Southern Avenue-Il viaggio di una Family Band
di Matteo Bossi
Anche solo osservando la copertina di “Family”, il nuovo album dei Southern Avenue, appena uscito per Alligator, ci si accorge della particolarità di questa band. La foto ritrae infatti tre sorelle, Tierinii, Tikyra (TK) e Ava Jackson e Ori Naftaly il chitarrista della band, nonché marito di Tierinii, convogliando la carica gioiosa e la freschezza del loro approccio alla musica. “Questo ci sembra davvero un album di debutto, è ovviamente una continuazione, ma noi siamo mai stati così noi stessi come in questo”, afferma Naftaly alle prime battute della nostra intervista. “Family” sembra davvero un concept album, con un filo che lega ogni brano, dall’iniziale Long Is The Road alle ultime note di We Are. “Ed è stato del tutto voluto”, aggiunge Tierinii Jackson, seduta al suo fianco, “volevamo fosse un riconoscimento per il viaggio della band e le relazioni che abbiamo costruito al suo interno e all’esterno con la comunità di fan che si è creata lungo la strada. È una buona cosa che tu l’abbia compreso!”
Ori Naftaly: Abbiamo avuto una specie di rivelazione su cosa avremmo voluto fare dopo, vale a dire tornare alle radici, alle basi, scrivere una canzone per chitarra e voci, a partire da un memo vocale dal telefono, finirla e passare alla prossima. In passato abbiamo scritto in modo diverso, talvolta a partire da un beat di batteria o da un testo…qui invece solo in un secondo momento abbiamo pensato a cosa avrebbe fatto la band, ci siamo concentrati sul fatto che una canzone funzionasse con solo le voci e la chitarra. L’album è stato scritto così e oltretutto in ordine cronologico; perciò, Long Is The Road è la storia di come sono venuto in America, quel che è accaduto con la mia ex e in pratica di come non mi sono arreso. E poi Upside è una risoluzione, sul restare ottimisti. Found A Friend In You parla di quando ci siamo conosciuti, i brani della parte centrale sono sui primi anni, Rum Boogie… Sisters e infine si chiuede con We Are, il momento in cui Ava è entrata stabilmente a far parte del gruppo tre anni fa. Non è solo il fatto che io e Tierinii siamo una coppia, ma oltre a TK ora avere Ava davvero è diventata una questione di famiglia.
Tierinii Jackson: E poi sia sul palco che fuori ci vuole il contributo di tutta la famiglia, mia madre e le mie sorelle maggiori sono a casa e ci danno una mano con i bambini più grandi, è una macchina complessa. Per questo, in Sisters, il primo verso parla delle mie sorelle sul palco, ma il secondo di quelle a casa. Ad un certo punto, abbiamo capito che per far funzionare i Southern Avenue ci vuole tutta la famiglia.
Ori Naftaly: e i passaggi tra una canzone e l’altra, quei piccoli inserti…John Burk, il nostro produttore, voleva che li sviluppassimo in canzoni complete, ma noi abbiamo insistito, in realtà non è stato difficile, ha capito che volevamo restassero piccole cose in grado di stabilire un tono e connettere tra loro le canzoni. E che fossero musicali, non per forza degli accordi ma come un breve canzone che anticipa quel che succede dopo.
Alcuni di questi inserti, come “Family” o “Keep On Moving On” hanno un richiamo al gospel, forse un riferimento al fatto che tu e le tue sorelle, Tierinii, siete cresciute in chiesa?
Tierinii Jackson: Sì, siamo cresciute in chiesa e quel poco di blues che conoscevamo veniva dalla chiesa e aveva un testo gospel. Ma è questa la nostra base, noi siamo queste.
Luther Dickinson suona il basso in alcuni brani, in altri c’è Blake Rhea, che è scomparso lo scorso novembre.
Ori Naftaly: La cosa bella è che con Luther era con noi fin dall’inizio, era anche sul nostro primo disco…e siamo sempre stati in contatto, parliamo e passiamo del tempo insieme. Perciò quando abbiamo compreso cosa avremmo voluto fare con quest’album è stata la prima persona cui abbiamo pensato. E abbiamo finito per scrivere due brani, “Sisters” e “We Are” con lui. Le abbiamo scritte durante un tour estivo. Avrei voluto avere più tempo con Luther, sono sicuro avremmo scritto più canzoni, perché lui riesce a tirar fuori il meglio da noi. Ed è sempre divertente suonare o passare del tempo insieme.
