Debutto italiano il 13 settembre scorso nell’ambito del Festival MITO per Omara “Bombino” Moctar, giovane musicista touareg in grande ascesa  anche grazie al recente album “Nomad”, bel disco prodotto da Dan Auerbach. In un Teatro Oscar gremito, (lodevoli i prezzi davvero popolari)  Bombino era accompagnato da tre musicisti (basso, seconda chitarra e batteria) ed ha sin da subito impostato i suoni su un groove possente e reiterato, quasi timido nell’occupare il palco e nei ringraziamenti  in francese alla fine dei brani, almeno fino a quando un africano tra il pubblico non gli ha suggerito il termine in italiano tra l’ilarità degli altri spettatori. La timidezza è solo apparente, non appena  la musica riprende, infatti Bombino ne è totalmente immerso, si muove del tutto rapito dal ritmo della sua chitarra,  canta in modo pacato ma i suoi riff alla chitarra sono sempre centrati, incisivi, non si lascia andare, anche se si intuisce che ne avrebbe le capacità, ad escursioni dimostrative. Brani come “Imuhar” catturano gli ascoltatori  dalle prime note e si ha la sensazione che potrebbero andare avanti a lungo, invitando alle danze con l’incedere trance che sovente la musica touareg porta con sè. Abbondano i pezzi ritmici che conducono il concerto come una cavalcata libera, a briglie sciolte,  i fraseggi spezzati della chitarra di Bombino riportano suggestioni rock, tuttavia al tempo stesso molto impregnato dalla atmosfere del deserto, emblematica in tal senso “Azamane Tiliade” una sorta di combinazione e insieme di superamento dei generi. Molta bella  “Her Tenere” introdotta da un breve arpeggio di chitarra, prima di procedere oltre,   sospinta dagli altri strumenti. Il concerto nel finale si trasforma in una festa con alcuni touareg tra il pubblico a ballare sotto (e qualcuno anche sopra) il palco, Bombino sembra a sua volta sorpreso e divertito e viene richiamato dagli applausi per un lungo bis. Rincasiamo con il groove di Bombino ancora nelle orecchie, augurandoci di  riascoltarlo presto.

 

Matteo Bossi

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