Dopo quasi tre decenni di festival cosa possiamo aggiungere a quello che già è stato detto sul Torrita Blues?  Ribadire la bellezza dei paesaggi, bontà del cibo locale, l’accoglienza della gente sembra ormai un eufemismo, ma attenzione a dare per scontati certi elementi, perché sono proprio loro che rendono speciale questo piccolo “gioiello toscano”. Il 2016 in realtà sarà un anno che quelli di Torrita ricorderanno a lungo perché il paese è diventato di diritto capitale del blues europeo avendo avuto l’onere e l’onore di organizzare nel mese di Aprile la finale continentale dell’European Blues Challenge arrivato alla sua sesta edizione.

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Foto di Simone Bargelli

Dopo quindi tre giorni veramente intensi, ricchi di emozioni e conferme, lo staff si è preparato, come tradizione vuole nell’ultimo week-end di Giugno, per la 28esima edizione del Festival. Tradizione nella tradizione è la sua apertura con la consueta “Cena Blues” che anche quest’anno ha visto riempire piazza Matteotti, giovedì 23 all’insegna dello stare insieme, del buon mangiare e della buona musica. Un momento quasi conviviale e vibrante per molti perché sono stati gli stessi torritesi ad aprire la kermesse con la “Parish Church Choir”, ensemble locale di circa 30 elementi che con passione e rigore hanno proposto un tipico repertorio gospel. La serata è poi continuata con la semifinale centro-nord dell’Italian Blues Challenge; il contest che decreterà nella sua finale il 28 Ottobre a Pignola (PZ), chi rappresenterà l’Italia al prossimo EBC. Torrita ha decretato i primi finalisti nella Betta Blues Society, quartetto proveniente da Pisa capitanato dalla splendida voce di Elisabetta Maulo che in una atmosfera assolutamente amichevole ha avuto la meglio sul duo perugino Little Blues Slim & Mr Duck e sul romano Spookyman alias Giulio Allegretti.

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Foto di Simone Bargelli

Il giorno seguente il bel palco ha ospitato Mighty Mo Rodgers accompagnato dall’inossidabile band di Luca Giordano. Il tastierista e autore di Chicago, impegnato anche nel sociale, ha presentato un set elegante e dinamico attraverso il suo blues fortemente contaminato; suoni della Windy City più classici alternati a momenti dove il soul, il rhythm & blues e il reggae (nel mese di settembre Maurice, questo il suo vero nome, si dirigerà in Giamaica per registrare un progetto legato a questi suoni) si sono intrecciati con naturalezza e buona coesione. Brani per lo più scritti dallo stesso Rodgers anche se non sono mancati classici come “Born Under a Bad Sign”, (Booker T Jones) e evergreen di Otis Redding, “(Sitting On) The Dock Of the Bay”. Mighty è inoltre possessore di una bella vocalità, supportata magistralmente dal trio di Luca Giordano, certezza del panorama Italiano, ma che ci sorprende ogni volta per stile e innata comunicativa delle sue note.

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Foto di Simone Bargelli

Si cambia completamente ritmo con la performance di Dana FuchsCon l’arrivo della bella statunitense della Florida le atmosfere si fanno calde, non solo per una presenza carismatica ed estremamente sexy, ma sopratutto grazie ad una performance che sarà fortemente legata al suono rock. I 90 minuti che seguono sono catalizzati nella sua fisicità, nelle sue movenze e nel timbro vocale della “potente” Dana, che seppur in dolce attesa di 7 mesi non si risparmia affatto, anzi… dimostrando di essere anche persona umile e cortese. La band è solidissima, il suono tosto e corposo e il timbro della bionda frontwoman ricorda quello della leggendaria Janis. La scaletta è composta da molti brani scritti dalla stessa Fuchs e questo è certamente il suo punto di forza; belle le esecuzioni di “Nothin’ On My Mind” e della tirata “Bliss Avenue”, ma sono le ballate quelle legate anche a momenti della propria vita personale, i momenti di forte impatto nel numeroso pubblico presente. Da sottolineare il basilare supporto di “sudore” e di note grintose del chitarrista Jon Diamond, bravo musicista e autore, legato ormai da anni alla causa Fuchs. Nel finale non poteva certo mancare la cover di Helter Skelter (The Beatles), brano che ha interpretato nel film “Across the Universe” e che l’ha portata alla notorietà mondiale…..Formidabile! Prima di proseguire con la cronaca dell’evento, ci piace far notare come un’altra nota positiva di questa edizione è stata la scelta di far suonare non tre, bensì due band per sera.

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Foto di Simone Bargelli

Questa decisione, da non sottovalutare, ha dato un più ampio “respiro” alle formazioni stesse e soprattutto la possibilità agli ascoltatori di godersi al meglio la manifestazione. Proseguendo con l’ultima giornata del Torrita, Sabato 25, è stata la volta della X-Jam, più che una band un progetto musicale in continua evoluzione diretto e voluto dal tournista/batterista Luca Giometti, che si basa sulla rilettura di classici del soul e rhythm & blues. Le voci sul palcoscenico toscano sono quelle di Deviana P., Ty LeBlanc & Nadyne Rush e la playlist è per lo più caratterizzata da hit che sono state di Aretha Franklin e Tina Turner, ma non sono mancate nemmeno “colonne” come “Got My Mojo Working” e “Rock Me Baby”.   Indiscutibile la qualità di ogni singolo degli otto musicisti impegnati, dove spicca il sax di Criss Pacini, ma ciò che viene a mancare è quella coesione frutto di un’intesa musicale e affiatamento d’intenti che si costruisce nel tempo e dopo forti esperienze insieme; non basta solo essere bravi musicisti “per saper suonare”! Comunque il pubblico entusiasta, gradisce e applaude….in fondo è questo ciò che conta. Finalmente è arrivato anche il momento dei tanto attesi Mississippi Heat di Pierre Lacocque. l’armonicista/autore, di origini belghe, è da considerarsi uno dei convinti prosecutori della tradizione di Chicago, ma anche un vero e proprio innovatore dello strumento per quel suono e stile unico e inimitabile, prerogativa dei grandissimi. Il set è quanto di meglio potevamo sperare; accompagnato da una band straordinaria che esalta ogni singolarità ma al tempo stesso diventa un tutt’uno in quei ritmi che hanno reso unica la città dell’ Illinois. Siamo di fronte ad un set di alto spessore artistico e stilistico dove ognuno da il suo contributo ad iniziare dall’essenza vocale di Inetta Visor; il suo canto racchiude tutta l’autenticità di questa musica, per non parlare poi del dinamismo della batteria di Terrence Williams…non bisogna saper “picchiare le pelli” per avere groove!!!!! Uno spettacolo che emoziona e trascina sulle note di splendide strumentali come “Blues For George Baze”, sugli shuffle di “Dirty Deal” o standard come “Honest I Do” di Jimmy Reed….una performance che ricorderemo a lungo….Mississippi Heat…THE REAL DEAL!!!! La tradizionale jam session finale chiude le porte anche della 28esima edizione di un festival che come ogni anno si fa apprezzare per qualità ma soprattutto quell’aria di familiarità che emana la piazza di Torrita…e allora il nostro grazie va all’associazione, ai ragazzi che ne fanno parte, a Luca e Alessandro che con il loro incessante e professionale lavoro continuano ogni anno ad assicurarci un appuntamento imperdibile…al prossimo anno.

Simone Bargelli

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