Nel disco precedente avevate scritto alcuni brani con suo fratello Cody Dickinson.
Ori Naftaly: Vero, ha scritto “Heathen Hearts” e “Push Now” con noi, ma non ha suonato sul disco.
Tierinii Jackson: Credo che TK abbia suonato nel disco di Cody ed entrambe abbiamo partecipato a un disco dei North Mississippi Allstars.
Come voi i Dickinson hanno una band di famiglia e ogni tanto ognuno fa altri progetti solisti.
Ori: ci servono ancora un po’ di anni prima di fare altre cose!
Tierinii: …abbiamo ancora molte cose da fare.
Ori: ma sì ci sono molte similitudini.
Tierinii: sembrano la versione maschile mia e delle mie sorelle.
Quando avete formato la band, circa dieci anni fa, immaginavate un percorso del genere?
Tierinii: No, no, è difficile immaginare qualcosa del genere. Non era facile vederlo, ci sono stati giorni in cui avevo molti dubbi, ma sapevo che le relazioni che stavamo costruendo scrivendo musica insieme erano molto solide. Sentivo che c’era una ragione se eravamo in questa posizione. Ed avevamo dedizione verso tutto ciò. Non riuscivamo a vedere il futuro ma sembrava giusto e vederlo dispiegarsi in questo modo è davvero una bella sensazione.
Ori: Penso che l’aver firmato per Stax per il nostro primo disco abbia rimescolato le carte…ognuno di noi pensava potessimo fare bene, per come eravamo, ma non ci aspettavamo di essere scoperti dall’industria così in fretta. All’epoca ci conoscevamo soltanto da otto mesi. Non ci aspettavamo di essere su Stax o Alligator o di ricevere una candidatura ai Grammy. Volevamo solo fare le cose per bene e poi sono accadute cose attorno a noi.
Avete sempre inciso in vari studi di Memphis, come Zebra, Ardent, Sun o Royal, è una scelta precisa immagino. Sono di sicuro studi pieni di storia.
Ori: Non conta tanto in quale studio siamo, quanto con chi siamo in studio. Si tratta delle persone con cui andremo a lavorare. Conta ci siano le condizioni che ci servono, per esempio non ci piace avere tanta gente che va e viene dallo studio, il traffico insomma. Abbiamo esigenze diverse. Ma non è questione di dove. Anche se ci piace restituire qualcosa alla comunità e crediamo sia importante riportare la musica a Memphis. Per questo preferisco investire soldi qui, se abbiamo un budget per fare un disco, fare in modo che torni alla gente in città. E poter parlare con te di uno studio di Memphis invece che di uno a Los Angeles. Non è nemmeno tanto per la storia, più per le persone che qui sono fantastiche. È stato bello lavorare con Boo (Mitchell) o con Kevin Houston.
È anche una responsabilità questa di restituire qualcosa alla città di Memphis?
Tierinii: è corretto, ma direi che non è tanto una responsabilità quanto qualcosa di cui andare fieri. Ho passato qui tutta la vita e so cosa abbiamo, l’eredità culturale. Memphis ha prodotto grande musica per anni e anni ed è entusiasmante registrare qui.
Circa tre anni fa avete pubblicato una originale cover di un brano dei Genesis, “That’s All” e sul palco a volte suonate pezzi del repertorio di Tina Turner o Ann Peebles. Farete un EP di cover prima o poi?
