Non è mai facile trovare le parole giuste per ricordare qualcuno che se ne è andato, sia che la sua “partenza” sia attesa, che improvvisa, sia che abbia una certa età o che sia giovane. Purtroppo assistere al funerale di un caro amico porta con sé, troppo spesso, oltre al dolore le parole asettiche e impersonali dell’omelia, di chi magari non lo conosceva nemmeno. Detto questo certo non sono la persona più indicata per ricordare Hannes Anrig, che ci ha lasciato il 29 Aprile scorso, nella sua casa ad Arcegno, Svizzera. E non lo sono perché con lui non ho condiviso viaggi, concerti o esperienze particolarmente intense, ma sicuramente l’ho incontrato spesso, dai concerti a Vallemaggia, e prima ancora a Rapperswil, o a Lucerna per il festival nell’intimo backstage, per non dimenticare le finali dell’European Blues Challenge in giro per l’Europa. Ha sempre avuto un modo particolare di legare e di parlare, catturando facilmente l’attenzione della mia compagna, Caterina, e a volte assieme a lei riuscendo anche a prendermi in giro, con quell’ironia teutonica legata anche all’accento che lo contraddistingueva. Sapevo della sua malattia ma l’ho sempre visto forte e combattivo, lasciando trasparire forse nello sguardo, un misto tra malinconico e curioso, la sua sofferenza, che comunque con estrema dignità, non gettava addosso agli interlocutori. Si parlava della musica, dei miei gusti lontani dai suoi, ma non così tanto, dei progetti, e soprattutto si rideva. Questo ricordo con piacere, il suo sorriso mai forzato e neanche sguaiato, così ben abbinato  al suo sguardo. Lo avevo sentito al telefono qualche mese fa per una mail urgente che lo riguardava e che era arrivata all’indirizzo dell’EBU, e di cui mi ringraziò calorosamente, ed incontrato a Horsens, in Danimarca, per l’EBC di quest’anno. Impenetrabile come sempre, ci siamo salutati come se presto ci saremmo ritrovati in qualche concerto. Non potevo sapere che il suo sorriso ed i suoi occhi malinconici non li avrei più rivisti. Quando ho saputo che aveva scelto un posto nuovo per ascoltare la musica ho solo sperato che non avesse dimenticato nulla qui da noi.

Davide Grandi

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