Tell Me Your Lies è il secondo album firmato da Flavio Paludetti come autore, dopo True Love del 2010. Registrato tra Parigi e gli USA questo lavoro vede la partecipazione Massimo Chivilò alla chitarra ritmica e dei fratelli Antony e Davy Honnet, rispettivamente all’hammond e alle percussioni.
Composto da 7 tracce tutte ispirate dall’amore nelle sue diverse declinazioni, si apre con “Coco” un “blusettone” riconoscibile da qualunque orecchio. Bello l’accompagnamento tenuto da Chivilò in questa traccia solo musicale, dove i lead sono indubbiamente la chitarra di Paludetti e l’hammond di Honnet. Il brano vuole raccontare la storia del figlio di Paludetti che, all’età di due anni non riusciva a pronunciare bene il nome del fratello Francesco, chiamandolo Coco. Ispirato dall’amore e dal legame per i figli.
I Wanna Be You, seconda traccia, è racconta dell’amore spirituale dato dalla ricerca della serenità e della coscienza, tramite la meditazione, che esiste senza tempo e spazio. Un concetto che le diverse filosofie declinano in vari modi, finanche con Dio. Ritmo allegro tenuto dall’Hammond e dalla chitarra di Chivilò e una frase che ritorna “I want to be free from this word, from my mind. I wanna be you”
Tell Me Your Lies, title track, è una ballad che racconta la storia, comune a molti, di chi prova a riconciliarsi con un amore perduto, ma senza implorare per riceverlo. Sound caldo della chitarra di Paludetti che introduce, con una linea ispirata, la frase iniziale “I’m just a man”. Voto 10 all’abbinamento musica-melodia-testo. Il suono morbido dell’hammond e il caldo tono della chitarra lead di Paludetti creano il set perfetto per una storia davvero comune a milioni di persone che, nella sua banalità, ogni volta assume, per ciascuno, i tratti di una tragedia personale di dolore, speranza e consapevolezza. La frase “Before you go and do as you please, stay with me one more night and hold me tight and tell me you lies” (“prima di andare e fare come ti pare, resta con me ancora una notte, tienimi stretto e raccontami le tue bugie”) riassume perfettamente il desiderio espresso, almeno una volta, da ogni innamorato che viene lasciato.
Con Kozak Stone si cambiano sonorità e ritmi, che qui hanno un richiamo più jazzistico rispetto ai precedenti. Brano dedicato a Kozak Steve, blues man canadese amico di Paludetti, come ringraziamento per l’aiuto ricevuto dall’autore nel periodo in cui si trovava in Canada.
Con The Ghetto Paludetti celebra il suo percorso musicale con un ode al suo amore per la black music. Il brano è una cover di Danny Hathaway, miscela di jazz, blues e soul.
Without A Barbeque, brano con ritmi allegri, che celebra l’amore, a volte anche ipocrita, che le persone nutrono per gli animali e Funk in D chiudono la lista delle 7 tracce.
L’album è un lavoro pregevole, crea una bella miscela tra blues, jazz, soul e funk e si ascolta volentieri, anche ripetutamente e in diverse occasioni e circostanze. Apprezzabile anche la linea di sviluppo e il tema guida.
Andrea Capelli
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