Ori: Penso sarebbe una bella idea. Ne abbiamo parlato anche con Luther. Consideravamo idee per il nuovo album e questo è il quarto, finora abbiamo pubblicato solo canzoni originali, tranne una cover nel primo disco. Vuol dire quaranta o cinquanta canzoni originali e in fondo è per questo che siamo musicisti, per produrre musica originale. Per noi, per me almeno, l’unica ragione di vita nell’ambito musicale è di esserci con le mie canzoni, la mia musica. Suonare il materiale di altri è divertente ma non è per questo che sono disposto a lasciare la mia famiglia. E tutto quel che abbiamo ottenuto finora lo dobbiamo alla nostra musica e alla nostra creatività. Ma siamo arrivati al punto in cui il pubblico sa chi siamo e quando ascoltano una bella cover fatta da noi ci conoscono abbastanza da andare ad ascoltare anche le nostre cose. All’inizio era una questione che si poneva. Per il primo disco John Burke ci aveva detto, “ci vuole una cover”. Abbiamo detto OK. Per il secondo abbiamo detto di no, per il terzo idem e anche per questo era un no. Abbiamo ancora molte storie da raccontare.
Tierinii, come dicevi, sei cresciuta in chiesa in una situazione abbastanza protetta, senza ascoltare altre musiche. In seguito, le hai scoperte e cantate. Com’è stato questo processo di scoperta?
Tierinii: Oh per me era un mondo completamente nuovo. Perché in effetti sono cresciuta molto protetta e non mi era consentito ascoltare altra musica, così qualsiasi altra cosa stessi ascoltando dovevo farlo di nascosto. Quando sono andata via di casa c’è stata una grossa frattura con la mia famiglia per la mia decisione di cantare musica secolare, in pratica ero per strada, tagliata fuori. Ero a Beale Street dove ci sono queste note con nomi di musicisti e nei club, come al B.B. King’s, alle pareti è piano di foto di musicisti come Koko Taylor…quando ho lasciato casa leggevo tutti questi nomi e non avevo idea di chi fossero. E anche allora quando dovevo imparare delle canzoni mi capitava di realizzare che questa era del nome che ho visto sulla parete. Sono cresciuta in questa cultura ma tante cose era come non fossero collegate finché non mi ci sono immersa. Ancora oggi scopro vecchi musicisti blues e la mia mente corre subito alle foto sulle pareti. Sto ancora riconnettendo la mia eredità culturale al posto da dove provengo. Ed è un viaggio senza fine. Perché sono una nerd musicale ed ho sempre voluto cantare, ballare e sentirmi libera. Ero solo una bambina, mi sono anche trovata nei guai ma alla fine ho avuto la mia musica, con i suoi alti e bassi, ma sono ancora qui a vivere quel sogno.
Succede che l’uno conosca artisti che l’altra non conosce?
Ori: Si, ancora oggi. Ma ci sono anche cose che lei conosce e io no. Non è una cosa a senso unico quando si tratta di scoprire nuova musica. Ma è vero che sono venuto a Memphis da fan e lei non ha questo tipo di mentalità. E comunque è un altro aspetto che contraddistingue questa città, non ci sono molti posti in America dove la gente viene non per diventare milionari ma per diventare musicisti migliori e fare buona musica. E Memphis attrae da sempre alcuni dei migliori. È qualcosa di magico. Beale Street non esiste altrove nel paese, a parte Bourbon Street a New Orleans ovviamente.
I Southern Avenue hanno un suono loro, forse dovuto anche alla combinazione della formazione blues di Ori e il cantato soul di Tierinii.
Orii: Grazie, sì questo mi piace. È qualcosa che ha a che fare con una sorta di viaggio spirituale. Credo che io, Tierinii, TK e Ava siamo molto concentrati sulla musica, non c’entra nulla l’ego o il successo…
Tierinii:…o i premi o essere il migliore. La responsabilità che sentiamo è quella di continuare a fare musica, a creare, non solo a suonarla per arrivare al prossimo concerto, ma qualcosa che stabilisca una connessione col pubblico, con le storie…e l’integrità della musica è quel che ci guida.
Ori: E quando la priorità è la musica, questo è un terreno comune su cui operiamo tutti noi. E questo ci consente di fare molte cose. Per esempio di esplorare, nell’album precedente, “Be The Love You Want”, era volutamente su sonorità Memphis soul /Isaac Hayes, complesse, con la scrittura abbiamo cercato di avere le canzoni più belle, non quelle per il successo o radio friendly, nemmeno la più blues. Senza per forza rientrare in una categoria. Solo avere le canzoni migliori di quel momento. E questo porta ad avere maggior creatività.
