Era forse inevitabile che la prima collaborazione tra Taj Mahal e Keb’ Mo’, intitolata appunto TajMo, risalente al 2017, avesse un seguito. Non tanto perché il primo album fosse indimenticabile, alcune riserve erano espresse anche nella recensione di Carlo Gerelli apparsa sul n. 139 de Il Blues, quanto per il successo raccolto dal lungo tour e dal disco stesso, premiato con un Grammy come Best Contemporary Blues Album, che aveva rinsaldato l’amicizia tra i due artisti.
In questo lasso di tempo, Mahal ha pubblicato tre lavori, piuttosto diversi tra loro, la collaborazione con Ry Cooder, il disco con la big band intitolato “Savoy” e un live col suo sestetto, “Swingin’ – Live At The Church In Tulsa”, ultima registrazione del suo batterista di lunga data Kester Smith, scomparso a inizio 2024. Keb’ Mo’ ha proseguito la sua produzione con tre album in studio, uno dei quali di canzoni a tema natalizio, una tappa a cui, prima o poi, pochi artisti sfuggono.
Li ritroviamo dunque per “Room On The Porch” (Concord) dieci canzoni di musica solare e lieve, registrata a Nashville, città di residenza di Keb’ Mo’, una combinazione, in varie gradazioni, di musica americana. Rispetto al primo episodio gli arrangiamenti sono in genere più stringati e l’atmosfera sembra quella evocata dalla canzone titolo, conviviale e aperta, nel portico c’è posto e cibo per tutti, all’insegna della fratellanza. Oltretutto, compaiono anche i figli Kevin Roosevelt (Moore), polistrumentista qui soprattutto alla batteria e Ahmen Mahal figlio di Taj, accreditato come coautore di un paio di brani.
Per una volta potremmo partire dalla fine, da “Rough Time Blues”, solo voci e chitarre, un country blues firmato da un loro giovane seguace, Jontavious Willis, era infatti sul suo West Georgia Blues dello scorso anno, posto in chiusura dell’album. Non fosse altro perché ci si sorprende a pensare alla possibilità di questa direzione per l’intero disco. Procedendo a ritroso troviamo comunque altri buoni momenti, come la ripresa di “Junkyard Dog” un pezzo scritto da Gabe Dixon e Maia Sharp, già sull’album “Mercy Rising” di quest’ultima, con la band al completo e accenti funky.
Ma ci sono anche orecchiabili ballate d’amore quali “My Darling My Dear” e “Better Than Ever”, con l’armonica di Billy Branch, serenamente risolte. Non male il loro arrangiamento di “Nobody Knows You When You’re Down And Out”, in cui si alternano al canto e vengono poi raggiunti dai coristi, mentre “Blues Will Give You Back Your Soul”, un originale di Mahal, ricorda certe sue cose del passato con la Phantom Blues Band. E allora se torniamo all’inizio, alla country ballad “Room On The Porch”, col canto di un’altra ospite, la vocalist Ruby Amanfu e gli interventi melodici del violino, comprendiamo meglio la sintonia tra Mahal e Moore e l’approccio trasversale di questo secondo lavoro comune, molto adatto ad essere ascoltato nelle prossime serate estive con gli amici, sorseggiando una bevanda fresca, magari proprio sotto un portico, almeno per i fortunati che ne possiedono uno.
Matteo Bossi
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