“Non ho mai suonato all’interno di un castello” quest’affermazione di Randolph Matthews, ci ha fatto pensare che non ci meravigliamo più di tante cose come ad esempio i luoghi dove viviamo, le persone che incontriamo, i momenti che consumiamo; non ci rendiamo più conto della loro unicità e questo semplicemente perché ci accompagnano da tanti anni. Le diamo ormai per scontate…come il Trasimeno Blues Festival che torna anche in questa estate per la sua ventesima volta… i tanti concerti, i sapori, le sue emozioni e le meravigliose cornici che lo hanno sempre fatto apprezzare anche agli stessi artisti ancora una volta protagonisti.

Foto di Simone Bargelli

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La partenza come accade da qualche edizione si è svolta a San Feliciano, Giovedì 23 Luglio. Sugaray Rayford, voce dei famosi Mannish Boys, supportato dall’ottima band di Luca Giordano, ha presentato un set di pura energia e intrattenimento, giocando su consolidate originali dai forti ritmi rhythm blues ed evergreen del blues elettrico come “I’ll play the blues for you” (Albert King) e “Born under a bad sign” (William Bell, Booker T. Jones). Sugaray ha dimostrato del perché è considerato uno dei migliori entertainer del panorama blues odierno… salta, balla, si diverte con il pubblico quasi mettendo in secondo piano quell’immensa vocalità della quale è dotato… improvvisa all’ultimo momento cambiando le carte in tavola quando meno te lo aspetti; anche per questo motivo va elogiato il lavoro di una band che riesce a seguirlo senza che lo show subisca la minima incertezza.

Foto di Simone Bargelli

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La chitarra di Luca è come sempre efficace essenziale e mai invadente, aggiungendo una qualità in più ad uno spettacolo che ci aveva convinto fin dalle prime note. Il festival è proseguito il giorno successivo presso la magica cornice della rocca medievale di Castiglion Del Lago con il già citato Randolph Matthews, vera rilevazione della rassegna. La sua unica verve espressiva e l’interpretazione vocale personalissima, come quella emozionate in una stravolta versione di “Hey Joe”, lo hanno distinto tra i tanti artisti del festival. Il ragazzo londinese ha presentato parte di quello che sarà il suo prossimo album la cui uscita è prevista per il novembre 2015. Soul, rock e blues le sue maggiori ispirazioni, proposte sempre in una formula originale e interessante… riesce a catturare il pubblico anche attraverso i suoi giochi vocali e i precisi accompagnamenti di chi lo affianca… un particolare apprezzamento al sempre incisivo Pablo Leoni alla batteria.

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Alcuni importanti “ritorni” hanno caratterizzato le serate successive, iniziando dalla band di Playing For Change, già ospite nella passata edizione. Progetto di world music contenitore di tanti classici dai repertori di scuole musicali diverse; tanto soul, un po’ di rhythm blues, afro beat, reggae, un pizzico di rock e un connubio ben amalgamato e orchestrato dalla bravura delle singolarità che si mettono a disposizione degli altri. Il buon “impasto” ha tenuto alta la qualità sonora… tutto sotto il controllo di un motore fatto di energia e passione… Playing For Change è sì un progetto pensato e costruito….in maniera però autentica e genuina… e il numeroso pubblico questo lo ha percepito, anche in questa edizione. Discorso diverso per Corey Harris, sempre alla rocca il giorno seguente, Domenica 26 Luglio. Al festival era già passato nel 2003, quando era reduce dal progetto di Scorsese che lo aveva fatto conoscere a livello mondiale; le contaminazioni sono rimaste tali e i suoi intrecci con le culture africane e giamaicane sempre interessanti.

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Va detto però che Corey alterna momenti di indiscutibile qualità artistica a interpretazioni poco accattivanti e coinvolgenti dando l’impressione di svolgere un compito troppe volte eseguito. Una lista riassuntiva di una carriera importante, quella dei brani suonati, che ha assunto il valore più di occasione mancata che di un concerto da ricordare. Non delude mai invece l’eclettico Francesco Piu con un set che ha coinvolto i tanti spettatori del locale ufficiale di Trasimeno Blues, l’“Onda Road” di Passignano. L’abitudine di vederlo spesso dal vivo non scalfisce il fascino delle sue esecuzioni cariche di pathos ed energia, regalando sempre qualcosa di nuovo. Francesco è senza dubbio una delle più belle realtà di casa nostra…forse anche di PIU (concedeteci la battuta). Alexia Coley prosegue il festival la sera di Lunedì 22; la cantante inglese a causa di un’improvvisa defezione, sostituisce il gruppo in cartellone “The Dynamics”. La sua proposta è molto legata a facili ritmi funk-soul di matrice pop, inevitabile conseguenza dei suoi recenti successi radiofonici in terra britannica. Alexia ha una bella voce, elegante e dai colori swing, ma è la band che non convince totalmente; sembra apparentemente inadeguata rispetto al livello della sua leader; va comunque scritto a loro discolpa che alcune disavventure di viaggio (ritardo di volo compreso e mancato soundcheck) potrebbero aver influito sulla giusta riuscita del concerto; da rivedere. Martedì 28, sempre all’Onda Road e all’adiacente Parco Dell’Airone di Passignano va in scena l’immancabile appuntamento con l’afro beat. I francesi Vaudou Game capitanati dal carismatico Peter Solo (proveniente dal Togo) sono tra gli esponenti più apprezzati dell’attuale scena afro-funk. Il concerto, composto per gran parte dai brani contenuti nel recente cd “Apiafo”, è un incessante ritmo ipnotico e ossessivo su cui Peter risuona quelle melodie e canti tipici della tradizione locale; un concerto totalmente consigliato ai fanatici del genere e poco indicato agli ascoltatori più “occidentali”.