E in fondo anche il nome Southern Avenue non vi lega ad un genere specifico.
Tierinii: sì, il blues penso sia alla base di tutto però. Quando sei cresciuto con quel suono, non importa quale genere suoni ma finirà sempre per avere quell’accento, una profonda influenza.
Ori: Suoniamo Memphis blues, e Memphis blues vuol dire R&B, vuol dire funky…e specialmente con quest’album, penso si possa dire, se prendi il nostro catalogo, che sia fatto dei diversi colori della musica di Memphis. E di cos’altro è fatta la musica di Memphis se non di blues? Non pensiamo certo che ogni disco fosse perfetto, cercavamo di fare del nostro meglio.
Buona parte della vostra musica è confortante, con un messaggio positivo, un po’ come quella degli Staple Singers negli anni Sessanta e Settanta, vi ritrovate in una osservazione simile?
Tierinii: Sì, io personalmente scrivo come se stessi parlando a me stessa…e dato che he ho passate molte quando ero più giovane con la mia famiglia, dovevo essere il mio stesso sistema di supporto. Perciò questi testi non sono le modalità con cui faccio coraggio sia a me stessa che l’un l’altro. Quando avevamo dei problemi li abbiamo affrontati scrivendo.
Ori: ti posso fare un esempio. “Don’t Give Up” è stata scritta a causa di “Long Is The Road”, che è la mia storia. Ho scritto “Don’t Give Up” proprio nel momento in cui è mi sono successe quelle cose, sono stato tradito, ho perso tutto…ma mi sono arreso. Non ho pensato di tornare a casa e smettere. Mi sono detto lo rifarò. O “Gotta Keep The Love”, una canzone in cui ci siamo detti, proviamo a scriverne una che non si risolva in modo positivo. Abbiamo iniziato così ma non ci siamo riusciti, anzi è venuta fuori “Gotta Keep The Love” che è appunto positiva. Non siamo stati in grado di comporre qualcosa che non avesse un risvolto positivo.
Tierinii: A questo punto della nostra carriera, siamo molto consapevoli che la musica ha il potere di guarire…è un mezzo e lo puoi usare in modo irresponsabile o puoi decidere di dare conforto alla gente. È ciò di cui abbiamo bisogno e che ricaviamo dalla musica. Abbiamo bisogno di incoraggiamento, self-empowering e questo tipo di attitudine per arrivare a fare questo. Quando sentiamo dai fan che cosa alcune canzoni abbiano significato per loro, beh ecco dove vogliamo essere. Quando vengono ai nostri concerti vogliamo che si sentano sollevati e liberi da qualsiasi cosa li faccia sentire giù. E puoi percepirlo nella comunità che abbiamo creato.
Avete inciso due album per Stax, uno per BMG e questo per Alligator, tuttavia mi sembra che le diverse etichette non vi abbiano cambiato ma siate riusciti a restare voi stessi.
Ori: Grazie. Non è stato facile. Anche John Burk, che è il nostro supporter n. 1, il nostro produttore, quello che ci ha fatto firmare per Stax…anche lui ha cercato di influenzarci.
Tierinii: Eravamo una band così giovane…la nostra identità si stava ancora sviluppando al nostro interno. Quando abbiamo firmato eravamo giovani e perciò era tutto un passare in rassegna idee e influenze, del tipo, fate come questa band o ascoltate quest’altra band…
Ori: non intendo in modo negativo, volevano fare in modo che ce la facessimo…all’inizio c’erano gli Alabama Shakes che sono una gran band ci piacciono. Non conta con quale etichetta lavori, l’etichetta è lì per aiutarci a essere la nostra miglior versione di noi stessi. Penso che oggi le etichette preferiscano lavorare con artisti che sanno già cosa stanno facendo. Alligator ci ha messo sotto contratto quando avevano già sentito la maggior parte dell’album. Sapevano cosa stavamo facendo. Gli è piaciuto e ci hanno dato modo di continuare a farlo. John Burk il produttore e Boo Mitchell l’ingegnere de suono ci hanno consentito di esplorare a fondo il suono dei Southern Avenue. Il che vuol dire me stesso alla chitarra e le ragazze al canto, col solo battito di mani e piedi. Significa molto per noi che chi ascolta lo riconosca a prescindere da con chi lavoriamo o cosa la società ti induce a pensare…
Conoscevate già Bruce Iglauer?
