James Cotton e Hubert Sumlin – Foto di Matteo Bossi

Quando se ne vanno personaggi della statura di Cotton, di qualcuno cioè sulla scena dagli anni Cinquanta, ci si trova a pensare all’assenza, al vuoto che figure come la sua lasciano. Prevale la sensazione di tramonto di un’epoca e la transizione difficoltosa verso un presente incerto e povero di artisti carismatici. Qualcuno lo ricorderà per il lavoro, in fasi differenti, accanto a Muddy Waters e molti appassionati, crediamo, avranno un loro ricordo legato a lui e alla sua vasta produzione discografica. Cotton è passato per varie etichette (Sun, Vanguard, Verve, Capitol, Alligator…) e formazioni, toccando vertici assoluti, ricordiamo almeno “Mighty Long Time” su Antone’s  l’acustico, bellissimo “Deep In The Blues”, con una formazione ridotta ai soli Charlie Haden, David Maxwell (anche loro purtroppo scomparsi) e Joe Louis Walker. Chi ha avuto la fortuna di vederlo in concerto non si dimenticherà di un musicista che trasudava gioia di suonare ogni volta che metteva piede su un palco, ovunque si trovasse. So long, Mr. Cotton, la terra le sia lieve.

Matteo Bossi

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