Foto di Simone Bargelli

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Va ribadito che la musica proposta è più dedita a chi ama il movimento e il ballo che non il semplice e solo godimento dell’udito. Un concerto comunque molto apprezzato dal pubblico numeroso. La serata era stata aperta dagli aretini Mamanera, bravi esecutori del repertorio di Blind Willie Johnson, Skip James e soci, dimostrando grande rispetto e inevitabile amore per i suoni più acustici del Delta. Ottima la prova che ha visto impegnato, mercoledì 29 a Tavernelle il pluripremiato Mighty Mo Rodgers. Voce solida e pianismo fluido supportato dal tappeto sonoro di Luca Giordano e Pablo leoni ancora presenti a distanza di pochi giorni. Tanto Chicago blues ma anche qualche classico Motown che stona un po’ rispetto alla gran parte della playlist, ma che comunque piace sempre moltissimo a quella parte di pubblico più “turistica”. Altra rivelazione del festival è stato il sanguigno Leburn Maddox, chitarrista dalle importanti esperienze passate; negli anni settanta era uno dei chitarristi più utilizzati e stipendiati dalla leggendaria Atlantic Records. Dopo dieci anni di “disintossicazione” dalle scene, proprio qualche mese fa ha deciso di riprendere la via musicale in modo umile e genuino… e il suo show è il perfetto riassunto della nuova filosofia e di quel funk di cui è stato importante esecutore tra i 70 e gli 80. Condisce il tutto anche con una buona dose d’ironia e rock dai toni più accesi, catturando l’attenzione e le simpatie di un pubblico entusiasta. Walter Cesaroni al basso e Jacopo Coretti alla batteria mostrano ancora una volta le grandi qualità che gli strumentisti di casa sanno garantire. Nella parte finale del Trasimeno 2015 torna protagonista la voce questa volta al femminile.

A Passignano c’è Linda Valori, artista che ha saputo trasformarsi in questi ultimi anni grazie ad una voce potentissima quanto straordinaria nei suoi timbri e colori. Il suo è un set musicalmente perfetto, ineccepibile nell’esecuzione dei brani a volte troppo didascalico nella sua proposta che perde di quell’autenticità e genuinità che invece il blues necessita. Anche la band, strumentalmente perfetta, delude per tensione emotiva. I brani sono orientati verso una rilettura di melodie funk e rhythm blues di facile appiglio e quello strato troppo patinato nel loro assemblaggio rendono l’offerta fin troppo pop per le nostre orecchie. Ad ogni modo di grande impatto la versione di “Hallelujah” di Leonard Cohen ma il concerto assume più un valore di occasione mancata quando da lì a poco Linda si è esibita in una Jam all’Onda Road dimostrando tutto il suo vero approccio blues in venti minuti intensissimi. Peccato! Il festival si chiude Domenica 2 Agosto nell’abituale Città Della Pieve, dove l’ormai consolidata partecipazione della P-Funking Band apre la performance di Lisa Hunt e James Thompson. Tante (troppe) riletture Motown e inevitabili brani del repertorio di Zucchero hanno composto la scaletta ma è soprattutto il risultato poco allettante quello che sorprende negativamente. Ci si aspettava veramente molto di più da due personalità come quelle di Lisa e James; inoltre ci è sembrato veramente poco opportuno il connubio con una band per nulla incisiva e potente come quella che è salita sul palco della piazza Unità D’Italia. Alla ventesima edizione hanno inoltre suonato: The Noobs, Coy Connins, Dead Cat In A Bag, Blue Dean Carcione, Billy’s Gang, Bandanera, Little Blue Slim, Bluesindrome, Baba Sissoko, Heavy Wood. Concludendo ci auguriamo vivamente che l’annuncio di Gianluca Di Maggio fatto sul palco della serata conclusiva della kermesse lacustre… “Arrivederci al prossimo anno, FORSE!!!!” sia solo un saluto scaramantico e non una profezia negativa perché passare il mese di Luglio senza i suoni e le emozioni del Trasimeno Blues Festival sarebbe come andare in Mississippi e non visitare Clarksdale……forse!

Simone Bargelli

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