Ori: Credo che Bruce ci abbia visti già dal 2016 così sapevano tutto di noi. Conta la squadra ma la squadra non dovrebbe toccare la musica. E la musica non è mai stata in discussione. John Burke ci ha fatto sentire come se avessimo preso noi tutte le decisioni anche se non era così. Ma non sto certo dicendo che ogni etichetta sia uguale, Alligator è un grande partner.
Avere Ava nella band ha cambiato in qualche modo le dinamiche interne?
Tierinii: Penso ci abbia allargato e abbia elevato il suono col suo violino…quando scrivevamo con TK, scrivevamo armonie con tre parti, perciò o ne facevamo due o invitavamo Ava. Credo abbia reso la band quello che avrebbe sempre dovuto essere.
Ori: La mia prospettiva è che l’arrivo di Ava abbia creato qualcosa che non si può replicare. Il fatto che loro cantino insieme e siano il focus principale della scrittura delle canzoni è unico. Ci sono molte sorelle che cantano insieme, ma la loro musicalità è differente. Tierinii è una cantante e un’autrice, TK è una batterista, ma canta e compone, Ava canta e suona percussioni e violino, oltre ad essere l’unica con un diploma in musica. Non sono solo cantanti. Prima nessuno conosceva Ava, ma ora la conoscono e sanno come suoniamo con lei. Perciò, le abbiamo detto quando è entrata nella band, che sarebbe stata una cosa full time, è una partner alla pari. Questo è il punto.
Come e se è cambiato il tuo modo di suonare la chitarra, avendo grandi voci nella band?
Ori: è diverso senza dubbio. È come essere in una band con Aretha Franklin, non devo suonare come Stevie Ray Vaughan in questo contesto. E scrivo anche le canzoni che hanno diversi accordi e richiedono un lavoro complesso alla chitarra. Per questo album ho usato molte accordature aperte. Penso di essere migliorato molto come chitarrista. E sono cresciuto ascoltando i Led Zeppelin e molto blues e jazz, ascoltano discografie intere, perciò mi piacerebbe che alla fine si potrà vedere anche il nostro percorso e sarà album per album, non canzone per canzone. Il primo disco era impostato su cose di base, il secondo su raddoppiare le parti , trovare dei contrappunti e ricavare spazio per i fiati. Per il terzo si trattava di trovare uno spazio nel mix per la chitarra. Questa volta è stato diverso perché mi sono annoiato del mio suono e del mio stile di chitarra, mi sono detto che non potevo fare un quarto disco co la stessa cosa. Così ho deciso di imparare le accordature aperte e di scrivere le canzoni utilizzandole. Ad esempio il riff di “Rum Boogie” è la prima cosa che ho imparato alla slide. Ho invitato Luther, è rimasto da noi una settimana e mi ha dato una mano all’inizio. Nel giro di una settimana è riuscito a cambiare la mia mentalità e darmi la fiducia di registrare slide e suonarla dal vivo in concerto. Volevo reinventarmi e provare qualcosa di nuovo. Nell’album alcune canzoni sono in Do aperto, quelle più lente, altre invece, come “Late Night Get Down”, sono in Re aperto…volevo che chi ascolta percepisse un progresso, portare una novità. È stato come imparare da zero a suonare la chitarra. Perché sera dopo sera finisci per farti venire a noi i tuoi stessi lick…in ogni concerto cerco di fare qualcosa di diverso.
Ci sono musiche o artisti che avete ascoltato ed hanno, in qualche modo, ispirato alcune cose che suonate come band?
Ori: Oh abbiamo attraversato varie fasi, quando abbiamo fatto “Be The Love You Want” ascoltavamo molto Curtis Mayfield, specialmente l’album con gli Staple Singers e molto Isaac Hayes. Per questo abbiamo ascoltato molto Memphis Minnie, Skip James, B.B. King, un po’ di hill country blues o Koko Taylor, sai Tierinii non la conosceva fino a poco tempo fa e io le dicevo, ma come è possibile?
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