Quasi cento sono gl’album nei quali John Primer appare sia come titolare, parte della band o come ospite. Questo arzillo mississipiano di appena 80 anni e’ un colosso del Blues, una colonna portante vivente. Ha suonato con tutti i Bluesmen che erano ancora vivi dal 1965 in poi. Ha suonato nei clubs e nei festivals piu’ famosi, ma spesso anche in quelli piu’ remoti. Non parliamo poi dei riconoscimenti, se fossero medaglie sembrerebbe un generale sovietico. Nel 2023 ha fatto un ingresso trionfale nella Blues Hall of Fame, un riconoscimento assai tardivo e quasi dovuto. Se seguite anche poco il Blues queste righe dovrebbero essere inutili perche’ molto probabilmente avete un disco di John Primer, conoscete la sua storia e lo avete visto dal vivo, dove di solito da’ tutto se stesso. Lezioni di vita da un musicista che spalleggiava Muddy Waters e Magic Slim, che ha forgiato il Chicago Blues come ancora si ascolta oggi. Una leggenda. Ma anche uomo modesto, disponibile e razionale, come i veri grandi. In questo Grown in Mississippi, ci sono un paio di altre leggende, Bobby Rush e Charlie Musselwhite, Watermelon Smith, Steve “Lightning” Malcom, Eden Brent, Micheal Dehart e Steve Bell, armonicista titolare nella Real Deal Blues Band di John Primer, rimpiazzato talvolta da Dehart. Come ci si poteva aspettare, l’armonica e la chitarra, spesso slide, di Primer giocano un ruolo importante. Sound classico, Chicago Blues 100%, impreziosito dalle performances di Musselwhite, Bell e Dehart. Tra i pezzi si distinguono i primi due, John’s Blues Holler e Born in Mississippi, che evocano la dura infanzia di Primer, il Gospel Lay my burdens down con la figlia Aliya alla voce e un ottimo organo della Brent, e l’ultima John’s crawdad song. Ottimo Blues di gran classe … e non poteva essere diversamente.
Luca Lupoli
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