ovviamente il buon cibo aiuta e gustiamo con piacere le specialità e l’ospitalità dell’associazione San Vito Blues & Soul , caloroso ed accogliente per tutta la durata della nostra permanenza. E stare in mezzo al board di Italian Blues Union e scambiare pareri con Davide Rossi, Luca Romani e Domenico Di Lascio oltre a Fabrizio Berti e Roberto Caselli è un’occasione più unica che rara!

La serata:

La serata musicale vede l’esibizione in sequenza di Andrea Visentin, Gabriel Delta, Francesco Garolfi Band, Joe Chiarello, Daria Biancardi & The Groove City e per finire The Walking Trees.  Il primo aspetto che ci colpisce è l’eterogeneità delle proposte musicali, dal sound chicagoano di Gabriel alle influenze di rock sudista dei Walking Trees, dall’attaccamento alla tradizione di Joe Chiariello, alle sperimentazioni moderne di Francesco Garolfi, dal soul di Memphis della Groove City con Daria Biancardi, alla personalità e vena compositiva di Alberto Visentin, nulla sembra lasciato al caso e soprattutto nessuna ripetizione tra le esibizioni di due band differenti. Sul palco si susseguono i diversi musicisti, coadiuvati dal service, messo duramente alla prova dagli stretti ritmi, mentre i presentatori riempiono gli spazi vuoti dei cambi palco presentando le diverse iniziative dell’associazione che lo stesso Antonio Palatini avrà modo di illustrarci più tardi al bar davanti ad un bicchiere di prosecco.

Mettendo insieme tutte le manifestazioni organizzate da questo gruppo di volontari si occupano oltre due mesi pieni su dodici, con tutte le difficoltà (non è la prima volta purtroppo che lo constatiamo) di trovare appoggio dalle realtà pubbliche di promozione del territorio che, indirettamente, possono beneficiare di tutto l’indotto legato alla musica (ma anche al cinema e a tant’altro). Siamo fiduciosi che una tale macchina organizzativa troverà il giusto appoggio, soprattutto in una regione così ricca di bellezze naturali. La vittoria va a Daria Biancardi & The Grovve City e per stemperare la tensione implicita nei partecipanti si finisce con una bellissima Jam che vede alternarsi tutti gli artisti presenti.

Le conclusioni:

Le competizioni musicali rimangono qualcosa di difficile da digerire per molti, e siamo più che consci delle motivazioni che stanno dietro queste posizioni. Come più volte abbiamo ribadito, è difficile giudicare una gara musicale, rispetto ad esempio ad una competizione sportiva. In quest’ultimo caso infatti è la velocità, la distanza, l’altezza, la potenza o la precisione e l’equilibrio nell’esecuzione a determinare il vincitore. Ciò nonostante il confronto racchiude in sé il seme per poter crescere e migliorare, per imparare e insegnare al tempo stesso. Per questo i Challenge, se strutturati adeguatamente come l’Italian Blues Challenge, possono offrire davvero infinite possibilità ad un genere come il blues che necessita sempre di più di occasioni di aggregazione e incontro.

Non mancheranno le critiche, ma anche questo aspetto può servire, anno dopo anno, a migliorare. E come ripetiamo spesso a chi critica solamente, li aspettiamo sul campo per dare una mano e magari risolvere diversi problemi che loro stessi hanno evidenziato. Arrivederci a Braga il Portogallo per l’European Blues Challenge 2024 e al prossimo anno Italian Blues Challenge.

 

Davide Grandi

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